In uno dei più classici blitz estivi del ds Polito, arriverà a Bari il talento infinito di Jérémy Menez, dopo tre anni passati in riva allo Stretto, come raccontato nella giornata di ieri. Il direttore partenopeo ha chiuso sulla base di un annuale con opzione di rinnovo in caso di A. Una scommessa congiunta, per l’ultimo grande numero del mago francese: riportare in massima serie il Galletto.
Le origini di Menez
Tutti conoscono Jérémy per gli anni trascorsi tra Roma e Milan, o per la sua breve ma intensa esperienza col PSG di Carlo Ancelotti, ma pochi sanno che il classe 1987 di Longjumeau vanta numerosi record invidiabili. A soli 16 anni, Menez firma infatti il suo primo contratto professionistico per la prima squadra del Sochaux, diventando il calciatore più giovane della storia della Ligue 1 ad essere professionista.
Nel novembre 2004 segna il suo primo gol tra i pro a 17 anni e nel gennaio 2005, nello scontro tra Sochaux e Bordeaux, al giovane francese bastano 7 minuti per realizzare una tripletta, diventando così il giocatore più giovane in assoluto a segnare tre gol nella stessa partita nel massimo campionato francese, un altro record. In totale, nella sua prima esperienza tra i grandi, Jérémy colleziona 68 presenze, 8 gol e 3 assist in due stagioni.
Il talento è innato e così diventa naturale il passaggio al Monaco, all’epoca nell’élite del calcio transalpino. Al contempo, purtroppo, iniziano a intravedersi le prime turbolenze caratteriali, che lo perseguiteranno per tutto il resto della carriera. La sua classe, il suo genio e i suoi numeri vengono così offuscati da un’irrequietezza che spesso lo stritola. Nella sua esperienza monegasca raccoglie in totale 64 presenze, segnando 14 gol e fornendo 8 assist ai compagni di squadra.
Gli anni d’oro tra Roma, PSG e Milan
La Roma, malgrado queste bizze, ci punta apertamente e così nell’estate 2008 il club di Spalletti lo porta nella Capitale. Ad accoglierlo come un fratello c’è Francesco Totti, uno che di talenti estrosi ma fumanti se ne intende. Accanto al Pupone, Menez colleziona 34 presenze, 4 gol e 7 assist, alternando perle di classe a passaggi a vuoto incomprensibili.
L’anno seguente, con Sir Claudio Ranieri in panchina, il suo minutaggio cala drasticamente. Malgrado una bassa considerazione da parte dell’attuale tecnico del Cagliari, Menez è decisivo nel derby romano, subentrando dalla panchina proprio a Totti. Sono gli anni di Houdini, come diventa noto e conosciuto per le sue magie che dispensa in campo. Come non citare la rete in Champions contro il Bayern, quando il transalpino semina il panico tra i bavaresi servendo un cioccolatino a Borriello.
Con Montella in panchina, finisce la sua avventura romana. Menez torna in patria per sposare il progetto degli sceicchi del PSG, in una squadra che poteva contare su Ibra, Thiago Silva e Lavezzi. Con Ancelotti in panchina, il prossimo attaccante del Bari vince la Ligue 1, ma l’anno seguente, visto anche l’avvicendamento con Laurent Blanc, il francese non trova grande spazio e così torna nella sua seconda casa, l’Italia. Nel mezzo numerose bizze, sia col tecnico che con i suoi compagni, su tutti Lucas Moura e Ibra. Termina la sua avventura al Parco dei Principi con 110 presenze, in cui ha prodotto 19 gol e 37 assist.
Con Pippo Inzaghi sulla panchina dei rossoneri, Menez sboccia nella sua migliore stagione in carriera: 34 presenze, 16 gol e 4 assist. Houdini torna a divertirsi, regala numeri e magie da prestigiatore vero, come il gol di tacco in casa del Parma. L’anno dopo non si ripete, complice anche il cambio di guida tecnica, con il suo carattere fumantino che torna ad emergere. Nell’aprile 2015, in occasione della partita con il Genoa, viene espulso per errore, rimediando quattro giornate di squalifica. A giugno, invece, subisce un’operazione ad un’ernia che lo tiene fuori per 9 mesi. Conclude la sua avventura al Milan con 46 presenze, 20 gol e 4 assist.
Gli anni bui e la nuova luce a Reggio
Menez entra così in un vortice negativo che lo riporta in Francia al Bordeaux, poi in Turchia all’Antalyaspor, in Messico al Club America e di nuovo nella sua patria, in Ligue 2 col Paris FC. Il mago va in caccia di fortuna, ma rimedia solo infortuni e figuracce. La nuova luce allora si chiama Reggina, con il direttore Taibi e il presidente Gallo che lo portano sullo Stretto nell’anno del ritorno degli amaranto in B.
In Calabria, Jérémy funziona a intermittenza. Il francese è molto discontinuo, ha bisogno di sentire la totale fiducia dell’allenatore, della squadra e dei tifosi, deve sentirsi il salvatore della patria per poter mostrare almeno un accenno della propria classe. Complice anche un’incertezza progettuale che attanaglia la Reggina, nel primo anno amaranto Houdini va a rete 3 volte, diventando protagonista con l’avvento di Baroni.
L’anno seguente non aiuta il cambio di guida tecnica tra Aglietti, Toscano e Stellone, con l’ex Bari che lo esalta alternando il bastone e la carota. Tra voci di un nuovo addio in direzione Malta, Menez riparte così per il terzo anno consecutivo con il suo mentore in panchina: Pippo Inzaghi. L’allenatore piacentino gli dà piena fiducia e lo rilancia nella posizione del falso nueve. Il mago torna a divertirsi e, soprattutto, sa essere ancora decisivo: 33 presenze, 5 gol e 3 assist, oltre al raggiungimento dei playoff.
Ora una nuova chance, forse l’ultima. Un’occasione per riscattare una carriera pigra, turbolenta, che lo poteva esaltare come un fuoriclasse totale, ma lo ha scaricato nel limbo degli eterni talenti incompiuti…
Calciomercato, il punto in casa #Bari:
Menez vicino 🎩
Valoti e Diaw avanzano… https://t.co/YpIHmIKLgY— Claudio Mele (@Clad_Mele) July 16, 2023