Bari-Pescara, l’analisi: la prima mezz’ora da incubo, le contromosse di Vivarini e il guizzo (decisivo) di Dorval

L'analisi di Bari-Pescara

Quella fra Bari e Pescara è una partita che può essere divisa in due parti, ed entrambe rivelano diversi aspetti delle difficoltà che la squadra biancorossa sta attraversando in questa prima parte di stagione. Nei primi ventinove minuti — dal calcio d’inizio all’espulsione di Olzer — è riemersa, ancora una volta, la fragilità dei galletti sia in fase difensiva che con la palla fra i piedi. E poi c’è la sfida che gli uomini di Vivarini hanno disputato in superiorità numerica, aumentando la pericolosità ma impiegando più di cinquanta giri di lancette per trovare la via del gol contro l’ultima in classifica.

Il tecnico a fine partita si è detto preoccupato, probabilmente a ragione, visto che al San Nicola la sua squadra è sembrata fare passi indietro rispetto ai timidi segnali positivi che si erano visti nell’ultima uscita. È vero che nella ripresa è aumentata la mole di occasioni, ma non vincere una sfida che si era incanalata su binari più che favorevoli dice tanto dello stato di salute fisica e mentale della squadra. Per approfondire questi aspetti e cercare di analizzare alcuni aspetti della prestazione, torna Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio ogni partita dei biancorossi. Clicca qui per leggere l’ultimo episodio su Juve Stabia-Bari.

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L’analisi di Bari-Pescara

I primi trentuno minuti

«C’è stato un inizio della partita brutto da parte nostra. L’avevamo preparata per essere aggressivi e invece abbiamo lasciato sempre l’iniziativa a loro». Le parole di Vivarini, nel post-gara, fotografano un avvio di match particolarmente negativo per il Bari. Fin dai primissimi minuti i biancorossi hanno faticato sia nella gestione del pallone che nella fase di non possesso. Il Pescara, dal canto suo, ha provato sin dall’impostazione ad allargare il campo in entrambe le direzioni: orizzontalmente, mantenendo gli esterni molto larghi per creare uno contro uno sulle fasce e aprire corridoi interni per le mezzali; verticalmente, sfruttando gli spazi tra centrocampo e difesa per ricevere palla. In più circostanze si è vista una pressione alta da parte di Castrovilli e Pagano, ma questi movimenti non venivano accompagnati dal resto della squadra, lasciando così agli abruzzesi la possibilità di eludere il pressing e avanzare con relativa facilità.

Quando il Bari alza la pressione, con Verreth e Braunöder sui centrocampisti e Pagano che si stacca sul suo riferimento, il Pescara riesce comunque a trovare con facilità la linea di passaggio per Tsadjout. L’attaccante viene incontro, ma la difesa biancorossa non accorcia e arretra, lasciandogli spazio per giocare. Nel fermo immagine si nota anche il movimento del corpo dei difensori, già orientato a scappare all’indietro.

A queste difficoltà di lettura collettiva si aggiungono, ancora una volta, diversi limiti individuali. Le numerose palle perse in uscita e alcune marcature preventive non impeccabili hanno permesso al Pescara di ripartire in zone pericolose. Anche l’azione del gol ricalca errori già visti più volte in stagione: sul cross dalla sinistra, Di Nardo attacca una difesa del Bari schierata, con tutti e tre i centrali vicini, ma riesce comunque a infilarsi e a segnare.

La reazione del Bari in superiorità numerica

Una volta passato in inferiorità numerica, il Pescara ha scelto di compattarsi e di chiudere gli spazi. Alternandosi sulle fasce, Di Nardo e Tsadjout si sono disposti larghi a centrocampo offrendo protezione alla linea difensiva a cinque. Il Bari, d’altro canto, ha provato a forzare questo blocco passando soprattutto dalle corsie laterali e al contempo portando tanti uomini al centro per tentare di allargare la retroguardia e sfruttare gli spazi. Dal rosso all’intervallo, però, sono mancati un po’ i movimenti collettivi necessari per rompere il blocco. In alcune situazioni Castrovilli arretrava per portare fuori un difensore, in altre si è visto qualche timido movimento di Pagano o Nikolaou per aiutare Dorval, ma spesso l’esterno algerino si è trovato a dover cercare l’uno contro uno, talvolta raddoppiato. Proprio per questo la soluzione più cercata è stata il cross, nella speranza che i tanti uomini in area trovassero uno sbocco.

Per sopperire a queste difficoltà, Vivarini nella ripresa ha tolto due dei peggiori (Verreth e Vicari) per inserire Gytkjaer accanto a Moncini e Maggiore in mezzo, arretrando Dickmann come braccetto. In avvio di frazione il Bari è sembrato capitalizzare meglio la superiorità: invece di schiacciare il Pescara nella sua trequarti, ha provato ad attrarre la pressione (ad esempio portando Nikolaou largo in impostazione) per aprire gli spazi. La presenza di Maggiore garantiva inoltre un giocatore sempre pronto per gli inserimenti, mentre Castrovilli cercava di portare fuori Letizia. In questo modo gli abruzzesi riuscivano anche a raddoppiare con più difficoltà Dorval, lasciandogli campo per essere pericoloso.

Il pari finale e il ruolo di Dorval in Bari-Pescara

Da quel momento in poi era una partita che aveva tutto per mettersi sui binari dei biancorossi, ma sebbene vi fossero spazi e uomini per attaccarli la manovra è rimasta a lungo monoritmo, con tanti errori da parte dei singoli. Braunoder e Pagano, ad esempio, sono stati troppe volte imprecisi, mentre l’attacco ha sbagliato tanto (oltre al doppio rigore fallito, è clamoroso l’errore sotto porta di Moncini). Se il Bari ha creato diversi pericoli, buona parte del merito va al guizzo di Dorval, che avendo spazio per l’uno contro uno è stato particolarmente attivo sia a sinistra che muovendosi dentro al campo.

Proprio dal cross dell’algerino è nato il gol di Maggiore, bravo a sfruttare la sua dote d’inserimento e a regalare un punto prezioso al Bari per uscire dalla zona rossa. Eppure, sul piano della prestazione, resta la sensazione che la strada davanti ai biancorossi sia ancora molto lunga. Con una difesa che continua a commettere errori (per fortuna il mercato di gennaio è vicino), l’assenza di un playmaker capace di dettare i ritmi e dare velocità al fraseggio, e le frequenti imprecisioni tecniche, Vivarini dovrà trovare molte chiavi per sbloccare tatticamente e mentalmente una squadra che, in queste condizioni, rischia di dover lottare fino all’ultimo per conquistare la salvezza.

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By Raffaele Digirolamo

Dottorando in filosofia presso l'Università degli Studi di Bari. Curo la newsletter per Elezioni Usa 2024 e scrivo per PianetaBari

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