Buona la prima per Beppe Iachini: nel giorno del suo esordio in biancorosso il tecnico marchigiano riporta il Bari alla vittoria nel match casalingo contro il Lecco. L’andamento del punteggio non riflette le difficoltà avute dai padroni di casa, ma il valore di questi tre punti prescinde dalla qualità della prestazione offerta.
Il match è stato indirizzato da uno splendido gol di Benali, abile nel coordinarsi e spedire sotto l’incrocio una palla sputata fuori dall’area di rigore dalla retroguardia ospite. Nella ripresa ci hanno pensato Puscas e Sibilli ad arrotondare il punteggio, prima che il gol di Novakovich aggiungesse un po’ di pepe al finale. Ma nonostante i tre gol e una gara ricca di eventi, il protagonista assoluto è stato Beppe Iachini, il cui carisma ha ridestato un pubblico infiacchito dalla contestazione della Curva Nord. La squadra dovrà migliorare in tanti aspetti per poter ambire alla post season, ma l’aver trovato un condottiero in grado di tracciare una linea da perseguire è un primo passo importante.
La prima di Iachini ha fornito diversi spunti che cercheremo di approfondire ne il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui ripercorriamo il match di giornata individuandone i temi (tattici e non) più significativi. Per Bari-Lecco ci siamo soffermati sulle scelte di Iachini, sui due uomini da cui ripartire e sul cambio di atteggiamento.
Le prime mosse di Iachini
Iachini ha scelto il 4-3-1-2 per il suo primo Bari, con Sibilli trequartista alle spalle di Menez e Puscas. Il mister marchigiano ha giustificato questa scelta sottolineando la necessità di far gravitare nei corridoi centrali calciatori con la creatività di Sibilli e Menez, piuttosto che isolarli sulla fascia. Gli effetti positivi sono stati diversi, così come quelli negativi, soprattutto nella fase di non possesso.
Avvicinare Menez e Sibilli ha consentito al Bari di aggirare con qualità la pressione del Lecco, molto aggressivo sui portatori di palla nel primo tempo. Gestendo tanti palloni spalle alla porta, dialogando nel mezzo spazio sinistro e lucrando qualche fallo i due fantasisti hanno fiaccato l’intensità degli avversari, che con lo scorrere dei minuti hanno perso lucidità e tempismo nelle uscite. La sviluppo del gioco non è mai stata fluido, ma quando anche i centrocampisti riuscivano ad associarsi con le due fonti di gioco principali la manovra ne giovava.
Il centrocampo a rombo ha consentito al Bari di congestionare gli spazi centrali e orientare la manovra del Lecco verso l’esterno, ma qui sono sorti diversi problemi. Nella prima mezz’ora il Bari ha faticato a leggere la posizione di Capolare, nominalmente terzino sinistro ma terzo di difesa in fase di costruzione con licenza di sganciarsi. Libero di ricevere palla, Caporale ha sfruttato l’indecisione negli scivolamenti laterali di Maita per invadere la metà campo avversaria e generare potenziali pericoli. Il centrocampista siciliano era preso in mezzo dalle incursioni del terzino e dai movimenti alle sue spalle di Ionita, su cui spesso scalava l’onnipresente Benali. Nella ripresa la squadra è parsa più organizzata e ordinata, ma i problemi sono rimasti.
Nel complesso, la gara di ieri ha evidenziato come per il Bari non sia sostenibile reggere lunghe fasi di difesa posizionale con questo schieramento, soprattutto se le due punte sono Menez e Puscas, non sempre puntuali nel lavoro di schermatura delle linee di passaggio. Allo stesso tempo Iachini ha ribadito più volte il concetto di riaggressione, affermando come un recupero palla immediato possa favorire giocatori abili nelle transizioni rapide come Sibilli e Menez.
I problemi in alcuni frangenti del match non hanno intaccato le idee di Iachini, che dalle dichiarazioni rilasciate nel dopo gara sembra intenzionato a costruire attorno all’estro e alla fantasia del numero 7 e del numero 20 le fortune offensive del Bari. La formula per farlo è ancora, per ovvi motivi, in via sperimentale, ma l’idea di attaccare in modo fluido, concedendo la massima libertà di movimento ai suoi attaccanti inizia a germogliare nella mente di Iachini.
Lo spirito del Bari
Contro il Palermo, più che il risultato finale, aveva preoccupato l’atteggiamento dei giocatori del Bari. Oltre ad interpretare le gare in modo diametralmente opposto rispetto ai concetti sbandierati da Marino a mezzo stampa, la squadra sembrava svuotata. Spesso abbiamo ribadito come la passività senza palla sia diventato un problema cronico del Bari 23/24, ma contro il Palermo è stata la passività nel linguaggio del corpo a sconcertare.
Ecco, da questo punto di vista rispetto alla gara del Barbera il Bari ha dato segnali incoraggianti. Dopo un avvio a ritmi blandi la squadra ha alzato i giri e pareggiato l’intensità del Lecco, emergendo alla distanza grazie a prestazioni individuali eccellenti. Il secondo tempo è stato il manifesto di un Bari arcigno, impreciso tecnicamente ma avvinghiato alla vittoria come non lo si era mai visto. Edjouma è salito in cattedra in fase di interdizione, mostrando una volta di più come i suoi mezzi fisici possano rivelarsi determinati in questa categoria; Dorval ha macinato chilometri fino all’ultimo secondo, gestendo con efficacia diversi duelli difensivi. Oltre a loro, non è mancato l’apporto dei subentrati, su tutti Matino e Nasti, il primo sempre più affidabile mentre il secondo in evidente crescita nel lavoro oscuro lontano dai riflettori dell’area di rigore.
Non si possono trarre giudizi definitivi da soli 90 minuti, ma rispetto al recente passato la sensazione è che il gruppo remi nella stessa direzione, e di questo va dato atto a Beppe Iachini.