Benali: “Non avevo capito la grandezza di Bari prima di arrivarci, non vorrei mai andare via. Il City, Tevez, David Silva, Yaya Touré e Marco Giampaolo…”

L'intervista a Benali

Uno dei principali protagonisti di queste prime 13 giornate di campionato, è stato Ahmed Benali. Il libico, con geometrie e tanta gamba, si sta prendendo ormai da tempo il Bari, diventando uno degli imprescindibili dell’undici titolare. Nella gara contro la Reggiana, dopo un’ottima azione condotta a tutta velocità con Novakovich, ha trovato il suo primo gol stagionale. La sua assenza contro il Cittadella sarà un bel problema da affrontare per mister Moreno Longo. Benali ne ha parlato ai canali ufficiali della società in una intervista esclusiva.

Benali
Copyright: SSC Bari

L’intervista a Benali

L’infanzia

Benali, nato a Manchester, ha parlato della passione per il City: «Da piccolo mio padre mi ha cresciuto con il pallone, il calcio è lo sport del popolo. Ho tre fratelli, giocavamo sempre insieme. Il City è sempre stata la mia squadra perchè sono cresciuto a due passi dal vecchio stadio, ho subito tifato la squadra del mio quartiere. Sono nato a Manchester in un quartiere non ricchissimo ma non mi è mai mancato niente, mia madre è inglese mentre mio padre libico. Questa cultura mi ha fatto crescere benissimo. Quando andavo a scuola nel 90% delle classi si tifava Manchester United, noi del City perdevamo sempre. Quando mi hanno tesserato nel City eravamo in Serie C, poi siam passati ad essere una squadra di Serie B che saliva in Premier, ma subito dopo retrocedeva nuovamente».

Benali ricorda l’esperienza nelle giovanili della sua squadra del cuore: “Ho avuto la fortuna di essermi allenato con dei campioni come Aguero, Tevez, David Silva, Yaya Tourè. Avevo la sana paura di allenarmi con loro e mio padre mi diceva che se ero lì era per merito mio. Mi ha colpito la loro umiltà nel voler aiutare, nel dare una mano anche a livello lavorativo. Non lasciano nulla al caso. Come riferimento guardavo David Silva, per dieci anni è stato il giocatore più forte che abbiamo visto. Rubare qualcosa da loro non è facile perchè sono campioni.”

Benali parla delle sue paure: «Avevo 23/24 anni e, non avendo ancora esordito in Serie A, avevo paura di sbagliare la partita o il campionato, una mia forza è stato il non sentirmi mai arrivato. Nel calcio cambia tutto dal giorno alla notte, voglia allenarmi sempre perchè non voglio lasciare nulla al caso. Quando qualcuno mi ha acquistato non ci credevo».

La svolta della sua carriera

Giunto in Italia, Benali poteva lasciare subito il bel Paese. La svolta il rapporto con Marco Giampaolo: «L’anno scorso, quando è stato promosso in prima squadra mister Giampaolo, gli ho raccontato che suo fratello mi ha salvato la vita. Io mi son trasferito in Italia nel 2012 e avendo fatto il primo anno che giocavo veramente pochissimo, ho parlato con mio padre e volevo fare un passo indietro tornando vicino casa. Lui ha insistito dicendomi di non mollare, il direttore sportivo mi aveva detto che potevo anche rescindere dopo il primo anno. Per fortuna è arrivato mister Giampaolo dicendo che avrebbe voluto valutare tutti, dopo 10 giorni mi è venuto a parlare dicendomi che gli piacevo tantissimo. Per lui ero un giocatore forte. Con questa fiducia mi ha cambiato la vita, non mi son più guardato indietro».

Benali parla dell’amore per Bari: «Qui a Bari mi manca un traguardo, riuscire a raggiungerlo sarebbe il massimo. Bari è la piazza più importante della mia carriera, è una città che vive il calcio. Mi sarebbe piaciuto arrivare qui 10 anni prima. Non avevo capito la grandezza del Bari prima di arrivarci, non vorrei mai andare via».

Sul suo impatto in Puglia, Benali ricorda gli inizi e la panchina con Mignani: «Non mi aspettavo di giocare così poco all’inizio. È stato molto difficile, perché fino a quel momento avevo fatto pochissima panchina in carriera. Come primo impatto è stato difficile, non riuscivo a far vedere le mie qualità. Poi è normale: più passano gli anni e stai fuori, giochi meno, più la gente pensa che sei in fase calante. Pensano che fisicamente non stai bene, ma erano scelte tecniche. In quel momento ero moto frustato, perché volevo giocare e dimostrare di poter starci nel Bari. Ho aspettato e appena ho avuto l’occasione dovevo sfruttarla. Mancavano 7-8 partite fino a gennaio e mi sono detto che non potevo sbagliarne una. Affrontavo ogni gara con la massima attenzione, curando ogni dettaglio e penso di aver fatto bene».

Benali
Copyright: SSC Bari

L’uomo Benali

Benali come esempio: «Sono disponibile per tutti, cerco di essere un punto di riferimento nello spogliatoio. Cerco di dare l’esempio, non saltando mai un allenamento e spingendo sempre al massimo. Mi metto nei panni di un ragazzo della Primavera che vede un 32enne come me dare tutto, arrivare prima al campo, fare palestra, stretching. È ciò che facevo io da piccolo guardando i più grandi e voglio trasmettere loro questo. Ogni volta che mi chiedono consigli dico che è importante trovare il proprio equilibrio. Io ce l’ho con la mia famiglia e la mia religione. Questo mi dà serenità e felicità e questo aiuta a rendere in campo».

La chiosa finale di Benali è sul post carriera: «Quando smetto vorrei restare nel calcio. Mi piacerebbe dare soddisfazione ai ragazzi, vederli crescere, dare possibilità a chi non l’ha avuta. Tante volte la gente è concentrata nel suo mondo e non capisce le difficoltà degli altri. Ho visto video di bambini sotto attacco, che ha perso i genitori. Mi fa rendere conto delle nostre cose che diamo importanza quanto sono piccole. Condividere questi video dà messaggi importantissimi».

By Domenico Farella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post Correlati