È alle 13.30 la conferenza stampa dell’amministratore unico del Bari Luigi De Laurentiis. Il numero uno biancorosso, interrogato dai cronisti nella pancia del San Nicola, ha spaziato su diversi temi: dal capitolo Al-Sabah fino alla questione multiproprietà, passando da tanti temi relativi a budget e progetti futuri. Di seguito l’intervento integrale di Luigi De Laurentiis.
L’intervento integrale di Luigi De Laurentiis
Luigi De Laurentiis sull’emiro del Kuwait
Luigi De Laurentiis, può spiegare meglio cosa c’è stato sul capitolo sceicco?
«In verità tutto è finito dopo quell’incontro. Si è creata una soap opera anche attraverso i giornali, anche quando noi abbiamo sempre detto di non aver sentito nulla. Si è voluto speculare e fa parte del mestiere. Non c’è stato nulla di concreto, come ho sempre detto non c’è un cartello vendesi fuori dallo stadio, ma sono sempre a disposizione a incontrare persone che saranno disposti. Ho anche il senso di responsabilità, non ho lavorato sei anni per ricostruire questa piazza per lasciarlo al primo che passa o a nomi che poi si sono rivelate bufale come americane del passato. Lascerò il club quando vedrò una proposta concreta per portare il club il più in alto possibile. È però difficile avere rapporti perfetti della piazza, quello che mi preme è che i tifosi tifino la squadra e i giocatori e i nostri lo stanno facendo, portare 5000 tifosi a Salerno è un bellissimo esempio di tifo».
Ma l’NDA da loro inviato è mai stato ricevuto o firmato?
«In verità quel documento non era concreto, non l’abbiamo ritenuto interessante per poterci sedere e andare avanti. Lo sceicco ha il mio cellulare personale e io ho il suo, se io ad esempio fossi interessato a investire in Kuwait (in quel breve incontro con un caffè abbiamo parlato anche di cinema) l’avrei contattato. Invece da lì in poi non ho ricevuto neanche un messaggio, davanti a un documento poco concreto non è stato utile andare avanti. Anche il fatto che siano trapelati tante informazioni è sintomo di poca serietà, una trattativa è poco segreta, già il fatto che sia circolata una foto è emblematico. Non mi va di dilungarmi perché riapriamo un caso che forse non merita di essere cavalcato».
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La multiproprietà
Perché il Bari sfrutta poco la possibilità di fare plusvalenze?
«Io ho visto dall’altra squadra insultare mio padre quando si era primi in classifica. Il calcio è questo, a un certo punto il capro espiatorio bisogna trovarlo per forza. A un certo punto questo club sarà in Serie A e magari centrerà la Conference, se l’anno dopo arrivi comodamente quindicesimo sarà la stessa cosa. Per quanto riguarda la scorsa stagione e le plusvalenze di Caprile e Cheddira, vi siete chiesti quanto è facile attraversare quelle spese che ci sono state senza plusvalenze, ci hanno permesso di pagare e sopravvivere. Poi ci sono state un sacco di cazzate l’anno scorso, quelle plusvalenze sono state spese per prendere giocatori venduti dopo un’altra settimana. Mi auguro che il rapporto con la piazza possa cambiare con i risultati sportivi, sono contento di essere riuscito a ricostruire un bel gruppo di persone che sanno lavorare bene».
La multiproprietà non rischia di tarpare le ali al Bari?
«Noi al primo anno abbiamo dimostrato di voler arrivare fino in fondo, non pensate che sia facile arrivare ai primi posti della Serie B. Ci sono squadre che sono indietro di punti e che hanno speso di più, trovare la quadra con gli investimenti non è semplice. Noi abbiamo preso dei tecnici importanti e abbiamo giocatori validi, perché parlare di ali tarpate? Poi ci sono stati errori arbitrali, ma questo non deve diventare un alibi. Per ora c’è un bel campionato, vincere o perdere una partita cambia tanto. Non sono contento perché in campo c’è tanta qualità e la classifica è bugiarda, ma piangere su sé stessi è inutile. Sulla posizione di UEFA e FIFA al momento non ci sono novità, vediamo se nel 2025 cambia qualcosa».
Non c’è il rischio di svendere, come fatto da Lotito?
«Fa parte del rischio imprenditoriale. Nel frattempo cerco di fare le cose nel miglior modo possibile».
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Il Bari e i progetti futuri
In che modo gli investimenti del Bari coincidono con le ambizioni della piazza?
«Se si vedono i bilanci si nota che siamo in perdita perché investiamo più di quello che ricaviamo. Non è impossibile affrontare questa categoria così, l’abbiamo dimostrato il primo anno di cadetteria. È difficile, non impossibile. Altre squadre con questi investimenti hanno vinto la categoria, vedasi il Frosinone, anche con tanti prestiti, questa parola è odiata ma se un giocatore del Napoli segna diventa un idolo. Poi è possibile avere un anno orribile, l’anno scorso ci sono state tante sfortune, quest’anno al netto della classifica (dove ci mancano dei punti) sono più contento».
Cosa si vuol fare, raggiungere i playoff e…?
«Non prometto e non vendo fumo, quel che mi auguro arrivando ai playoff è di potercela giocare con tutti. Noi stiamo migliorando, il tecnico sta trovando la quadra. Secondo me se arriviamo in fondo ai playoff possiamo giocarcela».
A che punto siamo con il progetto triennale?
«Siamo al terzo anno (ride, ndr). Anche all’inizio dissi che saremmo arrivati in B in tre anni e poi ne ho messi quattro. Noi creiamo progettualità, poi in tutte le società può volerci di più, già il primo anno può essere l’anno d’oro. Nel calcio è difficile centrare gli obiettivi che si mettono a terra, finora ci siamo quasi sempre riusciti, partendo dalla D e arrivando alle porte della A. C’è stato un anno difficile che ci ha marcato molto, ma forse ci è servito. Non abbiamo lesinato sulla scelta di risorse umane, a partire da Longo».
Luigi De Laurentiis vuole rassicurare la piazza sulle ambizioni?
«Come budget dovremmo essere al decimo posto intorno agli undici milioni, a metà classifica insieme al Cesena. A volte si acquistano cartellini che, per quanto sono costati, non rendono. Sono tanti rischi, assicurarselo vale più dal punto di vista patrimoniale. Ma se con quei prestiti riusciamo ad arrivare in A, in Frosinone c’è riuscito. Vi porto agli allenamenti di Longo, c’è ambizione e rabbia, figuriamoci se non vedo voglia di vincere. Fino ad ora il Bari ha dimostrato di potersela giocare con tutti. Se si va ai playoff lo si fa per vincere, figuriamoci se i giocatori in campo non hanno la voglia di strappare il campo».
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Il mercato e i progetti futuri
In che modo il mercato potrà aiutare?
«Noi all’inizio avevamo problemi sui calci piazzati, e giocavamo a mercato aperto, cosa che per me è una bestialità. Noi siamo partiti in corsa e abbiamo aggiustato la difesa, poi c’è stato il centrocampo che forse era il più completo. Ora la difesa ad esempio si è confermata, guardate Radunovic come si è confermato. Anche davanti l’allenatore sta iniziando a trovare la quadra, vedete l’assist di Novakovich, il tecnico ha bisogno di tempo. Magalini e Di Cesare stanno guardando tanti giocatori, ma io mi auguro che fra sette giornate avremo poco da cambiare perché vorrà dire che chi ha giocato poco si sia rivelato incisivo».
Una precisazione che riguarda anche il caso Partipilo
«L’avrei potuto anche fare, ma se gli altri non te lo permettono. Come sapete a noi hanno chiesto per un giocatore (Partipilo, ndr) che conoscete un cartellino gigantesco, io avevo sei zeri per il talento pronti ma poi l’hanno dato a un’altra squadra a zero. Non c’è una regola fissa, quando si fa mercato ci sono delle strategie per cui aspettare fino alla fine ti permette di portare a casa giocatori che prima non vogliono cedere. Abbiamo perso le prime due partite? Sono tutte variabili, non si può dare a quello la causa unica».
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I torti arbitrali
Perché questa differenza di approccio agli errori fra lei e suo padre?
«Io ho parlato anche personalmente con Rocchi, abbiamo stilato un report molto dettagliato. Poi se uno deve alzare un microfono e prendere parole può avere più appeal mediatico, ma se c’è da essere presenti lo facciamo. Poi rispetto ai torti arbitrali noi dobbiamo anzitutto segnare di più».
Sulla finale persa con il Cagliari
«Non ho mai riguardato nulla della finale persa, mi ha trafitto. Quello ha trafitto tutti, ripartire l’anno dopo con un anno così terribile non lo auguro a nessuno, quello è stato l’elemento che ha spaccato tutto quanto. Sono anche partiti giocatori che non sarebbero rimasti nella categoria che non sarebbero rimasti anche con tutto l’oro del mondo. Questo, insieme ai risultati che non sono arrivati, è stato difficile e ha rappresentato una frattura molto importante».
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