Bari-Reggiana, l’analisi: la passività senza palla e l’incapacità di creare occasioni

L’analisi di Bari-Reggiana

I fugaci ma concreti miglioramenti fatti intravedere a fine 2023, la vittoria contro la Ternana e il buon primo tempo contro l’Ascoli avevano generato nuove aspettative sul girone di ritorno del Bari, che i biancorossi hanno prontamente disatteso sciogliendosi dinanzi alla Reggiana. Spesso, nell’arco di questa stagione, abbiamo commentato prestazioni scialbe della squadra prima di Mignani e poi di Marino, ma mai come sabato pomeriggio il Bari ha fornito una versione di sé così inquietante. La Reggiana ha inclinato il match a proprio favore sin dai primi minuti, sfruttando la propria organizzazione per sovrastare un Bari macchinoso con la palla e inconsistente senza. Dopo un paio di settimane passata a vaneggiare sui playoff, con la sconfitta subita il Bari è costretto a guardarsi alle spalle con la zona playout che incombe.

Archiviata la partita é il momento dell’analisi, e per farlo torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui vivisezioniamo il match di giornata evidenziandone i temi chiave. Per Bari-Reggiana abbiamo deciso di accorpare in due macro-temi – le difficoltà in fase di non possesso e l’inefficienza offensive – tutti i problemi riscontrati dai biancorossi.

Matino Bari
Copyright: SSC Bari

La sinossi della gara

Bari-Reggiana è stata l’ennesima partita triste e deprimente di questa stagione biancorossa, un’altra pagina al contempo buia e vuota di un’annata cupa.

Ciò che preoccupa ancor di più è che i ragazzi di Marino erano reduci da due partite nelle quali su 180 minuti, quantomeno 130 erano stati più che positivi, mettendo in mostra il Bari forse migliore della stagione; questo passo del gambero è perciò ancor più incomprensibile.

Dando un’occhiata alla formazione si viene ancor meno a capo del black-out biancorosso. Il Bari si schierava con un 4-3-3 ormai soluzione fissa, sia nei princìpi che negli uomini; Matino sostituisce capitan Di Cesare già da alcune settimane, per il resto la squadra è pressoché la medesima. In particolare, il centrocampo ruotava attorno alla ritrovata centralità di Benali, accanto a cui Edjouma e Maita giravano benissimo; unica modifica si trovava nella presenza di Puscas dal 1′ come centravanti in luogo di Nasti.

Puscas Bari
Copyright: SSC Bari

Pronti-via il Bari sembra anche non demeritare. Nei primissimi minuti i biancorossi stanno alti, mantengono le distanze e fanno girare palla. Puscas scende più volte a fluidificare l’azione, Kallon si muove alla ricerca del pallone e Sibilli è al centro del meccanismo, con un cambio campo illuminante che lascia presagire una sua solita partita da faro offensivo.

In pochissimi minuti, le premesse positive del Bari si spengono: la Reggiana ci mette pochissimo a prendere coraggio e possesso della sfera. Il centrocampo granata, che conta di 4 uomini più i 2 trequarti, allunga continuamente la lenta e farraginosa mediana pugliese, che si sposta con ritmi brontosaurici e si fa trovare spesso scoperta sul lato debole.

La rete del vantaggio arriva da una situazione di allungamento orizzontale: Pieragnolo viene trovato in isolamento a sinistra, fa fuori Dorval e mette in mezzo per Fiamozzi. La classica azione da quinto a quinto, in salsa gasperiniana: difesa e centrocampo del Bari collassano, Edjouma e Ricci fanno una diagonale troppo profonda e l’ex di turno trafigge Brenno.

In fase di possesso e proposizione il Bari è arido e prevedibile. Sibilli viene ingabbiato sulla destra dal trio Sampirisi-Fiamozzi-Crngoj, Edjouma non gli viene in supporto con puntualità e Puscas è pachidermico, in ritardo di condizione e ancora non inserito negli schemi.

A contribuire al disastro offensivo ci si mette anche un Maita che, dopo una serie di 6-7 partite da “vero Maita”, torna a regredire e perdere punti, facendo vedere una delle sue versioni peggiori. A creare scompiglio ci prova solo Kallon, che è molto volenteroso, ma impreciso e dunque poco fruttuoso.

Maita
Copyright: SSC Bari

Le difficoltà del Bari in fase di non possesso

Dopo una fase di studio che si è protratta per il primo quarto d’ora, la Reggiana ha preso le redini del match servendosi degli strumenti tattici su cui da inizio anno Nesta lavora costantemente.

La Reggiana sviluppa il gioco a ritmi blandi, ma lo fa in modo organizzato e codificato, partendo dai tre centrali per arrivare alle punte appoggiandosi sul leader tecnico della squadra Alessandro Bianco. Il centrocampista di proprietà della Fiorentina ha tiranneggiato in mezzo al campo, schermando con puntualità i rifornimenti verso Puscas e sfuggendo alla marcatura degli avversari per mettersi in luce e avviare l’azione. Con lui in possesso la manovra progredisce a velocità più sostenuta perché ha sempre la capacità di individuare la linea di passaggio migliore da tracciare.

Oltre a garantire troppa libertà al cervello della squadra avversaria, il Bari ha faticato a leggere la posizione dei due trequartisti scelti da Nesta – Antiste e Melegoni – che la Reggiana sfruttava per risalire il campo. Posizionati nei due mezzi spazi, sia Antiste che Melegoni hanno goduto della massima libertà, e solo a causa di alcune imprecisioni tecniche non hanno generato potenziali pericoli.

Nel complesso, la passività con cui il Bari ha approcciato la fase di non possesso e l’incapacità di modellare il proprio atteggiamento in base alle caratteristiche dell’avversario fa riflettere sulla superficialità con cui è stata preparata la gara o, ancora peggio, sull’incapacità dello staff tecnico di penetrare nella mente dei calciatori.

Sibilli
Copyright: SSC Bari
By Giovanni Fasano

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