Che allenatore è Moreno Longo? Idee, principi tattici e il 3-2-5

Il FOCUS su Longo allenatore

Il Bari ha scelto Moreno Longo come nuovo allenatore. L’ufficialità è arrivata nelle scorse ore, assieme a quella del direttore sportivo Giuseppe Magalini. Il tecnico torinese approda a Bari al termine di una trattativa impostata e conclusa nel giro di pochi giorni, segno di come la volontà di entrambe le parti in causa fosse quella di venirsi incontro per raggiungere un accordo il prima possibile.

In pochi lo ricorderanno, ma Longo era già da tempo un profilo gradito ai vertici biancorossi, in quanto nella scorsa stagione fu contattato come potenziale sostituto di Pasquale Marino. Le cose andarono diversamente, con la scelta che ricadde su Iachini. Tuttavia questa volta l’ex tecnico del Como ha sbaragliato la concorrenza, superando nelle preferenze Vivarini, e si è garantito la possibilità della panchina del Bari.

In questi giorni ci siamo immersi nel passato del nuovo tecnico del Bari cercando di tracciarne un identikit: abbiamo ripercorso la sua storia da allenatore, approfondito la sua figura ed individuato i calciatori maggiormente valorizzati dal suo lavoro. Adesso è però giunto il momento di proiettarci al futuro, di immaginare il Bari che sarà. Per farlo è sempre utile fare un salto nel passato, ma questa volta per analizzare quelle che sono state le idee tattiche di Moreno Longo nel corso della sua carriera.

 

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Difesa a 3 o difesa a 4?

“A me non piacciono gli integralismi tattici” dichiarava Moreno Longo nel giorno della sua prima conferenza stampa da allenatore del Como. Eppure da molti è tacciato di essere legato solo ed esclusivamente a sistemi che contemplino 3 o 5 difensori. Questa nomea di allenatore difensivista, fondata su giudizi superficiali e pretestuosi, ha forse condizionato il percorso di Moreno Longo a Como, rilevato dalla panchina comasca per motivi ascrivibii più all’impostazione tattica della squadra che ai risultati.

In realtà il mister torinese ha sempre ribadito un concetto: “Bisogna cercare la soluzione migliore per quello che si ha in mano”. Una premessa che può risultare banale, forse un po’ vuota, ma che giustifica la mancanza di un sistema fisso rintracciabile nelle sue esperienze. A Torino ad esempio, nel quinquennio vissuto sulla panchina della Primavera, ha avuto modo e tempo di sviluppare un percorso tattico incentrato sulla difesa a 4 e caratterizzato dall’utilizzo di esterni di centrocampo molto offensivi, che andavano a comporre una linea d’attacco simile a quella vista a Bari con Conte prima e Ventura poi. Un 4-2-4 flessibile, che all’occorrenza si trasformava in 4-3-3.

Ufficiale Longo
Copyright: Torino FC

A Vercelli, nella sua prima esperienza tra i professionisti, Longo ha sperimentato per la prima volta con continuità la difesa a 3. Alla base del cambiamento tattico ci fu un avvio di stagione incerto, che l’allenatore torinese seppe leggere indovinando gli aggiustamenti. Quella Pro Vercelli si schierava con un 3-5-2 che spesso mutava in 3-4-2-1, con una fase di possesso che coinvolgeva il portiere (l’attuale numero 1 della Lazio Provedel) e i tre difensori centrali e finalizzata a liberare il metodista della squadra, Giuseppe Vives.

Quella Pro Vercelli era una squadra tecnicamente modesta, che Longo seppe rendere quadrata grazie ad una fase di non possesso iper organizzata, che non prevedeva il recupero palla immediato se non all’attivarsi di specifici trigger (come ad esempio un passaggio all’indietro). In alternativa era una squadra che prediligeva un approccio reattivo ma intenso, soprattutto quando il pallone transitava nei corridoi centrali.

Anche nelle successive esperienze è sempre partito da una difesa a 3, ma perchè indirizzato da caratteristiche della rosa definite (quando arrivò a Frosinone la squadra era stata già costruita su quel solco) o da contesti tattici ereditati (i subentri di Torino e Alessandria). A Frosinone si sono però viste delle novità nella fase di non possesso, soprattutto nella riagressione.

Mentre a Vercelli appena persa palla la squadra si rintanava nella proprià metà campo per evitare di sbilanciarsi, a Frosinone ad una palla persa seguiva una riaggressione intensa, soprattutto se l’avversario in possesso era in zone laterali del campo. Anche qui, a determinare le scelte di Longo erano le caratteristiche dei giocatori: Maiello, Gori e Sammarco, tre dei centrocampisti più impiegati quell’anno, erano perfetti per assecondare quell’atteggiamento.

 

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La fase offensiva di Moreno Longo

Uno dei pattern ritrovabili in buona parte delle esperienze di Moreno Longo in panchina è l’utilizzo di un uomo (o più) tra le linee a fare da collante tra centrocampo e attacco. A Vercelli spesso lo faceva un giovanissimo Aramu, a Frosinone Ciano, spesso coadiuvato da Soddimo, a Torino Simone Verdi e a Como uno dei tanti uomini offensivi di cui disponeva, ma in modo meno meccanico rispetto al passato.

La fluidità offensiva è un concetto che ha lentamente penetrato il pensiero di Longo, fino a diventarne un principio inderogabile a Como. Nelle sue ultime gare in panchina disponeva la squadra secondo un sistema piuttosto in voga nell’ultimo periodo: il 3-2-5. In questi giorni stiamo vedendo tante Nazionali occupare il campo in questo modo, compresa quella italiana. Nel Como a presidiare i corridoi intermedi erano Da Cunha e Verdi, mentre l’ampiezza era fissata da Ioannou e Iovine. Le posizioni erano però soggette ad interscambi continui, mentre al centro del campo si disponevano in orizzontale due centrocampisti di controllo e quantità come Bellemo e Konè.

Longo
Le posizioni medie dei giocatori del Como in Ascoli-Como. Copyright: SofaScore

Questo schieramento, su cui Longo stava iniziando a lavorare, consentiva alla squadra di essere proattiva in riaggressione, coperta in transizione negativa ed organizzata in fase di possesso, anche se alcuni meccanismi andavano ancora oliati.

Volendo cercare elementi adattabili a questo sistema nell’attuale rosa del Bari balza all’occhio Giuseppe Sibilli, perfetto per galleggiare nei mezzi spazi, ma anche i quattro centrocampisti certi di una riconferma – Maiello, Maita, Benali e Lulic -, tutti a loro agio in un’ipotetica mediana a due.

Ad oggi è difficile spingersi oltre, soprattutto perchè la rosa del Bari andrà di fatto ricostruita con interventi sostanziali in ogni reparto. Longo sembra però il profilo giusto per lavorare di concerto con la società senza eccedere con richieste specifiche e vincolanti. La sua versatilità tattica sarà una risorsa fondamentale per il Bari che vedremo in campo da luglio in poi, ma anche e soprattutto per il Bari che lavorerà in sede di mercato per costruire una rosa competitiva e futuribile.

Longo
Copyright: Como 1907
By Giovanni Fasano

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