Dopo 5 pareggi consecutivi, il Bari incappa nella seconda sconfitta stagionale, la prima in campionato, ancora una volta contro il Parma. Nella gara valevole per la Coppa Italia andata in scena al San Nicola, i ducali si imposero con un netto 3-0, mentre ieri è servito un gol di Benedyczak – dopo il gran gol di Partipilo e il momentaneo pareggio di Nasti – per superare un Bari mai domo, ma ancora in stato confusionale.
Come di consueto, per analizzare il match torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui individuiamo le chiavi di volta dell’incontro. Per Parma-Bari approfondiremo i problemi in costruzione, quelli ormai cronici nel generare occasioni pericolose e le prestazioni individuali di Marco Nasti e di Mattia Aramu. A cura di Gianluca Losito e Giovanni Fasano.
La costruzione del Bari: aggiustamenti che non portano miglioramenti
Abbiamo analizzato, in particolare dopo Pisa, i problemi in fase di costruzione del Bari, derivanti dall’assenza di un calciatore che assista Maiello in fase di costruzione del gioco. A livello di sviluppi, Mignani ha provato qualcosa di nuovo in quel di Parma, continuando tuttavia a risultare prevedibile e poco pericoloso.
Mentre Maiello, di solito, viene chiamato in causa direttamente nella zona davanti alla difesa, contro gli uomini di Pecchia il regista ex Frosinone si è visto spesso coinvolto in costruzione nella linea difensiva, scendendo al fianco di Vicari e Di Cesare.
Non è stata, tuttavia, una tipica salida lavolpiana, di quelle che prevedono il regista in mezzo ai due difensori, perché Maiello, come evidenziato dalla heatmap sotto (fonte Sofascore) ha toccato spesso il pallone nei mezzi spazi destro (più spesso) e sinistro. Il Bari costruiva così con una classica 3+2, con Maita e Koutsoupias a proporsi davanti alla difesa e gli esterni larghi (ma non troppo alti), con l’obiettivo di trovare superiorità numerica (5vs4) contro la punta ed i tre trequartisti ducali.
Ancora una volta Maiello è stato il perno della manovra, con 76 passaggi tentati (e 66 riusciti), al pari di Vicari (che però ne ha messi a segno 69). Ancora una volta, dal piede di Maiello sono partite le idee migliori; ancora una volta, non può bastare il solo Maiello a dare spunti al Bari per arrivare nella trequarti avversaria.
La sterilità offensiva del Bari
Le difficoltà in costruzione si ripercuotono anche sulla produzione di occasioni in fase offensiva, un problema che il Bari si porta dietro dal finale della passata stagione. Se l’anno scorso le cause andavano ascritte alla prevedibilità delle trame di gioco e al calo fisico e atletico di Walid Cheddira, quest’anno le motivazioni vanno ricercate nel rendimento e nell’utilizzo di un parco attaccanti ricco ma ancora informe.
Nella serata del Tardini si è visto per la prima volta il tridente che con ogni probabilità vedremo con più continuità, ma se escludiamo qualche iniziativa individuale non si sono visti particolari progressi rispetto alle precedenti uscite.
L’impressione è che il Bari sia troppo rigido e schematico in fase di possesso, con i centrocampisti ancorati alle proprie posizioni e gli attaccanti costretti ad un dispendioso e complesso lavoro spalle alla porta. L’unica garanzia di imprevedibilità è Giuseppe Sibilli, un moto perpetuo nel cercare di individuare la zona di campo migliore per ricevere palla e far progredire l’azione. Oltre a questo c’è poco altro, e se consideriamo la gestione scolastica e spesso approssimativa del pallone da parte dei terzini, la manovra del Bari fatica ad acquisire ritmo.
Le cose migliorano arrivano quando le squadre si sfilacciano e gli avversari concedono maggiori spazi da attaccare, ma considerando che il Bari nella maggior parte delle gare (specie in quelle casalinghe) sarà costretto ad attaccare blocchi bassi, un miglioramento della fase di attacco posizionale è auspicabile, oltre che necessaria.
L’esordio dal primo minuto di Mattia Aramu
Come il Bari, anche Mattia Aramu ha vissuto una gara di luci e ombre. Nei primi minuti anche lui è stato travolto dall’impeto del Parma, causando un paio di contropiedi evitabili. Gradualmente ha guadagnato fiducia e centralità nelle trame di gioco, con la squadra che spesso si affidava alla sua inventiva per creare pericoli. Le cose migliori si son viste quando lui e Sibilli si sono avvicinati, con combinazioni ad alto tasso tecnico che hanno allentato la pressione del Parma.
L’indicazione principale arrivata da questa gara è che Aramu deve giocare il più vicino possibile alla porta, e Mignani, con il passaggio in pianta stabile al 4-3-1-2 nella ripresa, pare averlo già capito. Le ricezioni sulla linea laterale, per un calciatore che non ha l’esplosività dei vari Achik e Morachioli, sono dannose perchè privano il Bari di un elemento a proprio agio sulla trequarti.
L’ampiezza va garantita dal terzino, Dorval sulla destra, che infatti è arrivato più volte sul fondo, servito dallo stesso Aramu, senza però risultare preciso in rifinitura.
I primi segnali avuti da Aramu sono contrastanti, ma tutto sommato positivi se consideriamo lo scarso minutaggio avuto fino ad ora. La gara di ieri deve essere solo un punto di partenza, perchè per sperare in un Bari ambizioso servirà un Mattia Aramu al meglio, in grado di assurgere al ruolo di leader tecnico della squadra.
Marco Nasti, prove di fiducia e coraggio
In attesa di Diaw, che assume sempre più le fattezze del Godot di questo Bari, l’àncora offensiva biancorossa risponde al nome di quel Marco Nasti sempre più cavaliere senza macchia e senza paura dell’area di rigore. Le partite di Nasti, come quelle di ogni grande prima punta, non sono caratterizzate da continuità e presenza lungo i 90 minuti, ma sono fatte di lampi che fanno la differenza ed infondono fiducia in lui.
Per un giocatore istintivo come Nasti, questo fattore è ancora più accentuato. Il pallone gli sbatte addosso come calamitato dalla sua aura: è così che crea involontariamente un’occasione d’oro per Aramu, che poi si mangia il gol.
Il primo tempo di Nasti, nel complesso, non fa impazzire. La molla scatta nel secondo tempo, grazie ad una dormita di Chichizola: il ragazzo scuola Milan è bravo a farsi trovare lì e scavalcare con un pallonetto sporco ma efficace l’estremo difensore argentino.
Da quel momento, la prestazione del classe 2003 sale di colpi: i suoi movimenti sono difficili da cogliere, Balogh non lo tiene mai e ci arriva sempre un tempo di gioco in ritardo. Encomiabile una sua apertura per Dorval: viene a prendersi palla nel cerchio di centrocampo e sventaglia di prima per il compagno sulla fascia, mostrando maggior fiducia e coraggio col passare dei minuti.
Focus sulle occasioni di testa: se ne crea addirittura quattro, di cui tre vanno tuttavia alte o a lato. Ancora da migliorare la mira, ma di buono c’è da prendere il tempismo e la voglia di andare a staccare su quei palloni. Stiamo scoprendo Nasti partita dopo partita, e anche lui sta leggendo con noi questo romanzo di formazione.