Dopo il deludente pareggio casalingo contro il Modena nella sua gara d’esordio da allenatore del Bari, Pasquale Marino durante la trasferta di Brescia ha proposto un Bari diverso, contravvenendo dopo poche settimane di lavoro alle prime indicazioni date. Il 4-3-3 che in molti avevano predetto come modulo di riferimento per il nuovo Bari è durato appena 90 minuti, sostituto dal 4-4-2 asimmetrico poi diventato 3-5-2 visto al Rigamonti.
La partita contro il Modena aveva evidenziato come Sibilli e soprattutto Aramu non fossero adatti ad interpretare il ruolo di ala pura nello schieramento di Marino, ed in settimana il mister aveva sperimentato soluzioni alternative. Una di queste prevedeva l’utilizzo di Dorval come esterno di centrocampo, liberando così lo slot di terzino destro per il rientrante Pucino, l’uomo chiave per la transizione verso la difesa a 3.
Un nuovo Bari
Il 4-4-2 sui generis proposto a Brescia non ha dato i frutti sperati, sia per il sorprendente schieramento del Brescia (passato alla difesa a 4 dopo una defezione nel riscaldamento) che per le scelte troppo cervellotiche di Marino. L’utilizzo degli esterni di centrocampo, in questo senso, è stato emblematico: Dorval, impiegato a destra, doveva dividersi tra il ruolo di esterno puro in fase offensivo e quello di mezzala in fase di non possesso, per ristabilire la parità numerica in mezzo al campo; a Sibilli, nominalmente schierato esterno sinistro, era invece concesso di svariare su tutto il fronte offensivo per creare caos nella trequarti avversaria. Le fisiologiche difficoltà di Dorval nell’adattarsi ad un ruolo totalmente inedito per lui, assieme ad un globale disorientamento del resto della squadra, hanno convinto Marino a passare ad una disposizione più lineare.
Con il 3-5-2 proposto da metà primo tempo in poi, il Bari ha migliorato e non di poco la propria fase di non possesso, anestetizzando gli attacchi sempre meno frequenti del Brescia. In parte anche la fase di possesso ha giovato da questa rivoluzione tattica, specialmente nella costruzione dell’azione.
Dalle indicazioni che arrivano dall’antistadio è probabile che Marino confermi questo schieramento anche per la gara di sabato contro l’Ascoli e in virtù di ciò, andiamo ad analizzare come il nuovo sistema possa adattarsi alle caratteristiche della rosa del Bari.
Il rientro di Pucino e le chance di Zuzek e Matino
Partiamo dalla difesa: contro il Brescia si è visto quello che probabilmente sarà il terzetto di riferimento, con Di Cesare perno centrale e Vicari e Pucino rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra. L’ex terzino dell’Ascoli è sembrato a proprio agio nel ruolo di terzo centrale, sgravato da compiti offensivi ormai non più nelle sue corde e sollecitato nella fase di costruzione dell’azione, dove è per distacco il difensore più affidabile nella rosa del Bari. La precisione nel gioco lungo di Pucino può essere un’arma interessante per il Bari, sia per velocizzare l’azione e andare sulle punte che per cambiare fronte e pescare l’esterno sulla fascia opposta.
Di Cesare e Vicari, invece, hanno un’esperienza tale da poter interpretare qualsiasi mansione, compresa quella di essere aggressivi sull’uomo di riferimento anche diversi metri oltre l’area di rigore. Vicari a lungo termine potrebbe essere quello più svantaggiato, perché quando impiegato a in una difesa a 3 ha fatto sempre il centrale (anche con lo stesso Marino a Ferrara), per mascherare i suoi limiti nella mobilità laterale.
Alle spalle dei tre titolari riprendono quota sia Zuzek che Matino, entrambi mai considerati completamente affidabili per giocare a 4 ma potenzialmente adatti ad uno schieramento a 3. Zuzek è un marcatore aggressivo, con un buon tempismo negli interventi e anche una discreta velocità di punta. Al contrario non è affidabile nella difesa dell’area di rigore, dove spesso è vittima di cali di concentrazione. L’insieme di queste caratteristiche lo rendono ideale per il ruolo di laterale in una difesa a 3.
Matino lo conosciamo meno, ma in carriera ha quasi sempre giocato a 3, quindi è ipotizzabile che per lui sarà più semplice introiettare i dettami di uno schieramento già conosciuto e prendere confidenza con la categoria. In virtù dell’assenza per squalifica di Di Cesare e quella probabile di Vicari per un problema muscolare all’adduttore, sia Zuzek che Matino sono stati provati con Pucino nel 3-5-2 sperimentato durante l’allenamento odierno.
Poche soluzioni sulle fasce e certezze a centrocampo nel Bari
Sulle fasce pochi dubbi al momento: Dorval, Ricci e Frabotta, per caratteristiche terzini puri, si contenderanno le due maglie, con il primo ampiamente favorito sulla destra e gli altri due a battagliare per un posto sulla sinistra. Dorval ha l’esuberanza atletica e il coraggio negli uno contro uno per adattarsi anche a questo ruolo, nonostante debba affinare la tecnica nei cross; mentre Ricci e Frabotta dovranno andare oltre i propri limiti per garantire un apporto qualitativo alla manovra. L’ex Parma ha ben figurato con un bel cross di destro per il gol di Vicari, e nel complesso è parso brillante e pimpante, mentre Frabotta non ha dato segni di vita, soprattutto sul piano atletico.
Un’alternativa esotica potrebbe essere rappresentata da Achik, che nel suo peregrinare per il campo a Cerignola ha fatto anche il quinto di centrocampo. Ovviamente la sua interpretazione del ruolo sarebbe diversa, probabilmente spendibile a gara in corso più che dal primo minuto, ma in un reparto che conta pochissime soluzioni è un’ipotesi da non scartare.
A centrocampo i discorsi restano immutati rispetto ai precedenti sistemi di gioco. Nel ruolo di vertice basso l’erede designato di Maiello sembra essere Gennaro Acampora, più per l’impatto fisico che garantisce in quella zona di campo che per l’abilità nella gestione del pallone. Al suo fianco l’insostituibile è Ilias Koutsoupias, troppo importante per il motore di cui dispone e per la capacità di muoversi in verticale senza palla.
Sulla sinistra l’indiziato numero uno è Giuseppe Sibilli, che nel pezzo di presentazione successivo al suo arrivo avevamo ipotizzato come mezzala in uno schieramento che compensasse il suo impiego a centrocampo. Con 3 difensori alle spalle e un terzino adattato a quinto alla sua sinistra, Sibilli potrà essere il centrocampista di squilibrio di questo Bari, meno ancorato alla posizione rispetto al pari ruolo sulla destra e più libero di seguire i propri istinti.
Alle loro spalle la consueta bagarre: Maita, Bellomo, Benali e l’enigmatico Edjouma sono tutti, chi più e chi meno, in corsa per i tre posti, ma partono nettamente alle spalle dei tre sopracitati. I più accreditati per ritagliarsi uno spazio considerevole nelle rotazioni sono Benali e Maita: il primo come alternativa di Acampora e il secondo come ricambio più conservativo rispetto alle due mezzali titolari.
Diaw, Nasti e… ?
In attacco l’impressione è che anche Marino voglia puntare sulla coppia Nasti-Diaw, una decisione che genera ulteriori interrogativi sulla scelta di non investire su una terza punta di ruolo nel mercato estivo. Alle loro spalle apparentemente c’è il vuoto, ma è probabile che Marino proverà Aramu nel ruolo di seconda punta, nel disperato tentativo di ritagliargli un ruolo consono alle sue caratteristiche. La capacità di Aramu di galleggiare sulla trequarti e lavorare discretamente spalle alla porta potrebbero facilitare questo esperimento, ma l’ex Genoa parte comunque alle spalle di Nasti in un ballottaggio che al momento sembra solo teorico.
A Brescia a sostituire Nasti è stato Gregorio Morachioli, ma l’ex Cesena non sembra ancora abbastanza maturo per potersi emancipare dalla sua comfort zone e abbracciare un nuovo ruolo. Anche Mignani lo aveva pungolato su questo aspetto, sottolineando quanto fosse importante per un attaccante ampliare il proprio raggio d’azione, ma Morachioli sembra ancora distante dal poter diventare anche una seconda punta. L’impressione è che gli manchi la rapidità di pensiero per giocare in spazi più congestionati e ridurre il tempo della giocata. Il suo calcio è ancora troppo meccanico, sia nei movimenti che nella comprensione del gioco. Per mancanza di alternative probabilmente riuscirà a ritagliarsi un minutaggio consistente, ma del reparto offensivo è senza dubbio il calciatore che verrà maggiormente depotenziato da questo cambio tattico.
Discorso diverso per Ismail Achik, che parte indietro nelle gerarchie perché nel pieno di un processo di ambientamento, ma che per esperienza accumulata potrà disimpegnarsi anche nel ruolo di seconda punta. Con Morachioli condivide la rapidità sui primi passi, ma rispetto al compagno ha doti realizzative migliori, figlie di una tecnica di tiro eccellente ma anche di una buona capacità di muoversi senza palla.
Come abbiamo ribadito diverse volte, la profondità di soluzioni a disposizione consente e consentirà a Marino di varare molteplici soluzioni, compreso il 3-5-2. La differenza la faranno le direttive impartite dallo staff tecnico e l’interpretazione dei giocatori, che dovranno migliorare una fase difensiva fino ad oggi troppo passiva e una offensiva legata più alle iniziative individuali che ad un gioco organico e corale.