Tra i tanti calciatori allenati in carriera da Pasquale Marino, Totò Di Natale è uno di quelli dal curriculum più rilevante, nonché uno di quelli più legati al tecnico di Marsala: tre stagioni insieme all’Udinese, nelle quali Marino ha cambiato ruolo a Di Natale trasformandolo da esterno sinistro a prima punta (con 63 gol in 3 anni per l’attaccante campano), più un anno di lavoro nello stesso staff, la stagione 2018/2019, nella quale Di Natale è stato collaboratore tecnico di Marino quando quest’ultimo allenava lo Spezia.
Ne ha parlato oggi proprio il tecnico siciliano in conferenza stampa: “Totò Di Natale è sicuramente il calciatore più forte che abbia mai allenato. Per convincerlo a giocare esterno ho dovuto faticare, poi è diventato capocannoniere raddoppiando il numero dei suoi gol”.
Abbiamo contattato l’ex capitano dell’Udinese per farci raccontare meglio da lui il Pasquale Marino uomo e allenatore.
L’intervista a Totò Di Natale
Di Natale, che tipo di allenatore è, sia dal punto di vista caratteriale che tattico, Pasquale Marino?
«Marino ha tanti anni di esperienza, è un grandissimo allenatore e lo ha dimostrato nel corso degli anni. Dal punto di vista tattico è un allenatore che predilige il 4-3-3. Ha esperienze importanti, io ho avuto la fortuna di conoscerlo all’Udinese e allo Spezia.»
Che tipo di principi offre, al di là del modulo di gioco?
«Lui è un allenatore a cui piace molto giocare e attaccare, un po’ come tutti gli allenatori che fanno il 4-3-3, sulla scia di Zeman. Adesso potrà dimostrare il suo valore in una piazza importante come Bari.»
Ha sentito nell’ultimo periodo Marino?
«Io e il mister abbiamo un bel rapporto, molto onesto. Quando ci vediamo parliamo di calcio tranquillamente, come due amici.»
Oggi Marino ha rispolverato l’aneddoto del suo spostamento da esterno sinistro a punta centrale. Ce lo può raccontare dal suo punto di vista?
«Non avevamo attaccanti in quel periodo, allora il mister mi propose di giocare nel ruolo di centravanti. Era una posizione che non avevo mai ricoperto in carriera, considerato che non sono stato un attaccante classico come quelli di 1,90, sono alto 1,70. Da quell’Udinese-Palermo il mister mi ha cambiato e allungato la carriera.»
A livello di caratteristiche e di ruolo, chi può essere il Di Natale di questo Bari?
«Questo lo deve decidere il mister, perché lui conoscerà bene la squadra e le sue caratteristiche. Di sicuro questa è una delle sue qualità più importanti: può cambiare ruolo ai suoi calciatori e trovare quello giusto in cui possono essere impiegati. Un altro esempio è quello di David Okereke a La Spezia, che ha incontrato da esterno e l’ha trasformato in centravanti, facendolo andare in doppia cifra. Queste settimane potranno essergli utili per conoscere meglio il gruppo e lavorare sui ragazzi.»
Com’è Marino dal punto di vista prettamente umano?
«Il mister è bravo nello spogliatoio con i calciatori: è una persona con cui si può parlare, ha un carattere forte. Sa essere una persona schietta: se dice una cosa è perché la pensa. Gli piacciono le persone che si allenano in silenzio e lavorano. La fortuna del Bari ora è avere un direttore che già conosce l’allenatore e sa come lavora.»
Di Natale ha visto qualche partita del Bari in questa stagione? Che idea si è fatto della squadra?
«Sì. Sicuramente è una squadra costruita per stare in alto e lottare per la promozione, insieme a diverse altre squadre forti. Dispiace per l’esonero di Mignani, che io conosco bene: bravo collega e bravissima persona. In ogni caso, questa è una squadra costruita per fare bene.»
Si è parlato molto di un Marino “fuori moda”. Lei ha lavorato con il mister a distanza di 8 stagioni (dall’ultimo anno con l’Udinese alla stagione 2018/2019 con lo Spezia, ndr): ha riscontrato un rinnovamento nelle idee e nel suo modo di fare?
«Ha cambiato molti elementi dello staff, mantenendo solo il vice Mezzini. Per il resto, non è un allenatore finito: è stato fermo solo un anno. Ha solo 61 anni, può ancora fare bene: si parla molto del fatto che gli allenatori esperti siano superati, ma non è vero, e lo sta dimostrando anche Zeman. Marino può fare bene, si merita una piazza come Bari.»
A proposito di Mezzini, cosa ci può raccontare su di lui?
«Ho conosciuto Massimo ai tempi dell’Iperzola, a fine anni Novanta, quando io ero all’inizio della carriera e lui verso la fine. È un ragazzo per bene, che guarda moltissimo calcio e sta spesso in giro per i campi, tanto che in questi anni mi è capitato di incontrarlo diverse volte.»
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