Sono passati dieci anni dal giorno in cui ci ha lasciati Klas Ingesson, indimenticato ex centrocampista del Bari e della Svezia. Il calciatore era affetto da mielina multiplo, diagnosticato nel 2009 dopo una carriera che lo aveva portato a vestire tra le altre le maglie di Malines, Sheffield Wednesday, Olympique Marsiglia, Bologna, Lecce e PSV Eindhoven, senza contare il Göteborg, doveva aveva iniziato la carriera nel 1986.
La morte di Ingesson ha lasciato un vuoto nel cuore di tante persone, tifosi, compagni. Tra questi Kennet Andersson, la punta della nazionale scandinava passato anche dal Bari. L’attuale dirigente svedese ha scelto di ricordarlo con un lungo e sentito post social. «Mi hanno chiesto di andare in tv per parlare di te, ma mi sentivo a disagio, tu sei sempre con me» ha scritto Andersson, che ha spiegato come era per lui impossibile ricordare Ingesson in appena 30 secondi. «Ho sbagliato Klabbe (il soprannome che gli aveva dato, ndr)? Avrei dovuto accettare? Il fatto che tanti vogliano onorarti è bello ma mi sembrava ingiusto mandare un video di 30 secondi o prendere la parola due-tre volte in tv per raccontare quanto sei stato importante per me e per tutto il calcio svedese o cosa provo oggi. Non mi sentivo di poterlo fare degnamente» ha spiegato Andersson.
L’ex attaccante ha provato poi a definire quello che ha vissuto in questi dieci anni senza Ingesson e il profondo sentimento di mancanza che ancora permane in lui come in tanti tifosi che non hanno dimenticato lo sfortunato campione: «Possono succedere così tante cose in 10 anni. Una vita può cambiare. I giovani possono crescere. Riesco ancora a sentire quella sensazione surreale di non averti qui con noi. Non so cosa sia giusto o sbagliato, solo che non dovresti essere quel tipo di persona che ti manca nella vita: dovresti semplicemente essere qui». Infine un pensiero commosso da vero amico: «Quanto sono orgoglioso di averti conosciuto! Grazie per avermi permesso di fare parte della tua vita, grazie per tutte le chiacchiere e tutto quello che abbiamo imparato e vissuto! Grazie Klabbe».
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