Arrivederci Polito. Ascesa, caduta e salvezza del Carrarmato

L'editoriale su Polito

This is the way the world ends.
Not with a bang but with a whimper
~The Hollow Men, T.S. Eliot

Che effetto riescono ad avere 365 giorni sulla nostra memoria, sulle nostre vite, sui nostri rapporti? Spesso, presi dalla frenesia di una società che vuole tutto e subito, sottovalutiamo gli effetti del tempo, che può avere effetto di ruggine deteriorante sui muri o di lievito arricchente nei vini.

2 giugno 2023. Ciro Polito è incontenibile, portato in trionfo dai suoi e da un pubblico indemoniato. Al San Nicola sono accorsi in più di 51000 per sostenere una rimonta, quella sul Sudtirol per approdare in finale play-off, che si è fatta sempre più impossibile col passare dei minuti, un prodigio che sembrava ormai perso. Il gol di Leonardo Benedetti trascina un Bari in inferiorità numerica, stremato ma unitissimo, in finale play-off.

Polito è un fiume in piena, in campo gioisce coi suoi, ai microfoni loda la squadra, in particolare Emmanuele Matino, unsung hero di quella partita con una prestazione difensiva commovente tirata fuori dal cilindro dopo essere rimasto in naftalina da gennaio in poi. Il cilindro è quello del giovane direttore sportivo biancorosso, che di conigli ne ha tirati fuori parecchi: da luglio 2021 sta viaggiando sulle acque, lodato da un tifo che si è completamente affidato a lui. Polito che si definisce garante dei tifosi del Bari, Polito che si scatena in conferenza stampa, Polito che dà fiducia a Mignani e ci crede anche in Serie B contro il parere di molti, alla prima esperienza della sua carriera in serie cadetta. Polito quello di Caprile, Cheddira, Benedetti e Folorunsho, distintamente elencati nell’ormai storica e fin troppo memata conferenza precedente ai play-off della scorsa stagione.

4 giugno 2024. Il comunicato con cui la SSC Bari si congeda da Ciro Polito è scarno, benché discretamente caloroso (il rapporto che lega la proprietà e il dirigente napoletano rimane piuttosto buono). Nei commenti tra i vari social comincia ad emergere più diversificazione di quanto si voglia far credere: se una buona metà dei commenti è piuttosto acre nei confronti di Polito, non mancano le considerazioni positive, le analisi “2+1”, nel quale si sottolinea quanto di buono fatto fino al maledetto 11 giugno 2023. Alcuni lo considerano un capro espiatorio della proprietà, in diversi temono che il suo sostituto avrà problemi quantomeno simili. Writings on the wall.

Polito PianetaBari Talk
Copyright: SSC Bari

La caduta di Polito

Per costruire ci vuole tanto: tempo, pazienza, risorse, tutto in abbondanti quantità. A distruggere basta nulla. Polito ha perso tutto in pochi mesi: esattamente quelli che sono passati dal colloquio con la proprietà di fine giugno, colloquio nel quale si è stilato un progetto sportivo ed economico poi non portato a compimento, all’esonero di Mignani di fine settembre. Mesi in cui Polito si è fatto trascinare dalla corrente in ogni mossa compiuta: l’uomo forte conosciuto nei precedenti due anni, l’uomo delle scelte impopolari come l’acquisto del cartellino di Cheddira a giugno 2022 (contestato da molti) si è trovato in balia degli eventi.

Premessa necessaria: ricalcare il biennio magico di Polito a Bari è esercizio retorico che in questo momento appare mellifluo. Chiunque è consapevole di quanto bene abbia fatto il direttore sportivo del Bari in precedenza, e se non lo è, è semplicemente intellettualmente poco onesto. In questo commiato, ci si concentrerà principalmente su quello che è arrivato dopo.

Appare evidente come il “peccato originale” del mercato del Bari stia nelle cessioni di Caprile e Cheddira, cessioni da cui i soldi sono stati sì incassati, ma non reinvestiti proporzionalmente sul mercato (carta canta). I budget non li fanno i dirigenti, ma le proprietà: su questo Polito ha ben poche colpe, se non quella di aver fatto finta che tutto ciò andasse bene. Che puntare ad obiettivi simili all’anno precedente, senza avere né l’effetto slancio della neopromossa (non sembra ma fa tanto, Catanzaro docet) né tantomeno il budget di colossi quali Parma, Cremonese, Spezia o simili, né la programmazione e l’esperienza di una società come il Frosinone, fosse qualcosa di normale.

Polito Bari Lovisa
Copyright: SSC Bari

La comunicazione

Sugli errori in fase di mercato dell’ormai ex direttore del Bari si è già detto tanto, anche su questo sito. Polito non ha fatto più il Polito, si è snaturato cominciando a inseguire calciatori fuori dal suo raggio di azione, fuori dal suo metodo. L’errore principale, quello nelle scelte, causato da quello che in coraggio e competenza si è trasformato in hybris, non privo di superficialità in alcune scelte. Polito ha avuto le mani legate e mille attenuanti in questi mesi: le stagioni che nascono sotto una cattiva stella faticano a raddrizzarsi, succede spesso. Gli errori si accumulano, diventano slavine che trascinano via un gruppo, una società, un ambiente intero. Questo è quanto successo al Bari quest’anno, e solo un colpo d’orgoglio finale ha impedito la tragedia sportiva.

Gli errori di mercato, però, non sono la parte peggiore della stagione di Polito. Ciò che più di tutto è mancato a Polito, in questi mesi, è stata la sincerità. Quella del buon padre di famiglia, come si leggerebbe sui manuali di diritto privato, che gli avrebbe dovuto far ammettere di fronte ai figli che quest’anno in vacanza in montagna non si va, perché il raccolto non è stato abbastanza fruttuoso e mancano le risorse. La sincerità e in alcuni casi la pazienza di fare dei passi indietro rispetto ad alcune dichiarazioni, squadra-più-forte-dello-scorso-anno prima di tutte (le difese dei singoli non le considero, a dirla tutta: le ritengo una dinamica naturale tra un direttore e il suo gruppo squadra, quasi obbligata).

Ai tifosi del Bari non è andato giù questo, più che le scelte in fase di mercato o sui tecnici. Anche perché di dinamiche poco chiare, all’interno delle quali Polito sembra essere vittima di un budget ristretto piuttosto che carnefice, ce ne sono diverse: una su tutte, la rinuncia a Luca D’Angelo, vicinissimo in sostituzione a mister Mignani lo scorso settembre e fortemente voluto da Polito, ma poi sfumato via per le pretese contrattuali e progettuali del tecnico abruzzese, assunto poi da chi ha avuto la forza economica e progettuale di dargli ciò che desiderava e con risultati prodigiosi (salvezza raggiunta partendo dal fondo della classe). Qualcosa che quasi sfugge via in una stagione omerica, ma che andrebbe ricordato.

Chiariamoci, questo coccodrillo non vuol essere un’apologia di Polito. Dopo due anni da 10 in pagella, l’ex diesse di Ascoli e Juve Stabia può guadagnare appena un 4 per la stagione appena disputata. Un voto ritoccato verso l’alto per le buonissime operazioni Nasti e Sibilli e la salvezza finale, approdo minimo di una stagione pessima. Piuttosto, l’intento è quello di contestualizzare un triennio in cui c’è, come accennato in precedenza, un’opposizione pressoché totale tra quel che è stato nelle prime due stagioni, e quello che è precipitato nell’ultima.

Polito va via da Bari quasi nell’indifferenza, per certi versi: di sicuro l’insofferenza di chi non ne poteva più della sua abitudine ad accentrare qualsiasi questione. Un modus operandi di successo quando le cose vanno bene, ma che si ritorce come un boomerang quando poi la situazione si incupisce. Uno stile comunicativo ambizioso e intraprendente come quello di Polito è molto efficace quando la sua squadra funziona; ma, nel momento in cui iniziano a crearsi le prime crepe, le sue dichiarazioni spesso assolutiste diventano una pericolosissima arma a doppio taglio. Per il futuro gli farebbe bene un po’ più di equilibrio nella scelta delle parole.

Polito Marino
Copyright: SSC Bari

Solo contro il mondo

Ciò che ha condannato Polito, infine, è stato il fungere da scudo per le limitatezze di una proprietà che l’ha lasciato solo, all’interno della società: nessun direttore generale, nessun team manager, nessuna figura intermediaria. Polito solo contro il mondo. Quando si parla di “mondo”, ovviamente, non si parla in alcun modo dell’ambiente di Bari, che anzi l’ha difeso a spada tratta finché ha potuto (assurda e deludente, in tal senso, l’accusa di negatività dell’ambiente) ma piuttosto di tutte le attenuanti precedentemente elencati.

In ogni situazione Polito ha preferito proteggere la sua proprietà, anziché cercare di illustrare le limitatezze nel quale ha operato, e che probabilmente non avrebbe dovuto accettare in primo luogo. La mancanza di esperienza ha probabilmente fatto il resto (per quanto Polito sia un dirigente smaliziato nonostante la giovane età, non si era mai trovato in una situazione simile; cosa che, ad esempio, si sarebbe potuto dire per D’Angelo, qualora fosse arrivato, il quale ha rialzato lo scorso anno un Pisa reduce dalla finale in sconfitta play-off).

Finisce qui, dunque. Non con un botto, ma con un guaito. Inizia, qui e ora, l’opera di storicizzazione del triennio politiano a Bari. Il direttore napoletano ha preso il Bari dalla Serie C, l’ha riportata ad un passo dalla Serie A, la lascia una categoria sopra rispetto a dove l’ha trovata. Un risultato discreto, per cui in molti avrebbero probabilmente firmato se detto a bocce ferme nel luglio 2021. C’è sempre un come, però, che in questo caso lascia l’amaro in bocca. L’ardua sentenza rilasciata dai posteri servirà a riequilibrare l’operato di Ciro Polito in biancorosso: tra qualche anno probabilmente si guarderà con dolce malinconia e un sincero dispiacere a questi anni, come quando si rovista nei ricordi di una vecchia relazione con una coda rancorosa, ma quanto era stata bella finché c’è stata sintonia. Arrivederci Polito, ad maiora.

By Gianluca Losito

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