Bari-Como, l’analisi: la produzione offensiva, i cali di tensione e il fattore Diaw

L'analisi di Bari-Como

Con il pareggio maturato nel match casalingo contro il Como, si allunga a sei la striscia di partite senza vittoria per il Bari di Michele Mignani. Contro i lariani non sono bastati né il primo gol in biancorosso di Davide Diaw e neanche il vantaggio della superiorità numerica avuto per un tempo intero ad evitare l’ennesimo pareggio stagionale, il sesto in otto partite di campionato.

Per analizzare la gara torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui individuiamo le chiavi di volta di ogni match dei biancorossi. In occasione di Bari-Como abbiamo approfondito le difficoltà dell’undici biancorosso nel produrre occasioni da gol, i cali di tensione che ormai si susseguono ciclicamente e l’impatto avuto da Davide Diaw, l’unica nota lieta di un pomeriggio amaro. A cura di Gianluca Losito e Giovanni Fasano.

I problemi nel produrre occasioni da gol

7 gol in 8 partite: un dato impietoso che certifica le difficoltà di una fase offensiva che stenta a decollare. Nelle prime settimane l’alibi dato a Mignani era la mancanza di uomini con cui lavorare, a cui poi ha fatto seguito l’infortunio di Davide Diaw, l’attaccante su cui mister e società puntavano gran parte delle proprie fiches. Poi era lecito concedere del tempo a mister e squadra per conoscersi e lavorare, ma adesso, con il riproporsi dei problemi che si protraggono da metà agosto, l’ipotesi che questa sia una rosa non conforme alle idee dell’allenatore inizia a prendere corpo.

Nella gara di domenica si è visto un Bari più fluido e sicuro nella costruzione dell’azione, facilitato anche dall’atteggiamento del Como, che senza palla non si sbottonava troppo e prediligeva un atteggiamento più conservativo. I problemi son però venuti a galla quando si arrivava nell’ultimo terzo di campo. Nonostante Mignani abbia dichiarato di volere Sibilli e soprattutto Aramu vicino alla porta, la difficoltà a smarcarsi tra le linee e ricevere palloni portava entrambi i fantasisti a decentrarsi e svuotare la trequarti, popolata dal solo Nasti e da qualche incursione del sempre energico Koutsoupias.

Non è un caso che, nonostante la folta batteria di esterni e seconde punte, la prima soluzione per Mignani sia sempre lo schieramento a due punte. Lo abbiamo visto nella gara d’ esordio contro il Palermo, così come in uno spezzone contro il Catanzaro e nel secondo tempo del match di domenica. Il motivo è chiaro: Mignani, come dimostrato ampiamente in carriera, preferisce lavorare sulle combinazioni di due attaccanti in grado di dividersi i compiti offensivi, piuttosto che su un tridente composto da due anarchici, difficilmente incasellabili, e da un attaccante a fare da boa.

Nasti
Copyright: SSC Bari

L’importanza di Davide Diaw nel Bari

In un pomeriggio difficile, Davide Diaw ha trovato la sua prima gioia in biancorosso. Il gol non ha portato ai tre punti sperati, ma potrebbe rappresentare uno spartiacque importante sia per il ragazzo che per il Bari.

Sin dai primi minuti della gara d’esordio contro il Palermo, Diaw aveva evidenziato caratteristiche fondamentali per lo stile di gioco del Bari: velocità, tempismo nell’attacco della profondità e fisicità da far pesare nei duelli individuali con i difensori. Mignani lo ha sempre indicato come l’erede di Walid Cheddira e, nonostante un chilometraggio differente e una parabola di carriera differente, i due condividono diverse qualità.

Oltre ad essere perfettamente integrabile nelle idee di Mignani, Diaw è l’unico giocatore nella rosa del Bari con alle spalle un curriculum realizzativo di rilievo. Guardando al resto del reparto offensivo, Nasti è un ragazzo di belle speranze dal quale non si può pretendere nulla di più rispetto a ciò che sta dando, Sibilli non è mai andato oltre i 5 gol stagionali, Aramu difficilmente tornerà sui numeri di Venezia e Morachioli e Achik, per motivi diversi, non possono garantire un grande apporto realizzativo. In questo scenario, la presenza di Davide Diaw diventa imprescindibile.

Diaw
Copyright: SSC Bari

Una difesa, non più, “de ferro”

Se l’attacco piange, la difesa non ride. Il muro difensivo opposto a Palermo e Cremonese nelle prime giornate è andato via via sgretolandosi, privando il Bari dell’unica (presunta) certezza maturata nelle prime settimane.

Oltre ai numeri, a preoccupare è il trend inaugurato contro il Catanzaro e confermato nella gara di domenica di subire gol pochi minuti dopo aver trovato il vantaggio. Nella sfida contro il Catanzaro fu la conseguenza di una costante pressione portata dagli uomini di Vivarini per tutta la prima frazione e solo intervallata dal gol di Koutsoupias; mentre contro il Como l’evoluzione del match è stata ancor più preoccupante, perchè il gol è arrivato contro una squadra in 10 a cui lo svantaggio subito avrebbe dovuto tagliare le gambe.

Nel complesso, la partita contro il Como restituisce l’immagine di un Bari troppo passivo in fase di non possesso, aggrappato ai prodigi individuali dalla coppia Vicari-Di Cesare, che però, come dimostrato dalla disattenzione corale sul gol di Bellemo, non possono garantire un rendimento immacolato. I problemi sono molteplici: l’assenza, per volontà o mancanza di uomini adatti, di una fase di pressing efficace, lo scarso filtro del centrocampo, che ieri ha patito la brillantezza di Chajia e Da Cunha, e, per finire, i limiti manifestati in questo momento da Brenno, apparso spesso indeciso sulle uscite alte.

Brenno
Copyright: SSC Bari
By Giovanni Fasano

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