Il pareggio cristallizza ulteriormente la posizione del Bari in classifica, ancora nono con gli stessi punti del Palermo ottavo. Inoltre, conferma una tendenza che anche sul campo della squadra più forte del campionato questo gruppo ha dimostrato: i biancorossi hanno la forza e la maturità per dire la loro in qualsiasi contesto, ma spesso a mancare sono piccoli dettagli legati sia alla sfera tecnica che a quella emotiva.
Per analizzare tutto ciò che ci ha detto Sassuolo-Bari torna il Bari a Scacchi, la rubrica che ci accompagna in ogni post gara. L’approfondimento verterà sull’atteggiamento adottato dai biancorossi nella prima frazione, sull’impatto avuto dalle due punte e sulle scelte fatte da Longo nel secondo tempo.

L’analisi di Sassuolo-Bari
Bari, un primo tempo perfetto
Dove finiscono i demeriti del Sassuolo, però, iniziano i tanti meriti del Bari. I biancorossi, infatti, hanno mostrato ottime qualità in fase di palleggio creando sempre linee di passaggio efficaci, muovendo molto bene le pedine per far girare velocemente la sfera e trovando con facilità le corsie laterali dal quale far partire le azioni offensive, arrivando ad attaccare l’area di rigore con tantissimi elementi, spesso portando dentro (oltre alle due punte) almeno una mezzala e un esterno.

Anche la fase di non possesso è stata ordinata, con pressioni non sempre feroci ma molto efficaci, oltre a una riaggressione particolarmente fruttuosa una volta persa palla. Il dato sui tiri è emblematico: la squadra più forte del campionato, nel primo tempo, non ha mai calciato verso la porta del Bari. In questo va sottolineata anche l’eccellente prova di tutto il pacchetto arretrato, che ha limitato giocatori da Serie A come Berardi e Laurienté.
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Il ritorno di Lasagna e il peso della doppia punta
Moreno Longo, dopo il fischio finale, ha sottolineato come la ritrovata condizione di Kevin Lasagna abbia finalmente permesso di schierare due punte di ruolo vicine, cosa che nelle precedenti gare non era stata possibile. Più volte, nelle nostre ultime analisi, avevamo sottolineato come l’utilizzo del solo Nicola Bellomo al fianco di Nicholas Bonfanti dava poco peso all’attacco biancorosso, in quanto il numero dieci per caratteristiche veniva molto dentro al campo, lasciando isolato il terminale offensivo.
L’aver finalmente riutilizzato le due punte, invece, ha contribuito tantissimo allo sviluppo della manovra. Per mostrarlo basta confrontare le posizioni medie dei calciatori relative alla gara contro la Sampdoria con quelle del Mapei Stadium. Nella prima si può notare in maniera lampante la distanza fra il numero undici e il resto dei compagni, mentre domenica i biancorossi erano decisamente più compatti, gli attaccanti avevano tanti uomini su cui appoggiarsi e questo ha migliorato il palleggio.


L’intesa e i movimenti coordinati fra i due attaccanti sono stati la chiave di volta del primo tempo: quando uno dei due veniva incontro, l’altro attaccava la profondità, come visto prima con almeno uno o due giocatori. In questo modo, i biancorossi sono riusciti a ricorrere molto meno al lancio lungo, che contro la Sampdoria era stata di fatto l’unica soluzione di una manovra senza sbocchi, e hanno potuto giocare maggiormente il pallone. L’azione del gol, del resto, è nata proprio da un movimento del genere, con Bonfanti che è arretrato per ricevere la sfera, Lasagna bravo a muoversi nello spazio e poi ad avere la caparbietà per calciare due volte in rete.

Le novità della ripresa
Nel secondo tempo, con gli ingressi di Volpato per Berardi e soprattutto di Verdi per Ghion, il Sassuolo è passato ad un assetto a trazione anteriore. Sin dai primi scampoli di frazione, si è visto come il canovaccio della gara fosse diverso. Oltre a cambiare la struttura, i neroverdi hanno modificato anche l’interpretazione della fase offensiva. I due terzini, Toljan e Doig, si sono alzati quasi sulla linea degli attaccanti, abbassando Dorval e Favasuli e limitandone le velleità offensive.
Con il Bari raggomitolato negli ultimi 30 metri, anche la posizione di Verdi è diventata determinante. L’ex Como ha lavorato bene tra le linee, riuscendo sempre a liberarsi in zona rifinitura. Prima del gol di Volpato, una delle più grandi occasioni costruite dal Sassuolo è capitata proprio sul suo piede destro dopo un ottimo smarcamento al limite dell’area.

L’impatto dei cambi
Ad acuire la tendenza della squadra ad abbassare il proprio baricentro sono state anche le mosse di Moreno Longo. Dopo aver confermato l’undici della prima frazione per oltre venti minuti della ripresa, il tecnico torinese ha mosso le prime pedine in una direzione inequivocabile. Dorval è stato sostituito da Tripaldelli, che aveva il compito di limitare l’effervescente Volpato, mentre Novakovich, inserito al posto di un esausto Bonfanti, doveva cercare di far rifiatare la squadra, tenendo su qualche pallone. Successivamente è arrivata la mossa Coli Saco, giustificata da Longo come figlia della necessità di aggiungere fisicità al centrocampo.
Queste scelte però, non hanno fatto altro che irrigidire ulteriormente la fase di possesso del Bari, che negli ultimi venti minuti ha faticato anche solo a mettere insieme due passaggi di fila. Viene difficile addossare troppe responsabilità al tecnico del Bari dopo un primo tempo così ben studiato ed eseguito, ma l’impressione è che con un po’ di coraggio in più – magari con l’inserimento di un giocatore più affidabile nella gestione del pallone – la squadra contro il Sassuolo avrebbe potuto gestire con meno patemi il finale di gara.
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