Come fatto intendere nella conferenza di presentazione di Pasquale Marino dal direttore sportivo Ciro Polito, a determinare l’esonero di Michele Mignani sono stati il rendimento deludente, ma anche – e soprattutto – il livello delle prestazioni fornite. Il secondo tempo contro la Reggiana, di cui si è a lungo discusso, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma i problemi della squadra e l’incapacità dello staff tecnico di trovare soluzioni adeguate erano evidenti ormai da tempo.
Qualche giorno fa avevamo analizzato tutte le difficoltà tattiche del Bari di Mignani, focalizzandoci sui problemi in fase di costruzione e sulla scarna produzione offensiva, tra numeri deficitari e assetti provati, ma rivelatisi inefficienti.
Archiviato il passato, cerchiamo di concentrarci sul Bari che verrà e su quelle che potrebbero essere le mosse di Marino per rivitalizzare una squadra apparsa demoralizzata e povera di idee.
Le catene offensive di Marino
Le stelle polari di Pasquale Marino sono il 4-3-3 e il 3-4-3, i moduli che nell’arco della sua carriera gli hanno riservato le soddisfazioni più grandi. Dietro i numeri però ci sono le idee, e per Marino la prerogativa è sempre stata quella di proporre un calcio offensivo ed ambizioso. Da qui la scelta di Ciro Polito di puntare su di lui per ricreare l’entusiasmo perduto dopo un avvio di stagione grigio. Marino, interrogato sulla questione in conferenza, ha sposato la linea del direttore: “A me interessa lavorare bene sul campo e cercare di fare un calcio gradevole. Poi dobbiamo riportare la gente allo stadio”.
Guardando alle caratteristiche presenti nell’organico del Bari e alle prime prove fatte da Marino in questa settimana di allenamento, è ipotizzabile un utilizzo del 4-3-3 come modulo di riferimento. I motivi sono facilmente intuibili: non disperdere l’ottimo lavoro fatto con la difesa a 4 nel corso del biennio di Mignani, valorizzare i tanti giocatori offensivi in rosa – specialmente quelli impiegabili sulle fasce – e lavorare con un attacco a tre frecce, verso cui Marino ha sempre espresso la sua preferenza.
Marino ama lavorare con le catene, creando meccanismi codificati nei movimenti di terzini, mezzeali ed esterni offensivi. Agli esterni è richiesto un doppio lavoro: attacco della profondità oppure taglio in mezzo al campo; mentre terzino e mezzala devono compensare i movimenti del vertice alto del triangolo. In quest’ottica, è quasi scontato l’utilizzo di Dorval, Koutsoupias e Aramu per formare la catena di destra, al fine di sfruttare l’atletismo dei primi due in funzione della libertà che verrà garantita al numero 49, il possibile regista delle trame offensive.
Meno certezze a sinistra, dove il dualismo Ricci-Frabotta probabilmente ci accompagnerà fino al termine della stagione. Ancor meno definite le gerarchie per il ruolo di mezzala sinistra, con Marino che dovrà scegliere tra le geometrie di Acampora e Benali e i polmoni di Maita. Nello scenario di una squadra votata all’attacco, per premiare i movimenti senza palla di Koutsoupias i primi due sembrano più adattabili rispetto all’ex centrocampista del Catanzaro. Il terzetto potrebbe essere completato da Sibilli, simile ad Aramu per interpretazione del ruolo, come anche da Morachioli, che garantirebbe movimenti da ala più classica.
L’atteggiamento difensivo
Interessante anche il discorso relativo alla difesa, dove più che le scelte di formazione a creare qualche interrogativo sono le direttive tattiche che impartirà Marino.
Vicari e Di Cesare, come ben sappiamo, hanno caratteristiche ben definite: entrambi sono cattedratici nella difesa dell’area di rigore e nella gestione dei duelli individuali con avversari di pari struttura, mentre faticano contro attaccanti brevilinei, soprattutto se impegnati in zone di campo distanti dalla propria trequarti. Per assecondare queste peculiarità è ipotizzabile un Bari sempre accorto nella fase di pressione, che alterni scientemente fasi di maggiore aggressività senza palla ad altre, più frequenti, di difesa posizionale.
A tal proposito, è difficile che Marino sperimenti l’altro cavallo di battaglia, ossia il 3-4-3, nonostante in conferenza lo abbia menzionato tra le possibilità tattiche che offre questo Bari. Considerando la penuria di difensori centrali in rosa e la caratteristiche sopracitate dei titolarissimi, azzardare un modulo che nella visione di Marino richiede un importante dispendio atletico alla linea difensiva sarebbe pericoloso.
Allo stesso modo, nessuno dei terzini in rose offre garanzie offensive tali da poter giustificare l’impiego sulla linea dei centrocampisti. Dorval ha doti atletiche importanti ma limiti tecnici, specie nell’esecuzione dei cross, su cui lavorare ancora tanto; mentre a sinistra Frabotta e Ricci non hanno la pulizia tecnica per gestire tanti palloni nella metà campo avversaria.
L’ampio spettro di possibilità a disposizione consentirà a Marino di sperimentare tanto per trovare la giusta alchimia, ma oltre a questo sarà interessante scoprire se la sua proposta di gioco risulterà ancora attuale ed efficace in un calcio in continua evoluzione.