Si è chiuso una settimana fa il calciomercato del Bari. Una sessione, la prima dell’era Magalini-Di Cesare, caratterizzata dall’ennesima rivoluzione (clicca qui per leggere la nostra analisi). Tante le uscite, tante anche le entrate, per una squadra tutta nuova che per parola del suo allenatore dovrà innanzitutto pensare a mantenere la categoria. A commentare oggi l’operatore il direttore sportivo Magalini, in una lunghissima conferenza stampa a cui ha partecipato il nostro direttore Claudio Mele.

Le parole di Magalini
Inizia la conferenza stampa di Magalini.
Magalini apre con un pensiero a Salvemini: «Me lo ricordo quando da bambino era un allenatore di un certo livello, alla sua famiglia le mie condoglianze».
Magalini fa un’introduzione: «Abbiamo fatto buone cose, lavorato molto su indicazioni chiare dalla proprietà. Ci ha detto che non era un magnate russo o indonesiano, ma abbiamo preso 15 giocatori con Sibilli 16. Siamo andati secondo le aspettative. Si è parlato poco anche delle uscite, con un ritorno anche con energie positive a livello economico. Siamo convinti di aver fatto il massimo e anche bene. Il campo non dice questo, ma con il calciomercato aperto è una incognita per tutti. Ringrazio la proprietà che ha dato la disponibilità per questo mercato. Ringrazio Di Cesare e i segretari».
Iniziano le domande. Che Bari ha consegnato a Longo?
«Abbiamo condiviso con l’allenatore la costruzione del nuovo Bari. Questa squadra ha valori per potersi esprimere in questo torneo. Abbiamo lavorato gomito a gomito con Longo, sia con chi è arrivato sia con chi non siamo riusciti a prendere».
Com’è andata con Partipilo?
«Per Partipilo ci abbiamo provato, sedendoci anche col Parma. Dire che non c’è mai stata trattativa è una falsità. È stata difficile e profonda, non siamo arrivati a buon fine per diversi motivi. Dispiace, perché per lui eravamo disposti a fare uno sforzo anche ulteriore con l’k del presidente. Però ad un certo punto non siamo più riusciti, ringrazio anche lui per la disponibilità dei nostri confronti. Va detto che comunque Falletti era la nostra prima scelta».
Quali sono gli obiettivi del Bari?
«Non mi devo allineare con nessuno. Longo ha sempre detto che non è venuto per vivacchiare. Abbiamo 2 punti, per cui se ha detto che bisogna prima pensare alla salvezza è la verità. Siamo convinti di avere valori diversi e lo è anche mister Longo. Noi siamo tutti allineati, convinti e sereni. Non è che qui ognuno pensa una cosa, siamo fermi sul nostro credo».
Com’era il budget per le acquisizione?
«C’era un budget di stipendi, poi per le acquisizione caso per caso avremmo valutato. Lo stesso anche per le cessioni. All’inizio la società ha comprato Sibilli, potevamo anche acquisire denari con la sua cessione. Come per lui come per altri non abbiamo deciso di vendere. Partipilo era una di queste».
Manca un attaccante?
«Non direi che manca un attaccante, anche perché c’è una piena condivisione di intenti con il mister. Longo aveva la volontà di prendere due trequartisti, poi abbiamo optato per un attaccante in più e un trequartista in meno, infatti è arrivato Favilli. Forse numericamente abbiamo un centrocampista in più, ma anche questo l’abbiamo valutato, l’organico è ben riempito in base a quelle che erano le volontà del tecnico. La squadra era stata costruita per il 3-4-2-1, poi si è valutato anche il 3-5-2 e quindi si è presa un’altra punta».
Perché tanti prestiti?
«Non penso sia un problema, abbiamo una percentuale uguale di giocatori di proprietà, di calciatori con diritto di riscatto e altrettanti prestiti secchi. Ma, ripeto, non lo vedo come un problema. È normale che io non possa prendere un ragazzo di vent’anni dell’Atalanta in prestito, perché loro ci puntano. Ad esempio, Oliveri è il secondo anno che lavora con me, anche se sempre in prestito, si può creare una continuità. Se ci sono dei diritti di riscatto vuol dire che non sono solo prestiti. La B è cambiata in maniera esponenziale, sono arrivati fondi con disposizioni importanti che hanno drogato il campionato. Noi riteniamo di dover fare bene il nostro secondo le nostre possibilità. Ma aggiungo, se l’anno scorso avessimo preso tutti i calciatori a titolo definitivo oggi avremmo avuto un grosso problema».
Perché invece tanti prestiti secchi?
«Non abbiamo fatto un mercato low-cost. Se non hai la forza di prendere, devi lavorare così con erte squadra. A me interessa rafforzare la squadra, solo il 50% è in prestito secco. Giovani di potenzialità e valore che ci porteranno valore. Simic è un giocatore che ha fatto la Conference League, bisognerebbe allinearsi con il valore die giocatori che sono arrivati. Sono convinto che smentiremo questa classifica».
Perché trattative solo nell’ultimo periodo?
«A me piacerebbe finire il mercato prima di andare in ritiro, come si vorrebbe sempre fare, ma è anche vero che noi abbiamo preso quindici giocatori e tutte queste operazioni non si fanno in poco tempo. Lavorare come abbiamo fatto noi, in autogestione o comunque cercando una situazione economica vantaggiosa, è normale che ci voglia più tempo. Ma io Lella lo seguivo da due mesi, era una prima scelta, ma il Venezia prima non lo dava perché il tecnico voleva valutarlo. Si vuole o non si vuole, alla fine si arriva sempre agli ultimi giorni di mercato per chiudere le cose».
Ancora su Partipilo…
«Vi posso garantire che per Partipilo il Bari ha fatto il massimo, il nostro massimo non è stato sufficiente. Ringrazio ancora il ragazzo, che ha dato disponibilità. Vado nei dettagli: la prima telefonata con il Parma è stata circa quaranta giorni fa, quando ci siamo seduti gli ultimi giorni di mercato abbiamo capito che le richieste dei ducali non erano alla portata, anche perché loro hanno chiesto il prestito oneroso. Non volevamo rimanere con il cerino in mano e siamo andati su Falletti».
C’è stato un caso per Maita?
«Maita il primo giorno che sono qui mi è venuto a parlare, dicendomi che aveva una richiesta importante. Io gli ho detto che per me è un giocatore importante, lui per 3 giorni manifesta la volontà di andare via. Inizia la trattativa, che però non è andata a buon fine. Allora lui è rientrato nei ranghi più che mai».
Lulic?
«Lulic è tuttora in uscita, stiamo parlando con una squadra all’estero. Se si trova l’accordo lo diamo».
Ricci?
«Voleva rinnovare, ne abbiamo anche parlato in ritiro. Questa trattativa non è andata a buon fine, poi lui ha deciso di trovare una squadra capendo che non c’era più possibilità di continuare insieme e noi abbiamo preso un sostituto che poteva essere all’altezza. In quel momento c’erano 2-3 nomi, ma Tripaldelli lo conosco dai tempi della Juve e non ci sono state grosse difficoltà».
Che rapporto c’è col presidente?
«Quest’anno poteva esserci un boomerang dovuto alla passata stagione. Per questo noi oggi dobbiamo lavorare nella direzione di costruire una squadra che deve ben figurare, ma di certo senza avere l’obbligo di andare in A diretta, sarebbe ipocrita dirlo. Dobbiamo però canalizzare un percorso di crescita. È un inizio nuovo per portare avanti una progettualità tecnica continuativa».
PB – Per il portiere avete perso troppo tempo?
«Sul portiere speravo che le cose potessero andare meglio. Non c’è stata la possibilità di prendere. Il gioco di attesa non ci ha premiato, però siamo soddisfatti di radunovic anche se è stata pesante la società. Stankovic era molto gradito, poi il ragazzo ha andato».
PB – Come è andata per Veroli?
«Veroli volevo portarlo fortemente. Il Cagliari ha messo una barriera importante, tutti poi si sono dovuti accontentare con la Sampdoria che l’ha preso mettendo soldi».
Le cessioni di Zuzek e Morachioli?
«Zuzek ha giocato poco, è capitata la possibilità e lo abbiamo accontentato. Morachioli era fuori già da tempo, è nata questa situazione e abbiamo deciso così. Sono sicurissimo che andrà bene, in un ambiente a modo suo».
Termina la conferenza stampa di Magalini.