Dopo due settimane di incessante dibattito sulla chiusura del mercato, sulle successive dichiarazioni di Magalini e sugli sviluppi della questione sceicco del Kuwait, per gli uomini di Moreno Longo è finalmente tempo di tornare in campo. Il Bari riparte dal San Nicola dove ospiterà il Mantova di Possanzini, la neopromossa più chiacchierata per ciò che ha mostrato nel corso della passata stagione.
Tutto ciò che di buono si è detto sul Mantova è stato confermato anche da queste prime quattro giornate di campionato. Al di là dei punti conquistati, che sono ben 7, la squadra dell’ex giocatore del Brescia ha retto con estrema naturalezza l’impatto con la nuova categoria nonostante il gruppo sia in larga parte lo stesso della scorsa stagione.
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Come gioca il Mantova?
Il Mantova propone un calcio coraggioso, molto elaborato in fase di possesso ma ormai ben assimilato da buona parte del gruppo. Sin dal suo insediamento, Davide Possanzini ha perseguito una strada ben precisa, ottenendo risultati ben al di sopra del mero valore dei giocatori. Il suo 4-3-3/4-2-3-1 ha suscitato la curiosità di molti e il buon lavoro fatto in questo avvio di campionato, nonostante avversarie di indubbia caratura, giustifica l’interesse che circonda la sua figura.
I punti fermi del Mantova sono il sistema di gioco ed alcuni elementi imprescindibili. Il modulo di riferimento è il 4-3-3/4-2-3-1, riconoscibile più in fase di non possesso che in possesso. In fase di costruzione il Mantova impegna il portiere Festa, i due centrali ed anche il vertice basso Burrai, che spesso scala tra i due difensori per ricevere palla con maggiore libertà . I terzini hanno compiti diversi: Radaelli o Maggioni si alzano per fissare l’ampiezza, mentre Bani o Panizzi restano bloccati al fianco dei centrali per andare a comporre quel 3+2 sempre riconoscibile in fase di costruzione.
Al fianco di Burrai il più impiegato è Simone Trimboli, centrocampista classe 2002 molto dinamico che si divide tra metà campo e zona di rifinitura. Il suo compito è quello di interpretare lo sviluppo della manovra per poi capire quali spazi occupare e quali funzioni assolvere.
La manovra può svilupparsi per vie centrali ma anche lateralmente, dove il Mantova tende a sovraccaricare uomini su un lato per poi spostare il gioco sull’altro versante e provare a generare superiorità numerica (il gol contro la Salernitana è un esempio plastico di questo pattern di gioco). Il lato forte e solitamente il destro, dove agisce Francesco Galuppini. Il numero 14 è un mancino molto estroso, arrivato in Serie B solo a 30 più per la miopia dei dirigenti che per sue mancanze. Galuppini, a differenza dell’esterno sinistro a cui è richiesto restare largo e cercare l’1vs1 quando sollecitato, ama accentrarsi e galleggiare nel mezzo spazio destro per rifinire o finalizzare autonomamente. Il pericolo numero 1 per il Bari sarà sicuramente lui in casa Mantova.

In attacco sono arrivati l’ex di giornata Mattia Aramu e Leonardo Mancuso. Al momento Possanzini preferisce a quest’ultimo Devis Mensah, un centravanti fisico, abile spalle alla porta e pulito nel gestire il possesso, ma non particolarmente prolifico. Aramu si è visto con maggiore continuità , ma senza offrire particolari spunti. Dalla sua verve passerà molto delle ambizioni di questo Mantova.
In fase di non possesso l’unica costante è la strategia attendista sulla prima costruzione avversaria, per il resto l’atteggiamento e le scelte variano di situazione in situazione. Generalmente l’obbiettivo è quello di ostruire le vie centrali per orientare il palleggio avversario sulle fasce, dove diventa meno rischioso accentuare la pressione sui portatori di palla.
Il Mantova è una squadra organizzata ed ormai rodata, che propone un calcio coraggioso ma non spregiudicato. La maniacalità con cui Possanzini cura le transizioni negative è lì a dimostrarlo. Il Bari dovrà dimostrarsi all’altezza di un gruppo decisamente più avanti nell’assimilazione dei concetti professati dal proprio mister, ma con meno soluzioni individuali per indirizzare una partita.
