Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: nonostante l’avvicendamento in panchina, il Bari continua ad inanellare pareggi. Con quello rimediato contro il Modena siamo a tre di fila e otto nelle prime dieci partite di campionato. Numeri impareggiabili, per usare un gioco di parole.
Per analizzare la gara e l’esordio di Pasquale Marino sulla panchina del Bari, torna Il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui analizziamo il match di giornata in tutte le sue sfaccettature. Partita sulla carta di svolta dal punto di vista tattico per il Bari: sono tanti, dunque, gli argomenti d’interesse, ma rappresentano l’inizio di un discorso per ora solo abbozzato.
Il nuovo Bari
Con Pasquale Marino, la decisione (annunciata) è quella di passare al 4-3-3. Se per retroguardia e mediana cambia sostanzialmente poco, per lo strato offensivo i discorsi si cristallizzano: a destra Aramu è il titolare designato con Achik sua riserva, a sinistra rispettivamente Sibilli e Morachioli ricalcano detta gerarchia.
Solo al centro dell’attacco c’è un ballottaggio più accentuato; contro gli emiliani è tuttavia Davide Diaw a prendersi la maglia da titolare, vuoi per un discorso di status e di investimento operato nei suoi confronti, vuoi per le ultime settimane difficili vissute da Marco Nasti.
Il Bari parte a marce basse e baricentro prudente: l’intensità promessa da Marino è solo una velleità , raramente si vede il Bari alzare i giri del motore. Anche nei suoi spunti migliori, nella partita contro il Modena il Bari ha prosperato nel jazz: i pochi recuperi alti sono stati tecnicamente perfetti ma maggiormente frutto di sradicamenti intelligenti, le azioni con scambi di palla veloci grazie alle quali i biancorossi hanno ben risalito il campo sono state fatte senza ribaltamenti di fronte repentini, tanto che poi bisognava procedere al cambio di campo per finalizzare la superiorità creata.
I cambi fronte sono stati l’arma più utilizzata dagli uomini di Pasquale Marino, che però forse non ha considerato a dovere le caratteristiche dei suoi “esterni”: Aramu e Sibilli sono calciatori che vogliono palla sui piedi, nonché avere tanti palloni da toccare durante la gara.
Se il napoletano può vantare dalla sua su alcuni strappi palla al piede notevoli (tra cui quello che porta al gol) e un buon cambio di passo, Aramu difficilmente sa rendersi pericoloso in isolamento; se a questo si aggiunge una condizione psicofisica al momento precaria dell’ex Venezia, ecco che il suo inserimento risulta ancora una volta forzato. E il cambio all’intervallo, oltre alle parole del tecnico nel post-partita, avvalorano questa tesi.
Il Bari senza Maiello
Altra chiave tattica del match è l’infortunio (grave) occorso a Raffaele Maiello a metà della prima frazione. Al di là degli spaventosi riflessi carismatici – ma anche tecnico-tattici – che peseranno nel prosieguo della stagione, è doveroso analizzare la reazione di Marino a partita in corso.
Il coach di Marsala, sprovvisto dell’altro regista della squadra, l’assente Benali (su cui bisognerebbe iniziare a porre una questione di legittimità sulla sua funzione di regista, ma non in questa sede) si è affidato all’arretramento di Acampora, inserendo Bellomo nel ruolo di mezzala sinistra. L’adattamento è andato bene a metà : è evidente come Acampora non abbia l’intelligenza e semplicemente lo scanning per ricoprire quella posizione, non riuscendo per altro nemmeno a difendere all’indietro. Da questa difficoltà nasce la punizione diretta dalla quale Manconi pareggia i conti, per dire.
Le mosse a gara in corso di Marino
Certificata la situazione difficile di Aramu, Marino l’ha messo nel cassetto a fine primo tempo per far spazio a Morachioli. La risposta del dribblomane ligure è stata piuttosto tiepida: se Sibilli e Aramu stanno troppo nei corridoi centrali, Morachioli compensa pestando troppo i piedi alla linea laterale (tic che però sembrava aver corretto nella primissima fase di campionato). Il gol mangiato, benché significhi alla prova dei fatti 2 punti in meno, restituisce l’immagine di un ragazzo che dal punto di vista dell’atteggiamento è coinvolto, ma che andrebbe semplicemente sgrezzato.
Ottenuto il vantaggio al 72′, la scelta di Marino è stata quella di sostituire Sibilli per un ritrovato Pucino. Una logica tanto semplice quanto suicida: dentro un altro terzino (Pucino, appunto) per far alzare appunto il precedente terzino da esterno alto (Dorval largo a destra). Una soluzione che favorisce la passività : non fa eccezione l’ultimo quarto di gara contro i canarini.
Infine: cosa serve per vedere Achik più dei due minuti canonici concessi? In poco meno di 90 secondi ha dimostrato carattere, voglia e anche una fisiologica ansia di incidere. Quella che servirebbe ad alcuni giocatori che probabilmente l’hanno smarrita sulla via.