Mignani non è l’unico membro della storia recente biancorossa ad essersi preso una rivincita, proprio a discapito dei galletti. Ciro Polito, tanto ostile nell’ultimo periodo alla piazza di Bari, prenderà parte ai playoff con il suo Catanzaro, mentre la banda plasmata da Magalini non è riuscita a centrare l’obiettivo. Ma questo, per usare le parole del direttore sportivo biancorosso, non è la fine del mondo.

Polito, da beniamino a capro espiatorio. Dov’era la verità?
Il direttore sportivo napoletano, dopo tre anni in biancorosso, è passato quest’estate alla gestione dell’area tecnica del Catanzaro che, per il secondo anno consecutivo, si giocherà l’ultimo pass per la Serie A tramite i playoff. L’avventura di Polito a Bari non si è conclusa nel migliore dei modi: dopo l’ultima terribile stagione, infatti, la convivenza non poteva andare avanti, complici anche la forte personalità del direttore sportivo e alcuni episodi non propriamente edificanti (vedasi l’aggressione di ritorno da Cittadella).
Certo, se la stagione è andata così male, chi ha costruito quella squadra doveva avere le sue colpe, evidenti e sotto gli occhi di tutti. Non dimentichiamoci, però, di chi nel 2021 portava al Bari in Serie C i vari Cheddira, Botta, protagonisti anche nella successiva cavalcata in B. E di chi, con un budget irrisorio da investire, ha portato in biancorosso Caprile, Dorval, Benedetti, riconfermato lo stesso Cheddira (e venduto per oltre 3 milioni e mezzo). Polito oggi sorride, nel giorno in cui Magalini e la sua ex creatura sprofondano.

Magalini-Di Cesare, quanti dubbi
La rosa del Bari ha mantenuto un fattore comune tra la stagione 23/24 e quella appena terminata: tantissimi prestiti nell’undici titolare. Dei 15 giocatori con più minutaggio tra le due annate, sono infatti solamente in 5 a coincidere (Dorval, Benali, Maita, Pucino, Vicari); e l’impressione è che questo ciclo non si spezzerà nemmeno l’anno prossimo, quando la rosa del Bari ripartirà da appena 7 calciatori sotto contratto. Con 14 giocatori in prestito e 4 in scadenza quest’estate, e visto il fallimento sul campo, sembra inevitabile un’ennesima rivoluzione totale del roster biancorosso, in campo come probabilmente in panchina.
E chissà che questa rivoluzione non possa riguardare anche i vertici dell’area tecnica. Di Cesare, nel corso dell’annata, è risultato poco più che una spalla del direttore sportivo Magalini il quale, dal canto suo, ha sempre rivendicato il lavoro di costruzione della squadra. Prima della partita contro il Cosenza, Magalini dichiarava «Io sostengo che il problema dei prestiti sia un falso problema: abbiamo in essere diversi giocatori con riscatto, per arrivare a 15-16 giocatori. La programmazione c’è», aggiungendo in merito all’obiettivo stagionale: «Siamo convinti di avere dei valori. Tra 20 giorni magari ne riparliamo, ma noi siamo convinti di centrarli i playoff».
La stagione è terminata, e i playoff non sono stati raggiunti. E, arrivato il momento di riparlarne – dopo la gara con il Südtirol, ndr – le dichiarazioni di Magalini sono risultate quantomeno inadeguate, per usare un eufemismo. «Non siamo contenti perché l’obiettivo era alla portata. La colpa è solo nostra, dovremo fare valutazioni. Fallimento? Se l’obiettivo era quello e non l’abbiamo centrato assolutamente si. […] Ci sono stati degli errori da parte di società, dirigenza e squadra. Fossimo retrocessi capisco anche, non è la fine del mondo, l’importante è esaminare bene le cose».
Delle valutazioni andranno certamente fatte, ma la semplice scelta di minimizzare l’accaduto guardando sempre in casa d’altri e mettere in discussione un obiettivo che ci si dichiarava convinti di centrare neanche 20 giorni fa come i playoff – quando sarebbero bastati un mea culpa e delle scuse alla piazza – costituisce l’emblema di cosa non ha funzionato, e non funziona, nell’ambiente Bari. E, ancora una volta, se Magalini è parso fuori contesto, Polito a Catanzaro festeggia il raggiungimento dei playoff.
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