Dopo il primo gol con la maglia del Bari, segnato contro il Como (qui l’analisi di Bari-Como), Davide Diaw si è espresso in conferenza stampa. Qui il nostro approfondimento sulla prestazione di Diaw contro i lombardi.
La conferenza stampa di Davide Diaw
Diaw ha i 90 minuti nelle gambe?
«Sì, mi sento pronto. Non sono al 100% della forma, devo ancora recuperare la forma ottimale ma sto lavorando per raggiungerla. Spero il gol contro il Como sia il primo di alcuni.»
Diaw e Nasti possono funzionare insieme?
«Siamo due attaccanti simili: di movimento, ci piace correre e attaccare la profondità, dando una mano in fase difensiva. Lui è molto giovane, ma molto più avanti rispetto a tanti suoi coetanei: in campo sembra maturo. Tanto di cappello per la personalità con cui gioca. A prescindere da chi gioca, penso che dobbiamo conoscerci al massimo e mettere le proprie caratteristiche al servizio della squadra.»
Quanto le è dispiaciuto restare fuori nelle prime settimane? Quanto è importante per Diaw quest’anno in ottica Serie A?
«Molto, perché per me arrivare a Bari è motivo d’orgoglio. Avevo subito voglia di dimostrare e mettermi al servizio della squadra, ma sono cose che capitano. La Serie A è un sogno: spero di arrivarci, farò di tutto per farlo finché gioco.»
Come ha vissuto il mese di trattativa? Com’è andato il rinnovo del contratto col Monza?
«Avevo parlato con il mio procuratore prima di andare in ritiro, quando mi ha presentato l’opzione Bari l’ho accolta subito con piena disponibilità. Dopo l’inizio del ritiro a Monza, si era aperto uno spiraglio per rimanere lì, quindi mi sono concentrato lì. Poi, quando il Monza ha fatto altre scelte, ho accettato Bari.»
Diaw è stato presentato come il rimpiazzo di Cheddira. Sente addosso questo carico di pressione?
«Sono tranquillo, perché cerco sempre di dare il massimo. A prescindere da quel che si aspettano gli altri, io mi aspetto tanto da me stesso. Come dice qualcuno, “la pressione è un privilegio”, quindi la vivo serenamente.»
Cosa è mancato al Bari finora?
«Il percorso fatto finora è stato positivo, perché nessuna squadra ci ha messo sotto per 90 minuti: magari in alcuni tratti di gara ci hanno messo in difficoltà, così come abbiamo fatto noi con gli altri. Ci manca poco per cominciare a vincere, a livello di attenzione e concentrazione. Se è vero che abbiamo vinto solo una volta, abbiamo perso anche poco: la B è difficile, non contano solo piazza e qualità, ma anche fattori come concentrazione, costanza e unione del gruppo.»
Che Reggiana vi aspettate?
«Una squadra forte e organizzata, che sta facendo un buon percorso, e ha avuto delle difficoltà come tutti. Noi dobbiamo concentrarci solo su di noi, sul fare meglio.»
Quanto pesa essere ad un passo dalla zona play-out?
«Siamo anche ad un passo dalla zona play-off, dipende da che lato la si guarda. Il campionato è lungo, dobbiamo concentrarci partita dopo partita, senza farci distrarre da fattori esterni. L’obiettivo dev’essere fare la prestazione ed alzare la concentrazione.»
Durante il suo infortunio tutti si aspettavano un’altra punta. Le ha dato fastidio? Pensa che il reparto offensivo del Bari sia di alta classifica?
«No, perché capisco che la tifoseria abbia alte aspettative. Penso solo a ciò che devo fare io e non a quel che devono fare gli altri; non mi sono mai fermato a pensare se la squadra avesse bisogno di un altro attaccante.»
Cosa pensa che sia mancato al Bari a livello di gioco? Come le piace essere servito?
«Sicuramente preferisco attaccare con la palla in profondità. Il calcio è strano: in questo momento non stiamo finalizzando tanto, ma magari già da sabato inizieremo a fare 3 gol a partita. Spesso ci è mancato il centimetro per far girare le partite. Ad esempio, aver preso gol appena dopo aver segnato contro Catanzaro e Como, o magari migliorare alcuni dettagli. Fa parte del gioco.»
Si è pentito della scelta di Monza?
«No, perché in quel momento pensavo fosse la scelta giusta. Cambiare squadra a gennaio non è semplice: a Pordenone ero in un periodo d’oro, in fiducia, in un ambiente in cui mi trovavo benissimo.»
Si è mai chiesto come mai non è riuscito ad arrivare in Serie A?
«Perché non me la sono meritata. Ad oggi mi è mancato qualcosa per potermela giocare. Forse non sono abbastanza bravo per poterci giocare. Guardo il bicchiere mezzo pieno: fino a 24 anni giocavo nei dilettanti, riuscire a fare la carriera che ho avuto è un orgoglio.»
Come si reagisce ai fischi? Che gruppo si sta formando?
«Li accettiamo, perché la Curva ci ha sempre sostenuto. Alla fine non erano contenti, anche giustamente, dell’ennesimo pareggio: ci sta che fischino. Ho trovato un bel gruppo: i grandi (Di Cesare, Maiello e Pucino) sono lo zoccolo duro che ha accolto giovani e nuovi, facendoci capire cosa hanno vissuto a Bari. Il gruppo è fatto di bravi ragazzi che lavorano.»