Marino e la gestione delle risorse: un disastro!

L'editoriale del direttore

Si può perdere, certo. Ma la macchia inferta da una Reggiana arrivata a Bari alla spicciolata e padrona del campo per novanta minuti è troppo densa da lavare con la tipica pazienza barese. Un disastro su tutta la linea, coronato dalla contestazione dei gruppi organizzati che hanno atteso al di fuori della porta 8 società, squadra e Marino, con Polito unico portavoce nel lenire le richieste di «sangue e sudore» degli ultras.

Ad assistere al conciliabolo c’era proprio Marino, sicuramente l’artefice del Caporetto con la squadra di Nesta. L’ex difensore di Milan e Lazio ha imbrigliato tatticamente il suo più esperto collega, con i suoi che facevano il bello e il cattivo tempo, frutto di una passività del Bari inspiegabile. Per lo meno la guida tecnica siciliana ha ammesso la giornataccia, parlando di «prestazione inspiegabile» e di una «partita scadente» a seguito del periodo di crescita che aveva accompagnato la squadra dalla serata di La Spezia, quando il Bari perse per un’ingenuità (non la prima) di un suo singolo.

C’è però una netta differenza da quel Bari a quello di oggi, che urge a doverose riflessioni sull’operato di Marino, mai del tutto saldo sulla panchina biancorossa, seppur goda della stima e fiducia (illimitata?) del suo figlioccio Ciro Polito.

Marino
Copyright: SSC Bari

Marino e la gestione delle risorse nel 2023

Il Bari che ha chiuso il 2023 col boccone amaro del gol di Esposito a Genova era modesto in termini di uomini e scelte tecniche. In tanti erano (e sono ancora) sull’uscio, altri palesemente fuori forma, altri ancora infortunati o squalificati. Insomma, Marino ha dovuto lavorare con un materiale umano esiguo (eufemismo) e ne ha cavato fuori il minimo (!) per potersi guadagnare la fiducia nel 2024.

Certamente un attenuante, ma anche l’allenatore ex Crotone e Spal in quei mesi ci ha messo del suo. Analizziamo settimanalmente le partite del Bari e a memoria le scelte di Marino hanno sempre lasciato a che pensare. In Lecco-Bari, ad esempio, Marino non riuscì a invertire un torpore generale se non per un matematico cambio Nasti-Diaw, di fatto prolungando lo stallo dei suoi fino al gol di Buso, e conseguente ingresso in campo (6 minuti dopo) di Aramu e Achik.

In Feralpisalò-Bari, altra figuraccia di Brenno e soci, le mosse enigmatiche di Marino (con uno spento Maita e non Benali per Acampora) diedero il là alla rimonta dei locali, capaci di fare 3 gol in venti minuti. Anche la stessa gara di Genova fece molto discutere, con Marino che concluse la gara con Dorval ad affiancare Menez e Sibilli in avanti e soprattutto Bellomo per lo stesso calciatore ex Pisa prima del gol beffa di Esposito.

Marino Bari
Copyright: SSC Bari

I disastri del 2024

Dal 2024, però, la musica è cambiata in termini di scelte e risorse. Ad eccezione della gara con la Ternana dove tutto è filato per il verso giusto, da Ascoli Menez è tornato a pieno regime (seppur in una forma fisica ancora lontana dall’accetabile), ci sono poi un Kallon, un Puscas e un Lulic in più nel motore, definiti primi obiettivi. Con così tanta scelta, però, ancora una volta le mosse tecniche a partita in corso sono state molto discutibili (nuovo eufemismo).

Nel mirino quel doppio cambio a l’ora di gioco della trasferta di Ascoli, con Marino che ha inserito Pucino e Puscas per Kallon e Nasti. Al netto di tutti i numeri sciorinati in questi giorni dalla guida tecnica, resta un mistero lo slittamento di Dorval sulla linea degli attaccanti quando in panchina figuravano elementi di ruolo come Menez, Achik e Morachioli. Se è difficilmente comprensibile anche quale fosse l’esigenza di togliere Nasti, autore di una tra le migliori gare in stagione, non ha spiegazione l’attesa di inserire Lulic (solo al 77esimo), quando l’inerzia della gara suggeriva da tempo la necessità di irrobustire la mediana e inserire uomini in grado di gestire il pallone con lucidità, con Edjouma un pesce fuor d’acqua nella ripresa. E il contentino a Menez, in campo per 6 minuti e visibilmente contrariato, è un altro indizio.

Ieri, invece, se la scelta di Puscas dall’inizio era dettata dalle linee di febbre accusate da Nasti alla vigilia, hanno nuovamente fatto parecchio discutere le mosse a gara in corso. Nasti e Menez al 64′ è un doppio cambio fin troppo tardivo, con l’attaccante ex Genoa fuori partita fin dal primo tempo. Edjouma, che si è perso Fiamozzi autore del gol del vantaggio, è rimasto in campo per ben 80 minuti, con Achik subentrato quando i ritmi del Bari erano già bassissimi. Anche a centrocampo, reparto ieri in netta sofferenza e in balia dell’ex obiettivo biancorosso Bianco e Cernigoj, tutto è rimasto stagneo e monocorde dal primo all’ultimo secondo. Da capire, a tal proposito, il senso di mettere Lulic al 91′ e soprattutto far scaldare Acampora. La mossa Kallon mezzala poi ci lascia di stucco.

Marino, che ha sì dimostrato di praticare un calcio propositivo, pare dunque palesare dei grandi limiti nella gestione delle partite. Spesso le gare si vincono con i cambi, ma spesso si perdono con i cambi. Poi nell’era delle 5 sostituzioni (ipotizziamo Marino sia a conoscenza che la regola sia cambiata) l’apporto della panchina è assolutamente determinante.

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By Claudio Mele

Ho un assegno di ricerca in matematica, sono anche un insegnante di matematica e fisica. Nel tempo libero faccio il giornalista (con scarsi risultati)

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