Contro la Juve Stabia si è visto uno dei volti peggiori del Bari. Al Menti, la squadra biancorossa è apparsa imprecisa, incapace di vincere i duelli e poco lucida nelle scelte. In questo, senza dubbio, le numerose assenze hanno avuto un peso significativo: mancava soprattutto quella che Longo ha definito «l’anima della squadra», ovvero il duo di centrocampo composto da Benali e Maita. Queste indisponibilità hanno inciso soprattutto sulla fluidità dei movimenti coordinati, uno degli aspetti chiave nei gioco dei galletti. A Castellammare, di conseguenza, il Bari è apparso inevitabilmente meno compatto, subendo maggiormente l’iniziativa avversaria.
A complicare ulteriormente le cose c’è stata l’incapacità di adattarsi a una partita impostata fin da subito su agonismo, intensità e fisicità. Ne è scaturita una delle peggiori prestazioni stagionali e una sconfitta netta, più pesante per la dinamica con cui è maturata che per il risultato in sé. Di questo, e anche di alcune prestazioni individuali, parliamo in Il Bari a Scacchi, la rubrica di analisi che esamina nel dettaglio tutte le gare dei biancorossi.
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L’analisi di Juve Stabia-Bari
Gli errori in fase di possesso
Analizzando la sfida contro la Juve Stabia, il primo spunto arriva dalle parole di Moreno Longo. Nel post-gara, infatti, il tecnico ha dichiarato: «È stata una partita di duelli. Sapevamo di affrontare una squadra fisica, che fa dell’intensità la sua caratteristica migliore. La loro fisicità ha prevalso». Un concetto ribadito anche da Nunzio Lella, che ha sottolineato: «La loro forza sta nei duelli, ne vincono parecchi. Potevamo essere più bravi a portarli dalla nostra parte. Dovevamo giocare meglio dal basso per farli uscire e servire gli attaccanti».
Longo, prevedendo una gara fisica, ha deciso fin da subito di rinunciare alla qualità del trequartista per schierare due punte di maggior peso. Una scelta che poteva avere senso, ma i biancorossi hanno sbagliato quasi tutte le decisioni e le giocate. Il Bari è stato nettamente sovrastato nei duelli, subendo il ritmo imposto dagli avversari. I numeri confermano queste difficoltà: la sfida del Menti è stata la seconda peggiore della stagione per contrasti vinti (appena il 33,3%) e la peggiore in assoluto per precisione nei passaggi (67%). Quest’ultimo dato riflette le difficoltà nel far circolare il pallone in modo pulito. Nei primi cinquanta minuti, la fase di possesso è stata assolutamente inefficace. Anche il ricorso al lancio lungo in verticale, soluzione adottata con costanza durante la stagione, questa volta non ha portato i risultati sperati.
Due aspetti, in particolare, non hanno funzionato. Il primo è nella fase di palleggio prima della verticalizzazione: solitamente il Bari cerca di muovere gli avversari per isolare il centravanti e metterlo nelle condizioni ideali per ricevere la sfera, ma contro la Juve Stabia questa strategia è mancata. Di conseguenza, molti palloni sono arrivati sporchi a Favilli e Bonfanti, che hanno faticato nel controllo. La percentuale di passaggi lunghi riusciti è stata del 41,2%, ben al di sotto della media stagionale (57,4%). Un dato sorprendente, considerando che i galletti sono solitamente la seconda squadra più precisa in questo fondamentale, dietro solo alla Cremonese.
Un’analisi evidente di queste difficoltà emerge osservando alcune azioni tra il settimo e il decimo minuto. Prima, Vicari ha la possibilità di gestire il possesso su punizione, ma il suo lancio lungo è intercettato dalla difesa avversaria, uscita con facilità. Poco dopo, Mantovani batte una rimessa laterale lunga, ma in entrambi i tentativi la Juve Stabia vince i duelli e riconquista il pallone. Infine, la sfera torna a Favasuli, che la spedisce subito in avanti per Favilli: l’attaccante riesce a controllare, ma calcia immediatamente, perdendo il possesso.
Insomma, il Bari ha avuto poco il pallone tra i piedi e, quando lo ha recuperato, lo ha gestito male. Il dato sul possesso nel primo tempo (appena il 36%) fotografa perfettamente queste difficoltà.
In questa immagine si vedono le difficoltà nei duelli. Su questa rimessa laterale prima Favilli e poi Bonfanti vanno a duello con l’avversario e perdono il contrasto. Situazioni simili si sono verificate per tutto il primo tempo
Le difficoltà in fase di non possesso
Se nel corso del primo tempo la fase di possesso non ha funzionato, non si può dire che senza palla i biancorossi abbiano fatto meglio. In questo, va detto, si è vista ancor di più la difficoltà dovuta all’aver affrontato la partita con un centrocampo totalmente rimaneggiato: i componenti della mediana non sempre avevano l’abitudine di pressare in maniera coordinata e questo ha pesato, soprattutto in occasione del primo gol.
In avvio, in realtà, il Bari ha provato ad avere un approccio aggressivo, con la consueta marcatura uomo su uomo e una pressione alta per attaccare la Juve Stabia fin dalla prima costruzione. Ad essere coinvolti erano soprattutto i centrocampisti: se Favilli prendeva il centrale e Bonfanti il braccetto di sinistra, Lella si alzava sull’altro componente della linea difensiva, mentre Maggiore e Maiello coprivano i due centrali di centrocampo.

Da un lato, però, il fatto che i giocatori non sempre si muovessero in maniera coordinata ha fatto sì che spesso si siano creati degli spazi fra la linea dei difensori e dei centrocampisti (che due calciatori in grado di disputare un’ottima partita come Buglio e Pierobon hanno saputo sfruttare). Dall’altro i biancorossi hanno sofferto moltissimo la pressione operata dagli esterni avversari, che ha costretto Favasuli e Dorval a restare bassissimi per pensare soprattutto alla fase di contenimento. L’analisi delle posizioni medie del primo tempo è emblematica: Favasuli è addirittura il giocatore con il baricentro più basso della squadra, ma anche Dorval è molto schiacciato.

Questi spazi tra i reparti hanno consentito alla Juve Stabia di attaccare con frequenza sulle corsie laterali anche ricorrendo ai cambi di gioco, con il Bari che ha sofferto in particolare sulla sinistra. Il primo gol, come detto, è emblematico delle difficoltà collettive mostrate dalla squadra. In quell’azione, infatti, Dorval era in proiezione offensiva, motivo per cui Mantovani ha effettuato la scalata per coprire Ruggero. Di conseguenza, l’intera squadra avrebbe dovuto muoversi in modo coordinato per chiudere gli spazi: Vicari (tutt’altro che perfetto nel corso del match) è andato su Adorante, ma è mancata la copertura di Maggiore, lasciando una voragine che Piscopo ha saputo sfruttare.

La ripresa
Il Bari è riuscito a costruire qualcosa solo nel secondo tempo, e forse era inevitabile. La pessima prova dei primi quarantacinque minuti, infatti, era dovuta anche (o forse soprattutto) all’altissima intensità imposta dai padroni di casa, difficilmente sostenibile per novanta minuti. L’inserimento dei trequartisti ha dato una mano, ma a posteriori va riconosciuto che le scelte iniziali del tecnico potevano avere una logica. In una gara del genere, infatti, l’idea di schierare due punte fisiche per sfruttare i duelli era sensata: il vero limite è stato nelle scelte individuali, nella scarsa pulizia tecnica e nell’incapacità di calarsi pienamente nel contesto della partita.
Più che il mancato utilizzo della fantasia dal primo minuto (che, con l’andamento del match, non sarebbe stata necessariamente la soluzione ideale), al tecnico va imputata l’incapacità di dare ai suoi un assetto alternativo in corso d’opera, la scarsa ricerca di soluzioni per migliorare il palleggio (in alcuni momenti il Bari ha provato a muovere le sue pedine, abbozzando una impostazione a quattro o una maggiore rotazione dei centrocampisti, ma in maniera poco efficace) e per mettere gli attaccanti nelle condizioni migliori per ricevere palla.
Quando la Juve Stabia ha abbassato i ritmi, il Bari è riuscito a far emergere maggiormente la propria qualità, riaprendo in maniera insperata la partita. Tuttavia, è stato troppo poco, frutto più dell’inerzia e del calo fisico degli avversari che di una reale crescita della squadra. In questo contesto, il gol di Gaston Pereiro serve più che altro a infondere fiducia a un nuovo acquisto che dovrà necessariamente portare fantasia e alzare il tasso tecnico, già a partire dalla gara contro la Cremonese, ora ancora più delicata e importante.
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