Un pareggio d’oro per il Bari, che impatta al Picco contro lo Spezia per 0-0. Una buona prova dei biancorossi, che hanno contenuto l’avversario per 90 minuti, sapendo soffrire, ma al tempo stesso pungere in contropiede, seppur senza mai tirare in porta. Decisivi i guantoni di Radunovic e la fortuna, con 2 legni colpiti dai liguri (clicca qui per rileggere le parole di Longo). Di seguito le nostre pagelle BRUTTE di Spezia-Bari. Una scelta editoriale che – ribadiamo – accompagnerà il post partita, volta a unire la critica giornalistica, a un sano umorismo. Clicca qui per rileggere le pagelle brutte di Bari-Catanzaro.
Le pagelle brutte di Bari-Catanzaro
La difesa
RADUNOVIC 7: Alla prima uscita in campionato sembrava il peggior Brenno, ma poi ha deciso di prendere in mano la squadra e salvare il salvabile, facendo anche un bonifico ai legni quando lui non ci arriva. Migliore in campo senza ombra di dubbio, mentre il suo Cagliari cade a Udine. Si vede che non le ha fatte Shambay le pagelle?
MANTOVANI 6.5: Spostato a destra al posto di Pucino, fa la sua solita partita con pochissime sbavature. Non si propone tantissimo in avanti, come suo solito, ma è come quell’amico che alla serata non beve perché deve guidare. Un signore in poche parole.
VICARI 6.5: Tiene bene la marcatura su Esposito, che non aveva mai perso l’occasione di fare il furbetto in area per cercare il rigore. Il capitano però stavolta non abbocca, come successo in passato, evidentemente perché già preparato con il fratello Sebastiano. L’unico che non riesce a fermare è Radunovic, quando lo manda ko nel primo tempo.
OBARETIN 6.5: Torna titolare dopo diverso tempo, ma non si scompone e del reparto arretrato alla fine risulta essere il migliore. Con i suoi centimetri (non specifichiamo quali), tiene botta ai maestri delle palle inattive, per quella che era stata la sua kryptonite con Juve Stabia e Modena. Mezzo voto in meno per l’ammonizione rimediata come neanche faceva Nasti.
(Dal 32 s.t.) SIMIC sv
Il centrocampo
FAVASULI 5: Soffre Reca così come un adolescente la prima storia d’amore finita male. Lasciato in balia delle onde, e visto il tempo non è proprio indicativo, prova a reggere l’urto, ma dalle sue parti c’è un semaforo verde.
(Dal 32 s.t.) OLIVERI sv
LELLA 5.5: Forse ha rivisto Caporale per un attimo e avrà pensato di essere un toro che vede rosso. Quello in rosso, però, era lui e per fortuna l’arbitro il rosso non glielo sventola, decidendo per una semplice ammonizione dopo l’intervento in scivolata su Bertola. Per il resto solita grinta in mezzo al campo.
BENALI 6: Ordinato, prende tanti falli, sempre bravo. Fa il compitino, ma va bene così per il nostro pelatone monaco tibetano. In difficoltà solo quando deve spiegare a Salvatore Esposito che non può mettere le mani addosso agli avversari solo perché il fratello ha giocato per il Bari.
MAITA 6: Basta fare CTRL+C su Benali e poi CTRL+V per incollare, fatta eccezione per la parte dei capelli.
(Dal 39 s.t.) COLI SACO sv
DORVAL 6: Fase difensiva fatta anche abbastanza bene, in avanti si è proposto qualche volta. Prova un’ambiziosa trivela che finisce sulla luna, per la felicità dei suoi detrattori.
L’attacco
LASAGNA 5.5: Corre, si sbatte, etc. Va bene, abbiamo capito, ma anche basta. Ha un’occasione in un due contro due nel primo tempo, ma preferisce un tiro da lontanissimo spedito direttamente nel parcheggio del Picco. Nella giornata mondiale della pasta, resta ancora all’asciutto.
(Dal 39 s.t.) BELLOMO sv
FAVILLI sv
(Dal 20 p.t.) NOVAKOVICH 5: Se Mantovani è il ragazzo morigerato alle serate, ecco l’attaccante USA è quello che si scatena invece coi gin tonic, perché per entrare e cadere così davanti al portiere vuol dire che il tasso alcolemico è sopra gli standard. Se poi vede doppio e piuttosto che servire Lasagna crolla come un castello di sabbia, allora per forza deve aver avuto problemi di alcol.
LONGO 5.5: Nei Simpson a inizio puntata Bart scrive continuamente sulla lavagna una cosa che non deve più fare. Mister Longo dovrebbe cominciare a scrivere «Non devo sbagliare più i cambi». Gioca per lo 0-0 e ci riesce, senza avere il cappello di Iachini, il parrucchino di Mignani o il colorito pallido di Marino.
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