Bari-Parma, l’analisi: il piano gara, l’atteggiamento finale (e le paure) e le prestazioni di Maita e Di Cesare

L’analisi di Bari-Parma

È sempre Valerio Di Cesare l’uomo della provvidenza in casa Bari. Un capolavoro tecnico nel numero 6 ha regalato ai biancorossi un punto di vitale importanza nella lotta per la salvezza. La gara contro il Parma, fortemente condizionata dalla sconfitta maturata dal Venezia sul campo del Catanzaro, ha prodotto un risultato soddisfacente per entrambe le squadre.

I ducali dopo il pareggio di capitan Di Cesare hanno tirato i remi in barca attendendo placidamente il fischio finale che avrebbe sancito la promozione in Serie A. Il Bari, dopo il pareggio raggiunto, ha fatto ben poco per provare a rovinare la festa degli ospiti. Seppur il pubblico stimolasse la squadra ad attaccare, il timore che una transizione potesse generare un’occasione per il Parma ha sempre fatto desistere la squadra. Gli ultimi 20 minuti non hanno aggiunto nulla ad un epilogo ormai definito dai gol di Bonny e Di Cesare. Mentre il Parma potrà godersi la meritata promozione, per il Bari il punto conquistato vale il ricongiungimento con Ternana e Ascoli in zona playout.

Bari-Parma non ha offerto tanti spunti di natura tattica, ma ci ha detto tanto sulle richieste fatte da Giampaolo alla squadra e su quali siano i giocatori biancorossi che si sono calati meglio nell’attuale contesto.

Di Cesare Sondaggio Bari
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Il piano gara e i conseguenti errori

Le intenzioni del Bari sono parse evidenti sin dai primi minuti: l’idea dei biancorossi era quella di controllare i ritmi della gara costringendo il Parma a lunghe fasi di attacco posizionale contro due linee da 4 molto strette e due attaccanti, Nasti e Sibilli, incaricati di oscurare le linee di passaggio tra difensori e centrocampisti.

Questo approccio del Bari ha privato il Parma della sua arma più affilata, cioè le transizioni, che i biancorossi hanno cercato di evitare anche sacrificando una fase di possesso più elaborata. Difatti, appena il pressing dei ducali accennava ad intensificarsi, i portatori di palla del Bari si rifugiavano nel lancio lungo in direzione Marco Nasti, che però faticava nei duelli impari contro Circati e Osorio. I trequartisti scelti da Giampaolo – Sibilli, Aramu e Kallon – non sono stati neanche particolarmente abili nel catturare le seconde palle generate dai duelli tra il numero 9 e i due centrali, che di fatto sono sempre state appannaggio dei centrocampisti ospiti.

La maggior parte delle occasioni del Parma sono nate da errori in costruzione del Bari, amplificati anche dall’assenza di Benali. Il centrocampista libico è fondamentale per far uscire il pallone in modo pulito dal primo terzo di campo, e la contemporanea mancanza di Maiello ha privato il Bari degli unici due calciatori freddi e precisi nella gestione del pallone in spazi congestionati. Tutta la mancanza di qualità del Bari in costruzione si è vista in occasione del gol di Bonny, quando Kallon, dopo aver raccolto un pallone vagante nella propria metà campo, ha tentato un passaggio orizzontale verso Lulic sbagliando la misura e innescando Partipilo. I timori del Bari si sono condensati in quell’errore poi trasformato in gol dal Parma.

I simboli del Bari

La paura con cui molti giocatori del Bari approcciano e vivono le gare è l’immagine di questa stagione travagliata. Il terrore di commettere un errore e compromettere l’intera partita ha invaso in maniera endemica buona parte della rosa biancorossa, causando prestazioni collettive a tratti sconcertanti.

Dal tremolio di gambe generale emergono solo i decani del gruppo, quelli, tra le tante cose, più abituati allo stress che una piazza esigente e calorosa come Bari genera. Il simbolo di questo sentimento è senza dubbio Valerio Di Cesare, il cui carisma ormai si propaga fino all’area avversaria. Delle sue incursioni nella metà campo offensiva, spesso concluse con tiri sempre vicini al bersaglio, si potrebbe scrivere un long form, a cui mercoledì pomeriggio ha aggiunto il capitolo più dolce.

Oltre alla sua prova, parzialmente macchiata da un errore di posizionamento sul gol di Bonny, va citato l’indomito Mattia Maita, autore di una prova gladiatoria in mezzo al campo. Orfano del compagno di reparto Benali, Maita si è prodotto in uno sforzo doppiamente più gravoso del solito perché obbligato a sdoppiarsi per compensare le mancanze di Lulic, apparso nuovamente fuori fase. Al centrocampista siciliano non gli si può chiedere pulizia tecnica e precisione nei passaggi, ormai è chiaro, ma quando è chiamato ad una prova di lotta e sostanza raramente marca visita.

Maita Kallon
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By Giovanni Fasano

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