Da un primo anno di apprendistato non ci si poteva certo attendere che fosse Valerio Di Cesare a costruire un Bari forte e vincente. Il vice-direttore sportivo della formazione biancorossa, che la scorsa estate ha appeso gli scarpini al chiodo dopo aver contribuito in maniera decisiva a salvare i galletti, ha lavorato all’ombra e al fianco di Giuseppe Magalini con un potere decisionale non scontato per un novello dirigente, assumendosi un ruolo decisivo soprattutto nel trattare con i calciatori.
Proprio per questo è inevitabile che i giudizi sull’operato della dirigenza debbano riguardare anche l’ex capitano, pur con la doverosa prudenza. In questo, sul piatto della bilancia pesano sicuramente intuizioni vincenti (da Radunovic a Mantovani, passando per Oliveri e Obaretin) ma anche scelte infelici, come la quasi totalità di quelle che hanno riguardato la trequarti e il reparto offensivo.

Quale futuro per Di Cesare?
Al fianco dei bilanci e delle valutazioni sull’operato del vice-direttore sportivo, ci sono inevitabilmente i discorsi sul futuro. Quelli che riguardano Valerio Di Cesare, va detto, sono leggermente secondari rispetto a quanti sono stati fatti per Moreno Longo e Giuseppe Magalini. Il forte legame dell’ex calciatore con il Bari rende invece difficile pensare a una separazione, a maggior ragione dopo un solo anno da dirigente, quando sembra troppo presto per vederlo in una posizione da direttore sportivo titolare in qualche altra piazza.
Se dovesse restare lo stesso Magalini, come in queste ore appare un po’ più probabile, la sua permanenza appare quasi scontata. In caso contrario potrebbe aprirsi qualche riflessione, ma al momento sembra difficile vedere l’ex capitano lontano da Bari.
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