Spezia-Bari, l’analisi: il piano di Longo, il senso dei cambi e le prestazioni di Obaretin e Novakovich

L’analisi di Spezia-Bari

Si è risolto con un magro 0-0 il match tra Bari e Spezia valevole per l’anticipo della decima giornata di Serie B. I padroni di casa hanno confermato il proprio valore vedendosi negare la vittoria solo dalla sfortuna; mentre i biancorossi hanno allungato la striscia di risultati utili consecutivi ad 8 (clicca qui per approfondire). La gara, condizionata da un terreno che ha appesantito le gambe dei protagonisti in campo, non è stata di certo spettacolare, ma ci ha suggerito una nuova chiave di lettura per interpretare il percorso intrapreso dal Bari di Longo.

Di questo e di tanto altro parleremo ne Il Bari a Scacchi, la rubrica d’analisi che punta i riflettori sulle dinamiche tattiche, tecniche ed emotive che hanno influenzato i match dei biancorossi.

Bari
Copyright: SSC Bari

L’analisi di Spezia-Bari

Il contesto tattico

Spezia-Bari, oltre a segnare un cambio d’atteggiamento da parte dei biancorossi, è stata una partita fortemente indirizzata dalle scelte di Longo, sia nell’undici iniziale che nei cambi. Il mister torinese ha proposto un 3-5-2 molto più rigido di quello apprezzato nelle precedenti uscite. Centrocampo muscolare composto da Lella, Maita e Benali, coppia d’attacco classica con Lasagna e Favilli e linea difensiva formata da tre difensori puri, orfana di Pucino che aveva un peso non indifferente nella risalita del pallone. Longo ha motivato le scelte sottolinenando la pericolosità dello Spezia sulle palle inattive, e difatti i bianconeri sono stati meno efficaci in quel fondamentale, ma come ogni scelta tattica radicale anche questa ha generato degli effetti negativi.

Il Bari, privo di Pucino in prima costruzione e della mobilità di Falletti tra le linee, ha faticato terribilmente a far circolare il pallone, soffocato nella propria trequarti dalla pressione dello Spezia. L’unica soluzione era rappresentata dal lancio immediato verso le due punte, che però hanno sofferto la ruvidezza e il tempismo dei centrali avversari. In più, lo Spezia ha fatto incetta di seconde palle, soprattutto nel primo quarto di gara.

Che il Bari volesse impostare la gara su frequenze diverse dalle precedenti uscite era evidente anche in fase di non possesso. “Abbiamo scelto di aspettarli, sacrificando un uomo in pressione e tenendone uno in più dietro” ha detto Longo, e difatti il Bari non è si è schiodato dalla propria posizione attendista per praticamente tutto l’arco della gara. Allo Spezia era concessa una facile circolazione tra i centrali che poi trovava sfogo sulle fasce, dove i biancorossi cercavano di anestetizzare la manovra avversaria. Soprattutto dalla parte di Reca però, i pericoli sono arrivati, complice un Favasuli spesso in difficoltà contro un avversario non semplice da gestire. Il Bari ha quindi consentito l’accesso nella propria metà campo allo Spezia, cercando di serrare quello per l’area di rigore facendo densità in mezzo al campo e scommettendo sull’abilità nei duelli individuali dei centrali.

Spezia-Bari
La pressione portata dallo Spezia isola Benali e lo costringe al lancio lungo verso le due punte. Una scena che rivedremo spesso nell’arco del match

La prestazione di Obaretin

In un contesto così complicato e con un margine d’errore estremamente ridotto va sottolineata la prova di Obaretin, rientrato nell’undici titolare dopo diverse panchine. Il ragazzo di proprietà del Napoli ha gestito con lucidità e apparente calma i duelli con Esposito, cliente ostico e già smaliziato nonostante l’età. Anche con il pallone è sembrato il più sicuro dei tre difensori, nonostante le soluzioni fornite dai movimenti dei compagni fossero pochissime. L’impressione è che la sua influenza nella metà campo avversaria possa crescere di settimana in settimana, perché oltre ad essere pulito nella gestione della palla ha doti atletiche sfruttabili in più modi.

Si è visto qualcosa anche venerdì: quando Dorval stringeva in mezzo al campo, lui si allargava per fissare l’ampiezza; mentre quando l’algerino partiva da una posizione più decentrata Obaretin conduceva nel mezzo spazio. L’occasione generate dal cross deviato di Lasagna è nata proprio da una rotazione di questo tipo.

Obaretin
Copyright: SSC Bari

I cambi di Longo

L’atteggiamento del Bari, come confermato dallo stesso Longo, era figlio di una strategia architettata in settimana. Anche i cambi, sin da quello effettuato al 20esimo, sono andati in quella direzione. Per provare a movimentare la manovra Longo avrebbe potuto sfruttare l’infortunio di Favilli inserendo uno tra Falletti e Sibilli, invece ha preferito confermare la struttura con due punte inserendo Novakovich. Quest’ultimo si è speso tanto in fase di non possesso, recuperando anche un paio di palloni interessanti, ma quando ha avuto l’occasione per incidere ha commesso un errore grossolano. Come Lasagna, anche Novakovich trova tanti modi per rendersi utile, ma nel momento di definire l’azione è spesso impreciso.

Con gli altri cambi Longo ha definitivamente levato la maschera: Oliveri ha dato il cambio ad un Favasuli a corto di fiato, Simic ha rilevato Obaretin da poco caricato di un giallo, Coli Saco ha irrobustito la mediana giocando 10 minuti a ridosso della propria area e Bellomo ha preso il posto di un Lasagna ormai piantato. L’ex tecnico del Como si è quindi assunto il rischio di preservare i propri fantasisti, riuscendo ad ottenere il massimo per quella che è stata la mole di gioco prodotta. Adesso martedì sera contro la Carrarese servirà il Bari formato Cremona, Frosinone o anche quello visto contro il Catanzaro per ritrovare una vittoria che ormai manca da più di un mese e che non può più sfuggire.

Posizioni medie dei giocatori del Bari dopo tutti i cambi. In nessuna delle precedenti gare i biancorossi avevano avuto un baricentro così basso.
Fonte: Sofascore
By Giovanni Fasano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Post Correlati