Francesco Stella è un terzino sinistro mancino, adattabile anche al ruolo di difensore centrale. Stella, classe 2004 originario di Bari, dopo un’esperienza biennale nelle giovanili dell’Hellas Verona, è passato nelle giovanili del Bari, militando con i galletti negli ultimi tre anni, una stagione in Under 17 e due in Primavera. Quest’anno ha iniziato la prima metà di stagione a Molfetta, in Eccellenza, ma si è trasferito in questi giorni a Terracina, Eccellenza laziale. Stella è intervenuto ai nostri microfoni durante la trasmissione di PianetaBari su Twitch condotta da Claudio Mele e Giovanni Fasano.
L’intervista a Stella
Quali sono le principali difficoltà che hai trovato nel passare da un campionato giovanile al calcio dei grandi?
«È un gioco completamente diverso a cui è difficile ambientarsi. Nelle giovanili ti confronti con dei pari età, mentre adesso ci sono calciatori che hanno fatto la Serie B, la Serie C, sia contro che insieme. Ho imparato l’importanza del lavoro di prevenzione. Ora arrivo un’ora e mezzo prima degli allenamenti per lavorare».
L’unico di voi che ha esordito in prima squadra è Lops. Che carriera gli prospetti?
«Francesco è un ragazzo molto ferrato sul calcio, ci ho giocato insieme per 3 anni. C’è qualche altro che se mettesse la testa apposto potrebbe tranquillamente fare di più. Francesco ha sempre avuto questa determinata mentalità. Lo conosco bene e spero per lui che possa arrivare il più lontano possibile. Auguro il meglio a lui e tutti i miei ex compagni».
In che rapporti siete rimasti con quel gruppo dei 2004?
«Ci sentiamo spesso. Finché ero a Bari vedevo spesso Fioretti e Colangiuli, che conosco da parecchio tempo e con cui siamo molto amici. Con qualcuno è rimasto un rapporto molto stretto, poi ognuno prende le sue strade».
Ritieni che il percorso fatto in Primavera ti abbia dato delle basi solide per arrivare nel calcio dei grandi?
«Le basi te le danno, ma il calcio dei grandi è più importante sotto l’aspetto mentale. Ci deve essere una base tecnico-tattica, ma ci deve essere una grande predisposizione al lavoro. Io tuttora studio, un fattore che dipende da persona a persona. L’importante è metterci tutto se stessi, senza avere dubbi o mettere alibi, non avere rimpianti».
Quanto è importante scegliere bene?
«A Verona conosco tanti ragazzi che arrivati all’Under 17 si sono persi. Nel momento in cui non giochi ad esempio subentrano tanti pensieri. Ad esempio ho conosciuto Terracciano, era l’annata sopra la mia. Quando si è reso contro che stava arrivando nel calcio dei grandi probabilmente gli è scattata la scintilla. È stato bravo ad essere forte e sfruttare tutte le occasioni che ha avuto».
A Bari avvertite la sensazione che la Primavera sia legata alla prima squadra?
«Faccio l’esempio di Chukwu. Con noi ha fatto bene e poi è andato in prima squadra, dando anche una mano a Pisa. Ci sono delle scelte che fa la società, noi ragazzi dobbiamo rispettarle. Dall’interno vediamo determinate cose. Però un così tanto legame forse non c’è. Forse dovrebbero fare qualche investimento in più sul settore giovanile, soprattutto sulle strutture».
Chi è il modello di Francesco Stella?
«Darmian, perché alla sua età sta dimostrando da anni di essere solido. Il mio idolo è, però, Paolo Maldini».
Nelle giovanili quanto conta il risultato?
«Credo che dall’Under 15 inizia a contare il risultato, uno capisce l’importanza perché c’è una classifica con degli obiettivi. Negli ultimi anni ho capito l’importanza di fare risultato, soprattutto se sei in una squadra blasonata come il Bari. Il secondo anno di Primavera meritavamo qualcosa in più per quello che abbiamo fatto, poi col Palermo gli episodi non ci hanno sorriso».
Queste delusioni, oltre al fatto di essere andato via da Bari, ti hanno dato forza?
«La sconfitta l’ho sentita molto perché giocai la finale, dopo essere stato fuori per metà campionato a causa di un problema fisico. Mi sono ritrovato a giocare una partita importante. Facemmo tutti una bella partita, gli episodi non ci sorrisero. Sapevo che me ne sarei andato e avrei finito di giocare per il Bari. Io ho l’ambizione di arrivare in Premier. Poi se faccio bene e un giorno dovessi tornare a Bari è chiaro che sarei propenso ad accettare».
Chi è il tuo compagno a tuo avviso più pronto?
«Nicola D’Addario. Per la tranquillità che trasmetteva alla squadra, per come si sapeva integrare al gruppo. In Serie C ha fatto qualche panchina e credo che meritava l’esordio. Ora è a Gravina. Insieme a lui Lops e Colangiuli, li ho visti e ci ho giocato insieme. E anche Simone Lambiase».
Un ricordo dei tuoi anni a Bari?
«La prima partita che feci con la Primavera, con Doudou in panchina. Fui espulso alla fine del primo tempo per fallo da ultimo uomo. Era la prima volta che giocavo con la Primavera. Anche le gare a Gubbio o due anni fa a Palermo, squadra fortissima che abbiamo messo sotto».