Il nuovo Bari di Pasquale Marino centra la seconda vittoria di fila: dopo Brescia, il Bari torna a vincere in casa dopo poco più di cinque mesi. Il protagonista non poteva che essere Giuseppe Sibilli. Dopo il grande gol contro il Modena che aveva illuso tutto il San Nicola fino al beffardo pari di Manconi, in un soleggiato pomeriggio barese il suo gol è valso (finalmente) tre punti importantissimi.
Sibilli ci ha preso gusto
Sibilli è arrivato a Bari con le stimmate del grande incompiuto. Un giocatore dal grandissimo talento frenato più volte da una discontinuità dilagante. In questo inizio di campionato nel capoluogo pugliese, Sibilli ha alternato ottime prestazioni a gare molto appannate, ma nelle ultime settimane sta emergendo il suo talento e la sua già risaputa qualità.
Nella prima gara di Marino, Sibilli aveva stupito tutti con una corsa frenetica verso la porta. Tanta fame e tanta voglia di vincere in un contesto ambientale che ispirava tutt’altro, con la contestazione iniziale e finale del San Nicola. Un gol che poi alla fine non è valso i tre punti, poiché raggiunti dalla punizione insidiosa di Manconi a battere Brenno. Sibilli ci aveva messo il cuore rilasciando anche parole importanti al termine del match, dimostrando che quanto a carisma l’ex Pisa non è secondo a nessuno. È palese come ci avesse messo tutto se stesso per riportare a Bari i tre punti. In poco tempo è stato più che premiato.
Nella gara contro l’Ascoli è stata tutt’altra musica. Sotto il cielo azzurro del San Nicola, ancora meravigliosamente Sibilli. Una sgroppata palla al piede a partire da metà campo superando diversi uomini marchigiani, serpentine ubriacanti volte a colpire i bianconeri in pancia. Arrivato al limite dell’area, ha scaricato una botta violenta a battere il portiere. Una saetta violenta come è stato il boato dell’Astronave, al pari di una autentica liberazione.
Questo nuovo ruolo ibrido da mezzala permette allo stesso Sibilli di sentirsi più libero di svariare, non è intricato in panni non suoi. Si sente al posto giusto nel momento giusto ed ha capito che il momento è adesso. Già dalla prima gara contro il Modena si intuiva come lo stesso Sibilli fosse più libero tecnicamente e mentalmente, e conscio che la squadra potesse pendere dalle sue giocate sempre imprevedibili.
La liberazione del San Nicola
Come contro il Modena, Sibilli ha segnato sotto la Nord. Si è lasciato andare ad una esultanza liberatoria che sapeva di riscatto. Guidati da Bellomo, tutta la panchina è corsa in campo per festeggiare con lui e prendersi gli applausi della gente biancorossa. Tutti i tifosi si affidavano al brio dell’attaccante partenopeo, come se fosse il talismano di questa squadra. Come se fosse un segno del destino se l’unica vittoria per 1-0 in campionato aveva portato la sua firma, quella zampata vincente contro la Cremonese dello scorso agosto.
In comunione con un popolo intero, Sibilli ha sempre dato il massimo per essere identificato come l’uomo chiave di questa squadra. Un ragazzo che sente la responsabilità dell’andamento negativo di questa rosa e che vedeva i risultati negativi come un fallimento personale a tutti gli effetti.
Al fischio finale Sibilli e i compagni si sono lasciati andare ad una grande esultanza tra buffetti e scherzi, sintomo di un gruppo più unito che mai che pian piano si sta ritrovando, mettendo in ordine i vari pezzi di un puzzle che da inizio stagione era molto difficile incastrare.
Sibilli ha ben capito che deve sfruttare al meglio la realtà barese come rilancio di una carriera che più di qualche volta è stata zoppicante. L’ex Pisa deve prendere al volo questo bus chiamato Marino che, nonostante i tanti scetticismi, sta cercando di portare il Bari verso una destinazione chiamata paradiso.
Partendo dalle piccole cose Sibilli sta migliorando se stesso facendo capire anche a chi lo criticava che con la testa giusta nel giusto contesto ci si può sentire come Messi contro il Getafe, superare ogni avversario come se fosse un’insidia e regalare gioia ad una città e ad una provincia che porta costantemente il galletto nel cuore. Oppure come Drogba, leader tecnico e carismatico di questa squadra. E come diceva (in parte) Massimo Marianella: «Ancora una volta, sempre Sibilli, meravigliosamente, incredibilmente Sibilli».