Feralpisalò-Bari, l’analisi: i primi 50 minuti, le mosse di Marino e la coesistenza Nasti-Diaw

L'analisi di Feralpisalò-Bari

Un pareggio rocambolesco contro la Feralpisalò consegna al Bari il nono pareggio su 13 giornate di campionato disputate. Se fino a sabato pomeriggio consideravamo il percorso intrapreso dalla squadra con Marino come virtuoso e apparentemente positivo, questo brusco stop rigetta nello sconforto un ambiente appassionato ma sempre più sconsolato. Ovviamente a rendere negativa la giornata non è il pareggio in sé, ma le modalità con cui è arrivato. Facendo un breve recap, il Bari ha raggiunto il doppio vantaggio al 50esimo minuto dopo aver amministrato senza alcun patema la prima frazione, per poi capitolare nei successivi 23 minuti. Nel finale ci ha pensato il neo entrato Achik a riequilibrare il match e porre fine alle ostilità.

Per cercare di comprendere ciò che è accaduto al Garilli di Piacenza torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui analizziamo il match di giornata evidenziandone le chiavi di volta. Per la gara di sabato pomeriggio ci siamo concentrati sui 50 minuti precedenti al caos, sui cambi enigmatici di Marino e sui faticosi tentativi di coesistenza tra Nasti e Diaw.

Achik Esultanza Bari
Copyright: SSC Bari

Il Bari dei primi 50 minuti

Nelle prime fasi il match ha seguito un canovaccio piuttosto prevedibile, con il Bari in proiezione offensiva alla ricerca del varco giusto e la Feralpisalò arroccata nella propria metà campo. L’equilibrio si è spezzato subito, quando il Bari ha trovato il vantaggio grazie ad una bella combinazione sull’asse Koutsoupias-Nasti. Oltre al gran gol dell’attaccante in prestito dal Milan, va sottolineata la quantità di uomini con cui il Bari ha invaso l’area avversaria, una particolarità che si è ripetuta con continuità nell’arco del match.

Già contro l’Ascoli avevamo notato come la squadra avesse ben recepito questa indicazione di Marino, ma contro la Feralpisalò gli effetti sono stati ancor più tangibili. L’equazione è semplice: quando uno dei due quinti riceve palla, l’altro esterno e una delle due mezzeali devono affiancare le punte nella copertura dell’area di rigore. In tante occasioni il Bari ha creato i presupposti per far male attraverso queste situazioni, ma la mancanza di precisione in rifinitura ha nuovamente condizionato l’esito delle tante potenziali palle gol.

Dorval
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Nel primo tempo non ci sono state avvisaglie dei successivi cali di concentrazione che hanno indirizzato la gara, anche perché la Feralpisalò ha fatto molto poco per sollecitare la tenuta difensiva dei biancorossi. Anche in fase di possesso il Bari ha fornito una buona prova, con Acampora sempre più a suo agio nel ruolo di regista e Sibilli puntuale e preciso nell’aiutarlo a fluidificare la manovra. Entrambi hanno messo in mostra tutte le proprie abilità balistiche, specie sul lungo, per attivare in corsa gli esterni e metterli nelle condizioni ideali per ingaggiare duelli in zone avanzate del campo. Ricci, seppur peccando nell’ultimo passaggio, si è fatto preferire a Dorval per intraprendenza ed efficienza nei faccia a faccia con il diretto marcatore, tanto che ha concluso la sua gara con 3 dribbling completati su 4 tentati.

Questa fase di ordinaria amministrazione si è protratta senza particolari sussulti fino al calcio d’inizio successivo al gol di Sibilli, quando un paio di scalate fatte in ritardo e un contrasto perso da Acampora hanno spalancato le porte dell’area di rigore a Zennaro, il cui cross sbilenco ha incocciato la gamba di Di Cesare. Un evento in cui la sfortuna è predominante, ma che è generato da un calo di tensione rivelatosi fatale.

Le mosse enigmatiche di Marino

All’autogol di Di Cesare ha fatto seguito una mossa controversa da parte di Marino, che ha tolto dal campo Acampora (visibilmente stordito dopo una pallonata subita da Vicari) per Maita, modificando le caratteristiche del centrocampo. Dato che il momento richiedeva la presenza di un calciatore in grado di gestire il pallone, modulare i ritmi e mandare a vuoto la pressione della Feralpisalò, forse sarebbe stato più adatto l’altro potenziale regista, ossia Benali.

Marino ha nuovamente ritoccato lo schieramento iniziale 5 minuti dopo il gol del 3-2, inserendo contemporaneamente Achik e Aramu al posto di Pucino e Koutsoupias per passare ad un iper offensivo 4-2-4, con Sibilli al fianco di Maita in mediana. Il gol immediato ha ripagato la scelta del mister, ma nei successivi 8 minuti il Bari è andato più volte vicino a subire nuovamente il gol dello svantaggio. Il motivo è facilmente intuibile: con il solo Maita a basculare in mezzo al campo, la Feralpisalò aveva praterie da attaccare in transizione. La scelta di inserire Bellomo per infoltire la mediana è stata giusta, ma evidentemente tardiva.

Maita Allenamento
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La difficile convivenza tra Nasti e Diaw

Quarta uscita con Pasquale Marino in panchina che corrisponde alla terza partita consecutiva con il doppio centravanti, dopo un timido approccio al tridente contro il Modena, che però non aveva portato i risultati sperati. Dalla partita contro il Brescia, il tecnico siciliano si è rifugiato nella coppia composta da Diaw e Nasti, a ragione visti i risultati, ma l’intesa tra i due risulta ancora troppo farraginosa.

L’intento di Marino sembra ad ora quello di suddividere i compiti delle sue due punte per fasce piuttosto che per altezze diverse: ne deriva così la tendenza di Nasti a far progredire l’azione sul centrodestra e quella di Diaw ad allungare la squadra con i suoi scatti sul centrosinistra. Nella partita di Piacenza solo in alcune occasioni, soprattutto quando calcia lungo, il Bari ha provato a dislocare i suoi due attaccanti su due linee verticali diverse. Mentre Diaw scendeva a supportare l’azione, Nasti cercava di tenere occupati i difensori e provare di scattare alle loro spalle, per quanto difficile fosse sorprendere da solo addirittura tre difensori centrali. Meccanismi simili a quanto si era visto nelle primissime battute della stagione, contro il Palermo, quando i due condivisero per pochissimo il campo.

Tra Nasti e Diaw, tuttavia, c’è poco dialogo: anche in occasione del primo gol, arrivato grazie a un buon movimento di Diaw a schiacciare la difesa a cui fa rimorchio Nasti, sembra quasi che i due vadano vicini a scontrarsi. Ad oggi questo binomio è il più classico caso di calciatori con caratteristiche simili che si pestano i piedi: nel cercare il sostituto di Cheddira (dunque, quel calciatore che attaccasse bene gli spazi e facesse un lavoro di pressing e fatica) Polito sembra quasi aver dimenticato il sostituto di Antenucci, ossia quella seconda punta che desse alla squadra pazienza, qualità tecnica e movimenti giusti a compensare. Vero anche che questo è esattamente il profilo di Jeremy Menez, sfortunatamente perso a lungo lo scorso agosto; potrebbe, invece, essere quello di Mattia Aramu, se solo tornasse ad essere il calciatore conosciuto a Venezia (e a Genova, seppur in tono minore).

La coppia Nasti-Diaw è totalmente bocciata, dunque? Non proprio: una loro convivenza sarebbe possibile solo ad una condizione, ossia che Marino li istruisca a movimenti ad elastico imprevedibili, simili a quelli che spesso ha proposto Antonio Conte con le proprie coppie di attaccanti in carriera.

Nasti
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By Giovanni Fasano

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