Bari, apri gli occhi: è finito l’incubo. Ora è imperativo voltare pagina

L'editoriale

L’incubo è finito. Il Bari si libera di un fardello che aveva iniziato a portare sulle spalle l’11 giugno di un anno fa e, almeno per le prossime settimane, può respirare.

La salvezza biancorossa arriva in una partita strana, che probabilmente sarà ricordata anche in modo diverso dalla sua vera natura. Il Bari l’ha condotta ricalcando gli errori degli ultimi mesi: primo tempo di sofferenza contro una Ternana che dimostra, come all’andata, di avere più energia ed esuberanza, trascinata dalla voglia dei suoi giovanissimi (le Fere schieravano una formazione dall’età media 5,4 anni più giovane di quella del Bari). Dall’altro lato il solito Bari con buone intenzioni ma con le polveri bagnate. Un Bari nettamente migliore di quello comatoso di un paio di mesi fa, ma ancora troppo inconcludente.

Salvezza Bari esultanza
Copyright: SSC Bari

Eterno Di Cesare

A cambiare la storia di questa stagione – e probabilmente la storia del Bari nel complesso – ci ha pensato ancora una volta il monolite biancorosso. Valerio Di Cesare è sempre più leggenda e simbolo. A rimarcare le gesta del numero 6 biancorosso si rischia di diventare ripetitivi, ma com’è possibile fare altrimenti?

Di Cesare ha portato titanicamente sulle spalle dolori e paure di un’intera città, di un popolo biancorosso sempre più scoraggiato e terrorizzato. Non contento di trascinare i suoi, Di Cesare l’ha sempre fatto in grandissimo stile: rovesciate, tiri al volo, di controbalzo, a giro. Come un fotografo che non si accontenta di immortalare il momento, ma cerca la perfezione dello scatto, Di Cesare ha regalato istantanee indimenticabili oltre il loro significato.

Un enorme dilemma, però, grava ora sulle spalle del capitano. Appendere gli scarpini al chiodo o proseguire in campo. Per quanto ci riguarda, il dilemma non si pone: provando anche a mettere da parte la presenza carismatica, il ruolo da chioccia per i giovani e di “ambasciatore della baresità”, Di Cesare resta un difensore fortissimo. Fa anche sorridere definirlo difensore, alla luce della sua presenza nella metà campo avversaria.

Razionalmente, Di Cesare farebbe bene a continuare: è nel momento più straripante della sua carriera, ha ampliato il suo bagaglio tecnico e dispone di un’aura che lo eleva ulteriormente, se possibile. Ovviamente non siamo nelle gambe e nei suoi polmoni, ma, visto da fuori, questo sembra il miglior Valerio Di Cesare di sempre. Un dato a supporto: con il gol alla Ternana, Di Cesare è arrivato a 5 reti stagionali, miglior numero in carriera in assoluto tra i professionisti (ha fatto meglio solo nell’annata di Serie D con il Bari, con 7 marcature).

Se ritiro dev’essere, che lo sia a due condizioni. La prima: il ritiro della maglia numero 6, da legare indissolubilmente all’immaginario del capitano. La seconda, fondamentale, è la permanenza in società in un ruolo dirigenziale per Di Cesare. Di certo, ad oggi, non può esistere un Bari senza Di Cesare. In ogni caso il capitano ha ammesso che ne parlerà prossimamente con la società per capire il da farsi.

Di Cesare Nasti
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La firma di Sibilli

Senza soffermarsi più di tanto sui singoli, merita un plauso anche Sibilli, altro simbolo di questo risultato, a lungo àncora di salvezza. Nonostante un breve periodo di appannamento, non c’è dubbio che il suo contributo sia stato, assieme a quello del capitano, il più significativo in assoluto. La firma definitiva del 3-0 suggella quella che è stata la stagione del salto di qualità, per uno dei pochissimi elementi che merita una riconferma convinta.

Al di là del risultato, però, c’è da considerare il contesto nel quale si è arrivati ai play-out. Il Bari ha sbagliato (quasi) tutto lo sbagliabile, è stato detto a più riprese ed in più modi. Un sussulto d’orgoglio ha evitato la catastrofe definitiva, categorizzando gli ultimi undici mesi nel cassetto dei brutti sogni e non in quello delle atroci cadute.

Da stagioni come questa, di solito, ci sono solo due vie d’uscita: o il Bari fa tesoro degli errori fatti, compie un tabula rasa e l’anno prossimo riparte con investimenti consoni e la giusta cura verso alti orizzonti, o altrimenti risprofonda nel baratro e incontra la Serie C. Consci del fatto che una cessione nell’immediato sia ipotesi solo remota, bisogna mettere in chiaro che il Bari andrà gestito da Bari.

Esultanza Bari Salvezza Sibilli
Copyright: SSC Bari

Il futuro del Bari

Ci auguriamo che la proprietà si prenda qualche giorno di pausa (e si limiti, appunto, ad una finestra temporale di vacuum limitata, senza protrarsi più di tanto nel tempo) per poi ricostruire totalmente l’area tecnica e dirigenziale, inaugurando un nuovo progetto tecnico solido e coerente. Di certo meritano ancora spazio nella famiglia biancorossa, benché in altra veste, gli artefici tecnici della salvezza: Federico Giampaolo, Vito Di Bari e Nicola Di Leo, i quali, oltre ad essere riusciti a salvaguardare la seconda serie per il Bari, sono stati autori di un ottimo lavoro tra Primavera e Under 17.

La famiglia De Laurentiis ha posseduto il Bari per 6 anni, esattamente scindibili in due trienni. In ogni triennio si è ripetuta la seguente sequenza: prima il Bari ha vinto trionfalmente un campionato; poi, da neopromossa, ha sfiorato una promozione prodigiosa, persa beffardamente in finale play-off; infine, partendo con velleità più alte di quelle della stagione precedente, ha totalmente disatteso le aspettative. Chissà che il ciclo non possa riattivarsi.

Vito Di Bari
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By Gianluca Losito

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