Dopo due vittorie e due pareggi, è arrivata la prima sconfitta di Marino sulla panchina del Bari. (qui la nostra cronaca del match) Un sonoro 0-3 contro un Venezia che aggancia la vetta in un pomeriggio complesso fatto di infortuni, scambi dialettici e feroci contestazioni da parte della piazza.
Un Bari che cade a pezzi
Il Bari di Marino si avvicinava a questa sfida dopo il pirotecnico pareggio a Piacenza contro la Feralpisalò. Una gara pazza che aveva riportato a galla tutte le fragilità mentali che le vittorie contro Brescia e Ascoli sembravano aver spazzato via. La speranza era che la sosta avesse dato nuova linfa a tutto il gruppo, due settimane per ricaricare le batterie e ripartire.
Sotto la pioggia copiosa in un San Nicola colorato di rosso nel weekend dedicato alla violenza contro le donne, arriva il Venezia di Vanoli. Una squadra con elementi da Serie A che esprime il più bel calcio della B. Nel pre partita, il Bari perde il primo pezzo del suo tassello: Diaw in panchina per un nuovo infortunio, questa volta una contrattura alla schiena. Dentro Aramu, il grande ex a caccia di riscatto. La squadra biancorossa, dopo un primo tempo arduo e coraggioso, vien colpita dalle potenzialità benefiche del turbante di Pierini. Al 45′ il Bari è sotto e i fischi sugli spalti forse son troppo ingenerosi.
Il secondo tempo si apre con Achik al posto di Aramu, un cambio che sa di bocciatura. La squadra si dimostra piatta e apatica, senza mai tirare in porta come fatto nei primi 45′. Il Venezia si difende in maniera ordinata come una grande squadra sa fare, pazientando e aspettando il giusto momento per colpire. Al 65′ Maita è pronto per entrare per Benali, ma Koutsoupias fa segno alla panchina che non ce la fa, dopo aver rimediato una botta troppo dolorosa.
Ad aver la peggio nel corso del match è anche Raffaele Pucino, dopo un brutto scontro di gioco nell’azione dello 0-2 di Tessman. Il terzino è parso subito dolorante e solo gli esami daranno il responso. Nella stessa azione solo una botta per Brenno, mentre Nasti è uscito zoppicante per una distorsione alla caviglia. In settimana verranno valutate le loro condizioni in vista della trasferta di Lecco.
Il Bari visto sabato pomeriggio assomigliava ad un vaso informe che, sotto la pioggia, si scioglieva e perdeva pezzi. Sugli spalti e davanti la tv, questa implosione si notava. E davanti ad un cataclisma del genere, è molto difficile rimanere in silenzio. Sempre sotto a una pioggia torrenziale che ha arricchito il dramma barese.
Dialettica dentro e fuori dal campo
Sugli spalti la situazione è diventata incandescente durante gli ultimi minuti. In tribuna molta gente ha sbottato contro presidente De Laurentiis e il direttore sportivo Polito, invitando entrambi ad abbandonare la città di Bari. Un nervosismo più che comprensibile, per gente che darebbe tutto per i colori biancorossi costretta ad assistere ad uno spettacolo tragicomico. Il presidente si è lasciato andare poi ad un botta e riposta colorito con alcuni tifosi, apparendo infastidito della situazione e mantenendo un sorriso sardonico. La situazione in casa biancorossa è tanto complicata e la sensazione è che nessuno sia in grado di controllarla e prenderne le redini. Anche alcune parole molto colorite del numero uno biancorosso hanno aizzato gli animi, accuse verbali dal patron barese che francamente si potevano evitare.
Nella pancia del San Nicola, subito dopo la fine della partita, sono arrivate anche le parole di mister Marino ad agitare i tanti tifosi baresi già scottati. “Per 90 minuti abbiamo contrastato il Venezia, siamo stati in partita fino alla fine tranne per gli ultimi 5 minuti” ha dichiarato il tecnico siciliano. Queste affermazioni sono parse molto sorprendenti dopo la prestazione vista. La squadra è arrivata in area tante volte ma con pochissimi uomini e in maniera molto poco coordinata. I movimenti dei giocatori in campo son parsi goffi e con scriteriati, tutto questo non può essere coperto con lotta e carattere.
Sia dentro che fuori dal campo, il Bari sta vivendo un momento nero. La confusione e il malcontento fanno da padrona in un ambiente che solo un anno fa visse la miglior stagione degli ultimi dieci anni. Ora come ora, come nei più classici dei film horror, sarebbe meglio guardarsi le spalle perché l’orizzonte che si ha davanti non è che una vana speranza di un qualcosa che non verrà mai raggiunto.
CLICCA QUI PER SEGUIRCI SU FACEBOOK.
CLICCA QUI PER SEGUIRCI SU INSTAGRAM.
CLICCA QUI PER SEGUIRCI SU YOUTUBE.
CLICCA QUI PER SEGUIRCI SU TWITTER (X).