Reggiana-Bari, l’analisi: il primo tempo disastroso e le mosse (vane) di Mignani

L'analisi di Reggiana-Bari

Continua il periodo negativo del Bari, che nella trasferta di Reggio Emilia contro la Reggiana incappa nell’ennesimo passo falso stagionale ottenendo il settimo pareggio su nove incontri disputati. Mentre nelle precedenti partite c’era sempre stato qualcosa di vagamente positivo a cui appigliarsi, la gara del Mapei ha rappresentato il punto più basso della stagione biancorossa, e forse dell’intera gestione Mignani.

Per analizzare la gara torna Il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui vivisezioniamo il match individuandone le chiavi di volta. In occasione di Reggiana-Bari, che non ha fornito spunti collettivi o individuali interessanti, ci siamo soffermati sui problemi avuti dal Bari nella prima frazione e sulle mosse fatte da Mignani per arginare i padroni di casa nella ripresa.

Mignani Cremonese-Bari
Copyright: SSC Bari

Il primo tempo del Bari: passività e vulnerabilità

Quasi due mesi dopo la prima e unica volta, Mignani ha nuovamente avuto la possibilità di schierare la coppia Diaw-Nasti dal primo minuto. Alle loro spalle il prescelto è stato Mattia Aramu, accompagnato sulla trequarti dai movimenti di Ilias Koutsoupias. La cerniera di centrocampo era invece composta da Maiello e Acampora, confermata come il quartetto difensivo visto nella gara casalinga contro il Como.

L’approccio è stato il consueto: senza forzare i ritmi, il Bari ha cercato di prendere le redini del gioco gestendo il pallone a ritmi bassi, ma appena la pressione degli avversari si alzava la squadra di Mignani andava in affanno. La soluzione per ovviare al pressing era solo una: palla lunga verso le due punte nella speranza che generassero seconde palle sulle quali fiondarsi.

Il piano, causa imprecisione nei rifornimenti agli attaccanti, non ha sortito gli effetti sperati. Il Bari ha quindi avuto la strada verso la trequarti avversaria sbarrata, perché quando la Reggiana si trincerava nella propria metà campo adagiandosi su una comoda difesa posizionale i biancorossi non riuscivano in alcun modo a creare pericoli.

Mentre la manovra biancorossa ristagnava a centrocampo, la Reggiana si è affidata ad attacchi in transizione, con Girma ed Antiste a gravitare sulla trequarti senza dare punti di riferimento. Il gol del vantaggio, con Vicari che ha temporeggiato fino a scortare Girma a pochi metri da Brenno, è stato l’immagine plastica di una squadra molle, nella testa e nelle gambe.

Vicari
Copyright: SSC Bari

La Reggiana, sfruttando i movimenti degli esterni che non vengono mai letti dai due terzini biancorossi, seppur decimata da alcune assenze importanti è andata più volte vicina al gol del raddoppio, peccando di precisione all’atto conclusivo. Dorval era sempre a metà tra i movimenti di Girma e quelli del terzino sinistro Pieragnolo, che da quella parte trovavano terreno fertile per assaltare la porta difesa da Brenno.

In fase offensiva encefalogramma piatto: Diaw e Nasti faticavano a combinare e a spartirsi al meglio il fronte offensivo; Aramu, per caratteristiche più seconda punta impiegabile sul centro-destra che trequartista puro, rallentava la manovra e non garantiva quella creatività tanto bramata nelle settimane trascorse.

Di salvabile nella prima frazione c’è stato solo il gol di Di Cesare, frutto di una combinazione estemporanea con Maiello. Peraltro, unico lampo della gara del metodista campano, anche lui poco lucido nella gestione del pallone e in difficoltà nelle transizioni negative.

Di Cesare Esultanza
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I tentativi (vani) di Mignani di cambiare volto al Bari

Nel secondo tempo, Mignani ha attuato una mini-rivoluzione, considerata la sua ortodossia tattica. A seguito dell’infortunio di Diaw, non è stato scelto dalla panchina un elemento offensivo, così come logica successione, ma Emmanuele Matino.

Il difensore campano, alla sua terza partita in assoluto in biancorosso – dopo l’esordio contro il Benevento e il secondo tempo nella semifinale playoff contro il Sudtirol – si è sistemato nel ruolo di terzo a destra nel 3-5-2, dove si è comportato discretamente.

Con questa disposizione, l’idea di Mignani era quella di proteggere in particolare l’accesso nella zona pericolosa tramite le fasce, sistemandosi a specchio contro la Reggiana, togliendo qualche problema a Dorval e Frabotta. Nelle prime battute si può parlare di un 3-5-2, anche se spesso una delle due mezzali si alzava a formare un 3-4-1-2 con Aramu e Nasti punte.

Gli effetti sono stati a doppia mandata, e abbastanza scontati: la Reggiana ha prodotto decisamente meno nella seconda frazione, mentre il Bari ha sterilizzato ulteriormente la sua fase offensiva.

Con la sostituzione di Koutsoupias per Sibilli, il Bari è passato ad un autentico 3-4-3, con l’ex Albinoleffe a sinistra e Aramu a destra, mentre Nasti era il terminale centrale. Anche in questo caso, la lentezza nella circolazione del pallone, che costringeva i due fantasisti a ricezioni distanti dalla porta, non ha migliorato la fase offensiva.

Il tridente con cui il Bari ha concluso la gara, composto da Bellomo e Morachioli sulle fasce e Sibilli ad agire come riferimento centrale, può essere considerato la dimostrazione lampante delle difficoltà che sta avendo Mignani nel gestire le risorse a disposizione in funzione delle proprie idee.

Matino
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By Giovanni Fasano

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