Con una prestazione in linea con le precedenti, il Bari ha strappato un pareggio tutt’altro che meritato contro la Sampdoria, confermando la flessione tecnica e atletica già intravista contro Juve Stabia, Cremonese e Mantova.
Fatta eccezione per la prima fase della seconda frazione, i biancorossi hanno subito la Sampdoria in lungo e largo, denunciando un’incapacità di invertire l’inerzia della gara decisamente preoccupante.
Complici i risultati delle altre partite, la squadra di Moreno Longo è scivolata appena fuori dalla zona playoff, ma in questo momento la classifica è di secondaria importanza rispetto ad una condizione da ritrovare in vista del rush finale.
Prima di proiettarci al futuro però, facciamo un passo indietro e analizziamo ciò che ci ha detto la partita di domenica. Per farlo, come di consueto, torna la nostra rubrica il Bari a Scacchi. I temi di giornata sono le difficoltà in fase di non possesso riscontrate dal Bari, l’ormai cronica abulia offensiva e alcune prove individuali deludenti.

L’analisi di Bari-Sampdoria
La strategia della Sampdoria
Sin dai primi minuti di gioco il Bari ha mostrato grosse difficoltà nel leggere lo schieramento della Sampdoria. Come rivelato da Semplici nel post gara, l’intenzione dei blucerchiati era quella di attaccare senza offrire punti di riferimento fissi ai difensori biancorossi, in modo tale da far saltare il sistema di marcature a uomo promosso da Longo. La tattica ha funzionato, soprattutto grazie alla scelta sorprendente e rivelatasi vincente di giocare con Oudin in posizione centrale, Niang sulla sinistra e Akinsanmiro sulla destra. In questo modo, con Oudin che, assecondando le proprie caratteristiche, si abbassava sulla linea dei centrocampisti, i liguri hanno destrutturato il blocco dei galletti riuscendo quasi sempre a trovare l’uomo libero tra le linee.
Mentre centralmente la superiorità numerica era garantita proprio dai movimenti di Oudin, Niang galleggiava tra la fascia sinistra e il mezzo spazio sinistro sfruttando il costante supporto di Ioannou, mentre Akinsanmiro e Depaoli si alternavano nel fissare l’ampiezza e nell’occupare i corridoi centrali. Questa fluidità ha mandato in tilt il Bari che, soprattutto da un punto di vista atletico, ha faticato a pareggiare l’intensità e il volume portati dagli avversari.

Le difficoltà in fase di possesso
Oltre alle difficoltà senza palla, la prestazione del Bari è stata insufficiente anche nell’altra metà campo. Moreno Longo, dopo il fischio finale, ha ammesso come nelle ultime partite la sua squadra stia producendo meno, adducendo una serie di motivazioni, fra cui la precaria condizione fisica. A mancare è stata soprattutto la fase di possesso, che in altre occasioni era stata uno dei punti di forza dei galletti in virtù di una certa fluidità e di una serie di movimenti codificati che permettevano di arrivare velocemente nell’ultimo quarto di campo.
L’unico giocatore che ha provato a dare un minimo di fluidità è stato Maggiore, che, indipendentemente dal gol, in alcuni momenti ha mostrato di avere doti tecniche sicuramente superiori alla media in Serie B, riuscendo a ripulire palloni complicati. Dal punto di vista tattico, il centrocampista ha lavorato al fianco di Bellomo in una posizione da trequartista, uno schieramento che contro il Mantova si era rivelato efficace in fase di non possesso, ma che aveva mostrato qualche limite in costruzione.
La situazione si è ripetuta al San Nicola, con gli stessi problemi nella gestione del pallone e, soprattutto, con Bonfanti troppo spesso isolato in avanti. Questo limite, già emerso nella scorsa partita, ha penalizzato ulteriormente l’attacco, anche perché Bellomo sulla trequarti ha offerto poco peso e sostegno. Più che cercare di incidere negli ultimi metri, infatti, il numero dieci si è trovato spesso costretto a muoversi in posizioni arretrate, riducendo così la presenza offensiva e lasciando il compagno senza il supporto necessario, costringendolo ad essere il punto di riferimento per ricevere i palloni spalle alla porta, un fondamentale in cui fin qui ha faticato (con la Sampdoria ha vinto appena un duello aereo su dieci).

La prova di Benali in Bari-Sampdoria
Tra le fila dei biancorossi va sottolineata la pessima prova di Ahmad Benali, in evidente calo d’ossigeno dopo 2/3 di stagione giocati a tutta. Il regista, soprattutto nella prima fase di gara, ha sbagliato tante verticalizzazioni che hanno tolto ritmo alla squadra e hanno incoraggiato una Sampdoria sempre più aggressiva sulla prima costruzione del Bari.
In generale, anche l’atteggiamento senza palla della Sampdoria ha dato i suoi frutti. Quando i biancorossi riuscivano a consolidare il possesso battendo la prima pressione, i blucerchiati si assestavano su un blocco medio-basso raccolto in pochi metri ed estremamente efficace nello sporcare le verticalizzazioni tentate da centrocampisti e difensori per attivare i trequartisti. Benali è mancato proprio in questo: nelle esecuzioni tecniche ma anche nella qualità delle scelte effettuate.

Il nuovo approccio nella ripresa
Per provare a ridestare la squadra, sin dall’inizio dei secondi 45 minuti Longo ha apportato qualche modifica. La prima novità è stata l’ingresso di Lasagna per Bellomo, e l’impatto del numero quindici si è visto subito, dato che dopo pochi secondi l’attaccante è entrato molto bene nell’azione del gol di Maggiore, che ha ribattuto in rete dopo un suo palo. Nelle poche volte della ripresa in cui il Bari ha tenuto il pallone fra i piedi (il possesso è stato del 42%) il suo peso si è fatto notare maggiormente, offrendo un supporto migliore per Bonfanti. Resta comunque complesso giudicare l’apporto delle due punte, vista la poca costruzione dei biancorossi in quel frangente.
Dopo il fischio finale di Bari-Sampdoria, Longo ha affermato: «Nel secondo tempo abbiamo deciso di abbassarci perché fisicamente non eravamo al top». Pur senza schiacciarsi totalmente sulla linea difensiva, infatti, nella ripresa il Bari ha arretrato sicuramente il suo baricentro, rinunciando a un pressing molto aggressivo e limitandosi a chiudere gli spazi. Dopo il gol di Maggiore, infatti, i galletti non hanno più tirato. Una situazione frutto sicuramente delle emergenze, ma che solleva interrogativi sul fatto che quei giocatori di qualità che potenzialmente potrebbero subentrare per alzare il tasso tecnico (come Pereiro e Falletti) siano scivolati indietro nelle gerarchie.
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