Occhio alla Feralpisalò. C’è Gazzi e con il rosso non si passa

Il ricordo dei 7 anni di Alessandro Gazzi a Bari

13 anni dopo quel Bari-Lecce le cui tossine ancora circolano nei discorsi e nei pensieri dei tifosi, Alessandro Gazzi tornerà a calpestare il prato del San Nicola. Non lo farà vestendo i panni del mediano energico e spigoloso che per 239 volte ha indossato la casacca biancorossa, ma come membro dello staff tecnico della Feralpisalò, con cui collabora dall’insediamento in panchina di Marco Zaffaroni. In un match che accorperà tanti temi e probabilmente dirà molto sul futuro della squadra di Iachini, la piazza avrà modo di omaggiare uno dei simboli del passato recente, seppur legato trasversalmente ad una delle pagine più buie della storia biancorossa.

Gazzi Feralpisalò
Copyright: Feralpisalò

L’arrivo, nel deserto

Gazzi ha vissuto tutte le sfaccettature del rapporto viscerale che lega tifosi e squadra. Dal 2004 – anno in cui appena ventenne scelse Bari seguendo il suo mister a Viterbo Guido Carboni – al 2008 ha avvertito la durezza e l’ostilità della piazza verso una presidenza da tempo invisa. La contestazione, lo stadio svuotato della sua passione, i campionati mediocri: nel suo libro, “Un lavoro da mediano. Ansia, sudore e Serie A” edito da 66thand2nd, ricorda la Curva Nord splendidamente vuota nel giorno del suo esordio in Coppa Italia contro il Messina. Era un Bari declinante, distante dalla sbornia degli anni ‘90, che grazie al ripescaggio aveva appena evitato l’oblio della retrocessione in Serie C e per le stagioni successive avrebbe avuto il mantenimento della categoria come massima ambizione. È in questo contesto, con la disapprovazione di poche centinaia di tifosi a fare da sottofondo alle partite, che Gazzi si è attestato come uno dei migliori centrocampisti della Serie B.

La crescita graduale e una sviluppata impermeabilità alle critiche, anche aspre e pretestuose, che colpivano squadre e singoli in quegli anni, si riveleranno funzionali al cambio di rotta avvenuto nel 2008, quando il presidente Vincenzo Matarrese, ben consigliato dal direttore sportivo Giorgio Perinetti, farà seguire i fatti ai voli pindarici esibiti a mezzo stampa.

Gazzi
Copyright: AS Bari

Il biennio d’oro del Bari e di Gazzi

Sempre nel suo libro, Gazzi descrive minuziosamente l’impatto avuto da Antonio Conte e dal suo staff su quel Bari. La meticolosità nella gestione delle risorse umane, la ferocia richiesta negli allenamenti, la maniacale preparazione tattica: tutte tessere di un mosaico che andranno a comporre una stagione capolavoro. Nel Bari che a maggio 2009 vince il campionato di Serie B e ottiene la promozione, Gazzi è il bastione schierato al centro del campo per garantire ordine ed equilibrio. Il 4-2-4 di Conte è la sua tazza di tè: emerge per dinamismo e applicazione, qualità che gli torneranno utili nel salto di categoria. In quei mesi di smodato entusiasmo che investe l’intera città, Gazzi conosce l’altro lato della medaglia del legame simbiotico tra i tifosi e la squadra: “Tutti sembrano diventare amici. Un magnetismo, una bolla trasparente che fa di me e dei miei compagni idoli di una città che sta sportivamente strabordando. È una sensazione fuori da ogni controllo emotivo”.

Sorretti da quell’euforia, squadra e ambiente assorbono con relativo scoramento l’addio di Antonio Conte, troppo pretenzioso per le tasche della società. A Bari arriva Gian Piero Ventura, nel segno della continuità tattica, e gli effetti del cambio sono subito benefici. Il tecnico genoano tocca le corde giuste, predica leggerezza e libera la squadra dal giogo della ricerca ossessiva della vittoria, ottenendo un gruppo che levita lungo tutto l’arco della stagione senza mai avvicinarsi ai bassifondi della classifica.

Gazzi da interditore puro si è ormai trasformato in un centrocampista a tutto tondo, evoluto anche in fase di possesso dopo l’esperienza con Conte, e riesce a ritagliarsi uno spazio consistente anche in Serie A. Gli arrivi di Almiron e Donati, profili già rodati in Serie A, non minano le sue certezze, tanto che ribalta le gerarchie inanellando prestazioni eccezionali, come in occasione di quel Bari-Inter in cui giganteggia contro Zanetti e Muntari e dispensa una verticalizzazione perfetta per Meggiorini nell’azione che porterà al primo calcio di rigore. “E stupore è quello che provo quando entro in campo, terreno morbido e bolgia in formato Champions League. Sessantamila spettatori che schiantano nell’aria quell’euforia straripante. Una massa umana che si muove ondosa e compatta, corpo unico, anima enorme” racconta rievocando le sensazioni di quella partita. Gazzi concluderà la stagione con 32 presenze e oltre 2300 minuti all’attivo alla sua seconda esperienza in Serie A dopo i 6 mesi a Reggio Calabria nel 2007.

Gazzi

L’ultimo ballo

L’idillio si interrompe pochi mesi dopo, probabilmente dopo quel Genoa-Bari 2-1 datato 3 ottobre 2010. Gazzi descrive la partita come un calvario durato 90 minuti, sia da un punto vista personale che collettivo, tanto che quella sconfitta maturata nei minuti di recupero segnerà l’inizio della fine per il Bari di Ventura. Da Marassi in poi il Bari imboccherà una parabola discendente da cui non si discosterà per l’intera stagione, nonostante il tentativo disperato di invertire rotta con il cambio della guida tecnica. Per Gazzi il tramonto della sua esperienza in biancorosso sarà come la chiusura di un cerchio: arrivato in un clima funereo, accolto da un San Nicola desertico, se ne andrà lasciandosi alle spalle un ambiente altrettanto depresso, logorato dalla delusione sportiva e dai primi mormorii sullo scandalo che di lì a poco si abbatterà sul calcio italiano.

Il deferimento e la squalifica di 3 mesi e 10 giorni per omessa denuncia non macchieranno, agli occhi dei tifosi, il suo lungo trascorso a Bari. Nell’affrontare e vivere tutte le angolature dell’esperienza sportiva in una città, Gazzi è sempre riuscito a guadagnarsi l’ammirazione della piazza: come prospetto di belle speranze in cui riporre fiducia, come simbolo della rinascita nel biennio dorato e come indomito senatore nell’ultima stagione. Per questo il suo ritorno al San Nicola sarà accolto con gioia e, soprattutto, riconoscenza per l’impegno mai lesinato nei 7 anni in Puglia.

Tifosi Bari San Nicola
Copyright: SSC Bari
By Giovanni Fasano

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