Dopo due mesi di astinenza il Bari torna alla vittoria, e lo fa ancora in Lombardia, questa volta al Rigamonti di Brescia, al termine di un match ribaltato dopo lo svantaggio iniziale. Nella prima frazione i biancorossi hanno confermato le grosse difficoltà palesate nelle precedenti settimane, mentre nella ripresa il bellissimo gol di Diaw ha trainato la squadra verso un radicale cambio d’atteggiamento rivelatosi decisivo per la vittoria finale.
Per analizzare la partita torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui vivisezioniamo il match di giornata individuando gli elementi che lo hanno contraddistinto. Nelle ultime settimane trovare aspetti positivi o benauguranti era diventato quasi impossibile, mentre per Brescia-Bari oltre a soffermarci sui problemi avuti nel primo tempo, approfondiamo le soluzioni adottate a gara in corso da Marino e l’ottima prestazione di Davide Diaw.
Il primo tempo difficoltoso del Bari
A detta dello stesso Marino, le difficoltà avute dal Bari nel primo tempo sono state causate dalle modifiche tattiche apportate da Gastaldello a ridosso della gara. Per ovviare all’infortunio occorso al difensore centrale Adorni nel riscaldamento, Gastaldello, già orfano di Cistana, è passato alla difesa a 4, aggiungendo un centrocampista (Fogliata) e alzando Bjarnason alle spalle del tandem offensivo Bianchi-Moncini.
Il Bari, che invece si disponeva con un inedito 4-4-2, ha faticato ad adattarsi al nuovo schieramento, soffrendo la doppia inferiorità numerica a centrocampo e la fisiologica inadeguatezza di Dorval nell’interpretare il ruolo di mezzala in fase di non possesso. L’algerino andava invece ad occupare l’ampiezza in fase di possesso, coperto alle spalle da Pucino; dall’altra parte Sibilli era nominalmente l’esterno sinistro, ma in realtà era libero di svariare su tutto il fronte offensivo, per un trasformato 4-3-1-2. I pochissimi pericoli creati dal Bari nella prima frazione sono stati generati dalle accelerazioni del fantasista campano, sempre abile nel ricevere in mezzo al campo e puntare con forza la linea avversaria.
Per portare ordine in mezzo al campo, nella seconda metà di primo tempo Marino è passato alla difesa a 3, con Pucino impiegato a destra e Vicari a sinistra. Al centro c’era Di Cesare, mentre Acampora è sceso in cabina di regia, con Koutsoupias e Sibilli ai suoi fianchi. L’ampiezza era garantita sempre da Dorval e dall’evanescente Frabotta, mentre Nasti si muoveva alle spalle di Diaw. Un 3-5-2 in cui Sibilli, dunque, ha ricoperto l’inedito ruolo di mezz’ala.
Il cambio di modulo ha migliorato la fase di costruzione, con Pucino libero di sganciarsi nel mezzo spazio destro per andare in verticale sulle punte che a loro volta, sollecitate spalle alla porta, provavano a servire mezzeali e quinti. Nel complesso non si può dire che questo primo accorgimento operato da Marino abbia inciso particolarmente sulla produzione offensiva del Bari, ma ha dato maggiore equilibro ad una squadra apparsa sfilacciata e disorganizzata sin dalle prime battute.
Allo stesso tempo, il Brescia ha gradualmente abbassato il baricentro, non riuscendo più a coinvolgere le punte nella risalita del campo. Il Bari ha quindi guadagnato metri e fiducia, trascinato soprattutto dalla verve di Diaw, per distacco il migliore in campo anche nella prima frazione.
La scossa e il cambio di atteggiamento
Dopo l’intervallo Marino ha confermato il 3-5-2 visto nel finale della prima frazione, con l’unica novità rappresentata da Ricci al posto di Frabotta. Il Bari ha provato subito a prendere le redini del match, alzando il baricentro e chiudendo il Brescia nella propria metà campo, ma sono stati i padroni di casa ad andare più volte vicini al gol del raddoppio. Prima con un destro di Moncini che ha lambito il palo, poi con un colpo di testa di Paghera deviato in bello stile da Brenno.
Il punto di svolta del match è coinciso con la sgroppata di Diaw culminata con un mancino al fulmicotone alle spalle di Lezzerini. Da quel momento il Bari è sembrato invaso da un’energia diversa: la frustrazione del primo tempo ha fatto spazio alla lucidità e alla compattezza dell’ultima mezz’ora del secondo. I singoli sono saliti di colpi: Acampora ha preso in mano il centrocampo, Di Cesare, Pucino e Vicari hanno blindato la difesa e Ricci ha fornito quell’apporto offensivo che Frabotta non era stato in grado di offrire. Anche grazie all’ingresso di un positivo Morachioli in luogo di Nasti e il passaggio ad un più frizzante 3-4-1-2.
Il finale è stato meno concitato di quanto si potesse logicamente aspettare, sia per merito di un Bari ermetico nel serrare le linee che per demerito di un Brescia tramortito dall’uno-due biancorosso e incapace di reagire. I cambi di Gastaldello non hanno funzionato e a prendersi la scena nel finale è stato il solito imperioso Di Cesare, che ha giganteggiato negli ultimi duelli con gli attaccanti avversari.
I 90 minuti di Davide Diaw
Il trascinatore del Bari è stato Davide Diaw, mai così leader dei biancorossi come nella trasferta di Brescia. A differenza dei compagni, la sua prestazione è stata positiva anche nella prima frazione, quando nonostante fosse servito poco e in modo approssimativo riusciva sempre a divincolarsi e a rendersi autosufficiente.
La sua forza fisica ha destabilizzato la coppia Papetti-Mangraviti, sempre in affanno nel duellare con lui. I dati, in questo senso, sono emblematici: Diaw ha vinto 11 dei 18 duelli ingaggiati, di cui 4 aerei. Diaw è strutturato ma anche veloce in progressione, e nonostante una tecnica in conduzione un po’ rudimentale è difficile da arginare per la potenza che sprigiona durante la corsa.
Il gol è il compendio del suo bagaglio tecnico ed attitudinale, un mix di atletismo e caparbietà che ben si sposa con una squadra alla disperata ricerca di un faro offensivo in grado di colmare il vuoto lasciato dai partenti e permettere di guardare al futuro. Un gol… alla Cheddira.