Se non è ancora una sentenza, poco ci manca: sulla carta, la matematica non condanna definitivamente il Bari al mancato raggiungimento dei playoff, ma la situazione è ormai pressoché compromessa. La partita contro il Cittadella ha infatti sancito l’ennesimo fallimento tecnico di una società, quella biancorossa, protagonista di un campionato — soprattutto nella seconda parte — assolutamente anonimo, culminato in due sconfitte nel giro di pochi giorni contro le formazioni che rientrano fra le peggiori del torneo. A far discutere, però, oltre alla prestazione horror del Tombolato (clicca qui per leggere le nostre pagelle BRUTTE), è stata anche la gestione del post-gara, con il silenzio della società, di Longo e di capitan Vicari, con Migliaccio mandato al massacro.
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Sprofodo Bari, le parole e i silenzi di Vicari e soci
Per comprendere davvero l’esito di una stagione e i motivi che l’hanno determinato, a volte non basta osservare ciò che accade sul terreno di gioco. In certe situazioni, quanto avviene ai margini può persino rivelarsi più significativo. E il post-gara del Tombolato, forse, qualche risposta la offre. Già, le risposte. Quelle che, dopo il fischio finale, ha provato a dare il vice allenatore di Moreno Longo, Dario Migliaccio, lasciato un po’ allo sbando davanti ai microfoni dei giornalisti. Il tecnico ha cercato di spiegare l’ennesimo crollo sul piano psicologico, ha espresso rammarico per il mancato salto di qualità, ma era evidente che, in quel momento, non potesse fare altro che abbozzare un commento vago su quanto accaduto in campo.
Ma non era questo il momento dei giri di parole: servivano dichiarazioni forti, assunzioni di responsabilità, così come avveniva l’anno scorso nei momenti di peggiore crisi. Come non ricordare le tante conferenze stampa di Di Cesare, quelle di un altro leader carismatico Sibilli coi santini nei parastinchi, o ancora di più quelle di Ciro Polito che fece da parafulmine a più riprese.
Forse si può anche giustificare l’assenza dello squalificato Longo (che, però, da tempo non si vede nei pressi dell’area stampa e non crediamo sinceramente vedremo più), ma dove erano gli altri rappresentanti della squadra e della società? Poteva parlare il direttore sportivo, magari lo stesso che fino a poco tempo fa garantiva la possibilità di centrare i playoff. Poteva farlo il suo vice, che non deve necessariamente intervenire in coppia con Magalini.
Tuttavia avrebbe potuto – e forse dovuto – farlo anche Francesco Vicari, capitano rimasto quasi sempre in silenzio. Da Vicari ci si aspettavano, se non delle scuse all’ambiente, almeno delle spiegazioni. E invece, il silenzio. Un silenzio che, per certi versi, fa ancora più rumore, più delle sue prestazioni scialbe in campo.
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