Ascoli-Bari, l’analisi: l’approccio al match, il cambio Kallon-Pucino e la prova di Benali

L’analisi di Ascoli-Bari

Il brillante avvio di partita, capitalizzato con i gol di Sibilli ed Edjouma nei primi venti minuti, non è bastato al Bari per venire a capo di un Ascoli indomito, che nella ripresa ha reagito fino a riportare il match in parità. Per il Bari quella del Del Duca è stata l’ennesima occasione mancata per agganciare il treno playoff e acquisire ulteriore fiducia dopo un buon inizio di 2024.

La partita ha offerto spunti interessanti e positivi in vista del futuro, ma anche segnali inquietanti sulla tenuta mentale di una squadra cronicamente incapace di conservare il vantaggio. Marino nel dopo gara ha difeso le sue scelte a gara in corso, definendole necessarie in un momento di grossa difficoltà, ma con le tante soluzioni a disposizione una mossa meno conservativa avrebbe forse facilitato la risalita del campo della squadra e attenuato la pressione costante dei padroni di casa.

Di temi da trattare e sviscerare ce ne sono diversi, e per farlo torna il Bari a Scacchi, la rubrica attraverso cui analizziamo i punti chiave del match. Per questo confuso Ascoli-Bari ci siamo soffermati sul convincente avvio di gara dei biancorossi, sull’atteggiamento avuto nel secondo tempo legato alle mosse di Marino e sull’ottima prova di Ahmad Benali.

Marino
Copyright: SSC Bari

Il primo tempo del Bari

Il Bari ha approcciato la gara nel modo giusto, aggirando l’intensità e il coraggio in pressing dell’Ascoli con la qualità nella circolazione del pallone. L’azione che ha portato al fallo da rigore commesso da Falasco su Edjouma e quella del gol realizzato da quest’ultimo sono tra le più belle di questa stagione per letture degli spazi, esecuzione dei gesti tecnici e sincronismo nei movimenti.

Come già visto nella gara vinta contro la Ternana, l’ingresso nell’undici titolare di Kallon ha sensibilmente migliorato lo sviluppo del gioco, ridistribuendo le responsabilità offensive che prima del suo avvento erano tutte a carico di Giuseppe Sibilli. Con Kallon ha riacquisito peso offensivo Dorval, sempre puntuale nel compensare i movimenti dell’ala sierraleonese, ed è cresciuto anche Maita, lucido nel leggere i movimenti dei compagni per fludificare la manovra. Inoltre il centrocampista siciliano è sempre ben piazzato in fase di non possesso, specialmente quando Dorval si alza sulla linea degli attaccanti e lascia scoperta la sua zona di competenza.

Maita
Copyright: SSC Bari

Oltre a confermare le buone indicazioni offerte dalle precedenti uscite, il primo tempo di Ascoli ha restituito l’immagine di un Bari brillante atleticamente e disposto con le giuste distanze in campo, un fattore che facilita la fase di riaggressione tanto cara a Marino. In questo è stato determinante il terzetto di centrocampo, capeggiato da un Benali in grande spolvero, che ha pareggiato e in alcuni frangenti sovrastato l’aggressività del centrocampo di Castori.

In un primo tempo più che positivo, va menzionata anche l’ottima prova di Marco Nasti, spesso bacchettato per l’incapacità di rendersi utile lontano dalla porta. Alle prese con un avversario ostico come Botteghin, Nasti si è esaltato nel duello disseminando colpi di una pulizia tecnica sorprendente. L’imbucata per Kallon in occasione del gol di Edjouma è illuminante, ma è solo la più evidente di una serie di giocate che suggeriscono una crescita in atto in questo fondamentale.

Nasti Bari
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Il calo e le scelte di Marino

Tutto ciò che di bello si è visto nei primi 45 minuti è stato dilapidato nella ripresa. Come prevedibile, l’Ascoli ha cambiato assetto, passando ad un schieramento con 3 punte, e atteggiamento, esasperando quell’aggressività sul portatore di palla richiesta da Castori. Il Bari ha inizialmente tenuto botta, per poi cedere gradualmente metri, fino a quando un paio di situazioni pericolose create dall’Ascoli hanno indotto Marino ad effettuare il doppio cambio che sta facendo tanto discutere i tifosi e addetti ai lavori.

Al 60esimo il tecnico marsalese ha rilevato Marco Nasti e Yayah Kallon per inserire Raffaele Pucino e George Puscas, con conseguente slittamento di Dorval sulla linea degli attaccanti. A sentenziare in modo inequivocabile sull’inadeguatezza delle scelte di Marino ci ha pensato Pedro Mendes, prima freddo nel realizzare il rigore causato, ironia della sorte, da un’ingenuità di Pucino e poi puntuale nel fiondarsi sul pallone vagante generato dal contrasto tra Nestorovski e Vicari.

Nonostante l’Ascoli, come ribadito da Marino a giustificazione della sua scelte, stesse generando pericoli, la sola presenza di Kallon, coadiuvato da un Nasti ancora pimpante, creava apprensione nei padroni di casa e garantiva al Bari la possibilità di risalire il campo e spezzare il ritmo degli avversari. Con Dorval nel ruolo di ala destra, peraltro sfiancato da 60 minuti giocati ad alta intensità, la squadra ha ulteriormente perso campo, consegnandosi alla pressione caotica ma costante dell’Ascoli.

Incomprensibile anche la scelta di inserire Karlo Lulic solo al 77esimo, quando l’inerzia della gara suggeriva da tempo la necessità di irrobustire la mediana e inserire uomini in grado di gestire il pallone con lucidità. In quest’ultimo aspetto ha peccato Edjouma, troppo frenetico e spesso superficiale in una fase di gioco in cui controllare i ritmi doveva essere la priorità. Il centrocampista ex Steaua è nel pieno di un percorso di crescita che sta dando i primi frutti, ma è altrettanto evidente che ci siano angoli del suo gioco ancora da smussare.

Pucino Bari
Copyright: SSC Bari

La prestazione di Benali

Chi invece non è calato con lo scorrere dei minuti ed ha sempre primeggiato in mezzo al campo è stato Ahmad Benali. Il centrocampista libico, i cui progressi nel ruolo di vertice basso segnaliamo costantemente da diverse settimane, ha fornito la sua miglior prova in biancorosso al Del Duca di Ascoli. Nel primo tempo è stato cattedratico nell’interpretazione del ruolo secondo le idee di Marino, innescando la fase di riaggressione con puntualità e durezza nei contrasti. Il dato finale parla di 8 contrasti vinti su 10 ingaggiati e addirittura 4 duelli aerei vinti su 9, dati incredibili se pensiamo alla stazza di Benali.

Che il centrocampista libico fosse affidabile nella gestione del pallone sotto pressione e nella cucitura del gioco c’era un’intera carriera a dimostrarlo, ma che in pochi mesi potesse trasformarsi in un vertice basso di assoluto valore era impronosticabile. Oltre che nella consapevolezza, Benali ha fatto grossi miglioramenti nella lettura del gioco senza palla. Nel primo tempo, come detto, era il primo a difendere in modo proattivo, nella ripresa invece, con la squadra schiacciata nella propria metà campo, ha supportato i due centrali nella difesa dell’area di rigore, sbrogliando un paio di situazioni potenzialmente esiziali.

Benali
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By Giovanni Fasano

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