Bari-Sassuolo, l’analisi: il contesto tattico, le difficoltà della prima mezz’ora e la prova di Sgarbi

L’analisi di Bari-Sassuolo

Sembrava non bastare neanche una superiorità numerica di oltre 50 minuti al Bari di Moreno Longo per conquistare il primo punto stagionale, e invece ci ha pensato Kevin Lasagna con una zampata al 93’ ad alleviare lo sconforto per questo avvio di campionato. Il gol del numero 15 è giunto al termine di un match sfiancante e fortemente condizionato dagli episodi, oltre che emblematico delle differenze tra la rosa a disposizione di Moreno Longo e quella in mano a Fabio Grosso. Bari-Sassuolo è stata una gara indicativa della difficoltà di un campionato logorante come la Serie B.

Per una buona mezz’ora quella del Sassuolo è sembrata quasi un’esibizione: il Bari, seppur ambizioso nello schieramento iniziale, non riusciva a pareggiare la fisicità, la tecnica e la fluidità di un centrocampo, quello dei neroverdi, fuori scala per la categoria. L’espulsione di Lovato ha rimesso in equilibrio la contesa, ma nella ripresa sono subentrati tutti i limiti di profondità dell’organico con cui Longo è costretto a convivere.

Per ricapitolare tutto ciò che ci hanno detto i quasi 100 minuti di Bari-Sassuolo torna il Bari a Scacchi, la rubrica di analisi che segue ogni match ufficiale dei biancorossi. Nel menù di oggi: il contesto tattico nel quale si è sviluppato la gara, le difficoltà del Bari nell’ arginare le trame del Sassuolo e la prova di Lorenzo Sgarbi.

Longo
Copyright: SSC Bari

L’analisi di Bari-Sassuolo

Il contesto tattico

Per la terza volta in tre gare Moreno Longo ha cambiato la struttura del proprio attacco: contro la Juve Stabia Lasagna supportato da Sibilli e Sgarbi, a Modena Novakovich con Sibilli e Manzari a rifornirlo e contro il Sassuolo ancora lo statunitense ma questa volta affiancato da Lasagna e dal solito Sibilli.

L’idea, confermata parzialmente anche nel post gara, era quella di aumentare il peso offensivo a disposizione, di dare anche un certo tipo di segnale alla squadra e di stringere la difesa del Sassuolo per poi attaccare ricercando l’ampiezza. Difatti, la presenza di Novakovich e Lasagna costringeva i due terzini neroverdi, Toljan e Doig, a mantenere una posizione intermedia per correre in soccorso dei centrali in caso di duello con uno degli attaccanti biancorossi. Questi scivolamenti liberavano spazio sulle corsie al Bari che però, nonostante i tanti palloni recapitati a Dorval, Oliveri, Sibilli e poi Sgarbi, non è quasi mai riuscito a rifinire con precisione.

Novakovich Lasagna
Copyright: SSC Bari

Le difficoltà del Bari

Con il passare dei minuti il Sassuolo ha iniziato a tessere la propria tela. Fatta eccezione per la difesa a 4, la disposizione del resto della squadra mutava di situazione in situazione. Le scelte di formazione di Grosso denunciavano un’intenzione chiara: rombo di centrocampo per intasare i corridoi centrali ed esporre tutti i limiti della mediana avversaria.

 Bari-Sassuolo
Fonte: Sofascore

A cospetto dei soli Maita e Benali – perché sia Sgarbi/Sibilli che Lasagna e Novakovich partecipavano poco alla fase di non possesso – Boloca si proponeva sempre come metronomo da cui far circolare la manovra, mentre le posizioni di Lipani, Thortsvedt e Caligara erano mutevoli. Il norvegese agiva a tutto campo, dispensando colpi di una qualità quasi oltraggiosa per la categoria, mentre Caligara e Lipani, anche loro molto puliti nella distribuzione, si muovevano senza palla per disordinare la struttura difensiva del Bari. A tutto ciò si aggiungeva la mobilità di Mulattieri e Russo, attaccanti specializzati nel disorientare le difese alternando allunghi in profondità, smarcamenti laterali e movimenti a venire incontro.

Per quasi mezz’ora questo possesso elaborato che si espandeva fino alla trequarti del Bari ha costretto i biancorossi al ruolo di sparring partner. Longo, interrogato sul tema, ha parlato di mancanza di intensità sul portatore di palla avversario – Lavoravamo a due, tre metri dall’’avversario” -, un aspetto manifestatosi anche e soprattutto in occasione del gol di Thorstvedt. Mentre contro Juve Stabia e Modena il Bari era incappato in leggerezze individuali, contro il Sassuolo è stato l’atteggiamento di squadra a destare diverse preoccupazioni.

Lo avevamo già detto nelle puntate precedenti, ma con l’utilizzo delle due punte l’urgenza diventa ancora più impellente: a questa squadra, per reggere tale impalcatura offensiva, serve un centrocampista di passo e struttura che sappia sia sporcare la manovra avversaria che sveltire quella della propria squadra. In alternativa, è probabile che l’esperimento centrocampo a 2 venga presto risposto in soffitta.

Esultanza Bari Serie B
Copyright: SSC Bari

La prova di Sgarbi

L’infortunio di Sibilli ha privato il Bari del giocatore in grado di muoversi tra le linee per fare da collante tra centrocampo e attacco. Ad onor del vero va detto che nei 15 minuti in cui è stato in campo Sibilli non è stato quasi mai servito nel modo corretto dalla squadra perché, come avvenuto anche nelle due precedenti gare, sono stati commessi tanti errori di misura in fase di uscita. Al suo posto è entrato Lorenzo Sgarbi, che ha cercato di adattarsi in un ruolo che ancora non padroneggia. L’impressione è che Sgarbi, quando innescato tra le linee, non abbia ancora quella rapidità di pensiero necessaria per cambiare ritmo al palleggio, e che quindi si rifugi in soluzioni più conservative.

La musica è cambiata quando nella ripresa, con l’ingresso di Maiello e il passaggio al 3-5-2, Sgarbi è stato spostato sulla destra in quello che ad oggi è il suo ruolo naturale. L’ex Avellino, oltre ad avere doti atletiche che gli consento di coprire l’intera corsia con poche falcate, è un crossatore di altissimo livello, soprattutto se si fa il confronto con gli altri esterni/terzini di cui dispone il Bari. La peculiarità dei cross di Sgarbi è che non si ripetono mai nella tipologia di esecuzione: una volta cerca una traiettoria più alta e arrotata, la volta dopo mira il primo palo con un tracciante più teso e quella dopo ancora cerca il cutback, ossia quel passaggio per il compagno a rimorchio che diventa letale quando la difesa collassa verso il centro dell’area.

Al momento Sgarbi è un calciatore utilizzabile in contesti precisi e con compiti ben definiti, un assunto che evidenzia, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la necessità di infoltire la trequarti con profili in grado di occuparla nel modo corretto.

Fonte: Sofascore
By Giovanni Fasano

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