Le lacrime di Di Cesare sono state il motore della salvezza?

Il FOCUS su Valerio Di Cesare

Il momento apicale della travagliata stagione del Bari, culminata con la salvezza in quel di Terni, può essere ricondotto alla conferenza stampa pre Cosenza, quando davanti ai microfoni dei giornalisti si presentò Valerio Di Cesare. Il difensore romano, capitano di una squadra che settimana dopo settimana sprofondava in classifica e accumulava figuracce, ebbe un crollo emotivo all’ultimo interrogativo, quando gli si pose la questione di quanto peso avesse il ko in finale playoff col Cagliari nell’annata sciagurata che i pugliesi stessero vivendo.

Di Cesare, oberato di responsabilità in vece anche dei suoi compagni, non trattenne le lacrime, finendo per lasciare la conferenza stampa tra gli applausi dei giornalisti visibilmente sorpresi e emozionati. Una reazione a cui seguì sul campo l’ennesima disfatta, un 4-1 che consegnò per la prima volta la zona retrocessione diretta al Bari, che finì in ritiro in quel di Altamura e atteso da un finale di campionato da incubo. La strada sembrava tracciata, ma è stato allora che la storia ha preso un’altra piega.

Le sliding doors

Se il Bari si è salvato per il rotto della cuffia, lo deve quasi esclusivamente al proprio capitano, autore di 3 gol dal peso specifico elevatissimo proprio nella parte decisiva della stagione. Prima col Parma, un destro a giro sotto l’incrocio; poi col Brescia, un mancino in diagonale al volo a fil di palo; infine con la Ternana, con una spettacolare semi-rovesciata da figurine Panini. Reti e magie, che appartengono al repertorio di campioni come Messi e Cristiano Ronaldo, preso in prestito da Di Cesare.

Nel mezzo una masterclass di leadership, con il discorso alla squadra il giorno della finale di ritorno, e i rimbrotti ai suoi compagni in campo, spesso tacciati di scarso impegno. Va ricordato come il 41enne sia stato tra i pochissimi a metterci la faccia (l’ha fatto post Parma e post gara d’andata con la Ternana) in queste settimane folli, col peso del ritiro dal calcio giocato a corrodergli l’animo.

Di Cesare è stato letteralmente l’anima della squadra, soprattutto nella notte di Terni, quando è entrato in campo da solo catalizzando tutti i fischi dei tifosi di casa, ingenui nel caricare ulteriormente il capitano. Con la sua corazza si è messo sulle spalle tutto il peso dell’ultima notte, finendo però per uscire dal campo ancora una volta come il migliore.

La domanda è allora scontata: le lacrime di Di Cesare sono state il motore della salvezza? La risposta lo è altrettanto.

By Claudio Mele

Ho un assegno di ricerca in matematica, sono anche un insegnante di matematica e fisica. Nel tempo libero faccio il giornalista (con scarsi risultati)

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