Al Martelli di Mantova, il Bari ha trovato tre punti preziosissimi che rappresentano una pesante iniezione di fiducia per tutto l’ambiente in vista del finale di stagione. I biancorossi, infatti, hanno portato a casa una vittoria ampiamente meritata, che ha premiato il coraggio con cui i galletti hanno aggredito la squadra di Possanzini. Di questo, e anche di alcune prestazioni individuali, parliamo in Il Bari a Scacchi, la rubrica di analisi che esamina nel dettaglio tutte le gare dei pugliesi.
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L’aggressione feroce del Bari
Commentando la partita subito dopo il fischio finale, Moreno Longo è tornato più volte a sottolineare con soddisfazione come la sua squadra sia riuscita ad operare in maniera efficace la pressione alta sulla costruzione del Mantova. «Per chi conosce loro, vedere il portiere che calcia lungo è una soddisfazione», ha affermato infatti il tecnico biancorosso, «giocano diversamente, ma noi abbiamo pressato con i tempi corretti. Abbiamo provato ad aggredirli alti e da una situazione del genere è nato il gol, è stato premiato il coraggio».

Da una situazione del genere, del resto, è nato il gol decisivo. È stata proprio a seguito del pressing, infatti, che i biancorossi hanno costretto il Mantova all’errore, con Mattia Maita che ha recuperato palla, Ahmad Benali bravo a trovare l’imbucata per Giulio Maggiore che ha poi depositato in porta.

I limiti dell’attacco
Se ci può essere un rammarico legato alla bella prova del Bari è sicuramente quello di non aver trovato prima la rete del vantaggio, o comunque di aver tenuto la gara aperta fino alla fine. La situazione si lega alle difficoltà in fase di costruzione, accentuate dal fatto che Nicholas Bonfanti troppo spesso è apparso isolato. Il modulo iniziale scelto da Longo, ovvero il 3-5-1-1, con il solo Nicola Bellomo in appoggio al centravanti, ha probabilmente aiutato in fase di non possesso, ma ha tolto qualcosa nella costruzione.
Come si vede nell’immagine sottostante, il Bari ha provato ad attaccare soprattutto sulla corsia di sinistra, anche perché da quella parte c’era un Mehdi Dorval che, in particolar modo nel primo tempo, era molto ispirato. Gli uomini di Moreno Longo hanno cercato spesso di muovere le pedine per scardinare una linea difensiva del Mantova che, in fase di non possesso, si sistemava quasi sempre a cinque. A volte era Nosa Obaretin a sganciarsi per creare sovrapposizioni, in altre occasioni Giulio Maggiore si allargava permettendo allo stesso Dorval di rientrare nelle zone centrali del campo.


La prova di Maggiore
Il man of the match della gara di sabato è stato sicuramente Giulio Maggiore che, dopo una prova tutt’altro che brillante nella partita da titolare disputata contro la Juve Stabia, si è riscattato con un’ottima prestazione, impreziosita dal gol decisivo. Sia chiaro, a rendere da “sette in pagella” la sfida dell’ex Salernitana è senza dubbio la rete, visto che altrimenti saremmo restati sulla sufficienza. Indipendentemente da questo, però, sono preziosi i segnali di crescita mostrati.
Maggiore, infatti, è apparso utile in diversi contesti. In fase di transizione offensiva non sempre è stato preciso, ma ha fatto vedere ottime doti in conduzione palla che, con un pizzico di pulizia in più, potevano creare diversi pericoli. Quando il Bari costruiva palla al piede, invece, la sua mobilità è stata preziosa per muovere le linee avversarie: il centrocampista, infatti, si allargava spesso per scambiarsi di posizione con Dorval oppure, come abbiamo già visto, andava ad occupare gli spazi centrali lasciati liberi da Bellomo. Insomma, sono primi segnali di un ragazzo che sicuramente ha una notevole intelligenza calcistica e che, ritrovando una condizione che ancora è tutt’altro che brillante, potrà essere molto utile alla causa.

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