Arrivato quasi a sorpresa nelle ultime ore di calciomercato, Nunzio Lella ci ha messo ben poco per farsi apprezzare dai tifosi del Bari. L’impatto positivo avuto nella gara contro la Sampdoria ha fatto crescere l’attenzione nei confronti del giocatore, tornato nella squadra in cui è cresciuto e che aveva lasciato dopo il fallimento del 2018.
Fra le persone che lo conoscono molto bene c’è sicuramente Angelo Mariano, ex attaccante che vanta una ventina di presenze con la maglia del Bari nei campionati 1977-78 e 1981-1982, responsabile della scuola calcio in cui Nunzio Lella è cresciuto. Intervistato da PianetaBari, l’ex biancorosso ne ha raccontato il percorso di crescita, dai primissimi anni di formazione fino al ritorno con la maglia dei galletti.
Il legame di Lella con Bari
Fra lei e Lella c’è un piccolo legame: siete gli unici calciatori nati a Santeramo in Colle ad aver giocato in Serie B. Entrambi, poi, avete indossato la maglia del Bari…
«Lui era stato in biancorosso già in Primavera, ma non aveva mai raccolto presenze in prima squadra. È vero che entrambi abbiamo giocato nel Bari, ma a differenza mia Lella nella sua carriera è già riuscito anche a esordire in Serie A (in Lazio-Venezia, prima giornata di questa stagione, ndr). Poi c’è da dire che io, purtroppo, con la maglia dei galletti non ho avuto la fortuna di giocare tantissime partite. C’è una cosa che però gli auguro: io sono riuscito a segnare un gol, spero che possa raggiungermi il prima possibile e superarmi in fretta».
Da persona che l’ha cresciuto, può raccontarci le emozioni che sta vivendo in questo momento?
«Purtroppo dal suo arrivo in biancorosso non ho avuto ancora modo di sentirlo, ma abbiamo parlato al telefono pochi giorni fa, in occasione del suo esordio in Serie A. Per me vederlo arrivare a questi livelli è stata un’emozione enorme, sia in quanto santermano che in virtù di responsabile della scuola calcio in cui è cresciuto».
Lei ha lasciato i galletti nella stagione precedente rispetto al campionato 1981-82, passato alla storia come quello del Bari dei baresi, ma già quando era in squadra c’erano tanti calciatori nati nel capoluogo. Anche oggi, con Lella, Manzari e Bellomo sembra tornata un po’ di baresità…
«Vestire la maglia della tua città è sempre qualcosa di unico, diverso rispetto ad indossare altre divise. Io in biancorosso non ho avuto la fortuna di giocare tantissime partite, eppure le presenze con i biancorossi le vivevo in maniera differente rispetto alle altre squadre. Lella, poi, arriva a Bari con tanta voglia matta di mettersi in gioco, il fatto di essere tornato nella squadra della sua terra lo starà stimolando».
Parole che denotano un rapporto molto particolare con il Bari e la sua terra…
«Si, lui è sempre stato legatissimo. Ricordo bene i giorni che seguirono la finale dei playoff giocata contro il Bari, quando indossava la maglia del Cagliari: lui è un professionista e ha dato il massimo, era super felice per aver raggiunto un traguardo importante come la Serie A, che giustamente ha festeggiato pienamente. Ma sotto sotto era un po’ dispiaciuto per aver battuto i biancorossi».
Le qualità di Lella
Parliamo un po’ della crescita del ragazzo. Negli ultimi anni, oltre che per le qualità tecniche, è stato apprezzato anche per le sue doti umane.
«Non posso far altro che confermare, le sue qualità umane sono eccezionali, è un bravo ragazzo che non si è mai montato la testa. Voglio aggiungere che fin da ragazzino era possibile vedere la sua predisposizione per fare il calciatore, era sempre pronto a fare sacrifici e a impegnarsi per raggiungere gli obiettivi”.
Cosa vedeva in lui?
«Lui è un classe 2000, ma fin da piccolo giocava con i nati nel 1997. Già quello era un sintomo del fatto che noi ci abbiamo sempre creduto, poi lui ci ha messo tutto l’impegno possibile. Con noi è stato tre anni, dal 2009 al 2012. Era gracilino fisicamente, ma giocava sempre senza paura. Da piccolo, in realtà, lo schieravamo come centravanti, ruolo in cui si distingueva anche con i ragazzi più grandi. Proprio per quello il Bari gli mise gli occhi addosso, poi in biancorosso è passato a centrocampo».
Magari può raccontare il passaggio di Lella al Bari…
«Non ho mai raccomandato nessuno, se si è conquistato qualcosa è perché l’ha meritato. Ora non ricordo con precisione chi gestiva il settore giovanile in quegli anni, ma fu il Bari stesso che venne a chiedercelo. Noi siamo stati contentissimi di darlo, garantendogli un percorso di crescita importante, pur in anni di grandissimi sacrifici».
Sacrifici che denotano, ancora una volta, le sue attitudini.
«Nel Bari, senza un centro sportivo per il settore giovanile, i ragazzi dovevano sempre spostarsi per la provincia. Tutti i giorni la madre o il padre l’accompagnavano, anche a costo di grande impegno. Lui era sempre puntuale, presente, nonostante dovesse allenarsi e al tempo stesso impegnarsi nello studio, proprio per questo riusciva ad avere poco tempo per sé. Ha messo da parte tutti gli amici ed è sempre stato costante, questo gli ha permesso di arrivare dov’è ora».
Poi c’è stato il fallimento, il passaggio al Cagliari e una crescita costante, che l’hanno portato a centrare due volte la promozine in A. Come avete vissuto questo periodo?
«Per noi è stata una gioia. L’abbiamo sempre seguito con tutto il cuore, anche se a distanza. Dopo la promozione con il Cagliari è venuto a trovarci nella scuola calcio che ancora oggi gestiamo, mentre facevamo l’allenamento con i bambini. Ha firmato autografi a destra e a manca e si è fermato a lungo con i nostri ragazzi. Anche quest’anno, dopo aver vinto i playoff con il Venezia, è tornato ed è passato a trovarci».
Ora il Bari. Vuole fare un augurio a Lella la nuova esperienza?
«Ha la predisposizione per fare il calciatore, non ho dubbi sul fatto che farà bene».
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