Nel primo pomeriggio di ieri, il Bari ha comunicato importanti novità riguardo l’infortunio del capitano Francesco Vicari. L’esito degli esami a cui è stato sottoposto il capitano ha riscontrato una sindrome da conflitto dell’anca. Il giocatore ha iniziato una terapia conservativa di comune accordo con la società . Per comprendere meglio questo particolare infortunio, abbiamo intervistato un esperto del settore ortopedico e fisioterapico.

Il particolare infortunio di Vicari
Cosa ci può dire su questo infortunio?
«È un problema articolare a livello dell’anca, un quadro che probabilmente il giocatore si porta dietro da tempo e che ora sta dando particolari problemi perché più esposto a carichi. Questa condizione è stata diagnosticata da una radiografia dell’anca, rara da fare per i classici infortuni di stagione. In questa situazione, la testa del femore non è correttamente aderente dentro l’acetabolo, ovvero la parte del bacino con cui forma l’articolazione dell’anca. Può essere un problema ereditario, oppure conseguenza dell’usura nel caso di un atleta».
Si attende un lungo stop?
«Dipende, si può anche gestire ora che è piena stagione, dosando i carichi per poi ricorrere alla chirurgia a fine stagione. Non ci sono tempi standard per il recupero, dipende da caso a caso e dalle sensazioni del giocatore».
Vicari potrebbe giocare prendendo antidolorifici o facendo infiltrazioni?
«Tendenzialmente sì, ma sarebbero solo trattamenti a breve termine volti a tamponare. Nel lungo periodo potrebbe essere anche controproducente. Sentire artificialmente meno dolore equivarrebbe a non rendersi conto di quanto si stia caricando o di quando si inizi ad avere un problema più serio. Giocare una singola gara, importante, sì, ma attuare questo trattamento per oltre dieci gare, come nel caso di Vicari, non sarebbe la cosa migliore per guarire da questo infortunio».
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