Modena-Bari, l’analisi: l’approccio dei biancorossi, i cambi di Longo e le prove di Sibilli e Novakovich

L'analisi di Modena-Bari

Inizia nel peggiore dei modi il nuovo corso del Bari. La squadra di Moreno Longo, dopo la pesante sconfitta casalinga contro la neopromossa Juve Stabia, ha perso anche in casa del Modena restando ultima in classifica dopo 2 turni di campionato. Modena-Bari ha per certi versi fatto più male di quanto visto contro le vespe, in quanto dopo una buona mezzora i galletti sono calati e si sono fatti rimontare, mettendo in luce tutti i grossi limiti strutturali della rosa biancorossa.

Per sviscerare tutti i temi emersi dal match torna Il Bari a Scacchi, una rubrica di analisi post gara che, spaziando tra contenuti tattici, tecnici ed emotivi, seguirà ogni partita di campionato dei biancorossi. Per ModenaBari, oltre ad analizzare il contesto tattico nel quale è maturata la vittoria degli emiliani, ci soffermeremo sui cambi di Longo e le prove di Sibilli e Novakovich.

Oliveri Modena-Bari
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L’analisi di Modena-Bari

Il buon approccio dei biancorossi e le mosse di Longo

Anche contro il Modena il Bari ha impattato meglio il match rispetto agli avversari. Nella prima mezz’ora la squadra di Longo ha condotto il match gestendo brillantemente il pallone e modulando i ritmi e l’intensità della contesa. La fluidità posizionale garantita dai movimenti di Dorval e da quelli di Manzari e Sibilli ha destrutturato il sistema difensivo del Modena: il Bari riusciva spesso ad imbucare tra le linee coinvolgendo anche Novakovich, insolitamente pulito nel gioco di raccordo. La pressione del Bari non è stata fine a se stessa: in 17 minuti i biancorossi hanno prodotto 4 occasioni da gol nitide, di cui una, l’ultima, trasformata in gol.

Per vedere una reazione del Modena abbiamo dovuto attendere oltre 30 minuti, nello specifico un episodio – quello del rigore concesso e poi revocato – che nonostante l’esito infausto ha ridestato i gialloblù. Il Bari ha facilitato l’ingresso in partita del Modena abbassando sempre di più il baricentro ed iniziando ad accumulare errori su errori in fase di uscita. Su questi pesano la scarsa propensione al palleggio di un centrocampista come Maita, sempre lento nella distribuzione del pallone, e la mediocrità nel gioco con i piedi dei centrali e del portiere. In questo contesto non è riuscito ad emergere neanche Ahmad Benali, troppo isolato per poter garantire una risalita del pallone pulita (clicca qui per approfondire)..

Cambiata l’inerzia del match, l’esito della contesa era preventivabile: il Modena è una squadra fisica e smaliziata, il contrario di un Bari rabberciato ed inesperto nella sua linea di difesa. Il forcing del Modena, non particolarmente elaborato ma finalizzato ad ammassare corpi in area di rigore, ha iniziato a produrre i primi effetti sin dalla seconda metà della prima frazione. Il primo a cadere in errore è stato Vicari, sorprendentemente ingenuo nella gestione del duello con Gliozzi in occasione del rigore; poi, ad inizio ripresa, Ricci si è perso Magnino rischiando poco minuti dopo il suo ingresso di compromettere la gara ed infine, sul cross sinfonico di Palumbo, sono emersi nuovamente i difetti nella gestione delle palle inattive (clicca qui per approfondire)..

L’analisi di Longo, al termine della gara, è stata onesta: “È una questione di singoli e di attenzione”. Anche qualche cambio del tecnico ha lasciato però qualche dubbio. Se l’ingresso di Ricci fosse naturale in un luogo di un nuovamente insufficiente Dorval, l’uscita di Novakovich – il migliore in campo fino a quel momento – resta una mossa farraginosa. È pur vero che lo statunitense iniziava a perdere palloni e non era più pulito in fase di sfonda, ma con un Bari schiacciato nella propria metà campo da diversi minuti, l’ex Lecco era l’unico in grado di poter far salire la squadra e mettere in apprensione i centrali di casa.

Anche l’ingresso di Favasuli, contemporaneamente a quello di Lasagna, per Manzari ha comportato un ibrido 3-4-2-1 in cui la qualità veniva schiacciata dalla corsa. Troppo poco per pensare di impensierire arcigni colossi come Zaro, Caldara e poi Botteghin, cosicché se l’ingresso di Lulic non ha apportato nulla alla causa, quello di Sgarbi è parso fin troppo tardivo, in un 4-4-2 in cui mancavano i riferimenti offensivi.

Le prove di Sibilli e Novakovich

Nel Bari non ha brillato la stella di Giuseppe Sibilli, insolitamente impreciso sia nella gestione del pallone che in zona rifinitura. La sua partita si può riassumere in un dato: 0 cross riusciti su 6 tentati. Data la presenza di Novakovich in attacco era necessario forzare soluzioni aeree per cercare di sfruttare lo statunitense nel suo elemento, ma Sibilli non è mai riuscito a calibrare cross precisi. In questo momento il Bari, sprovvisto di elementi di qualità, non può che affidarsi alla sua creatività per capitalizzare le buone trame costruite, ma sia contro la Juve Stabia che al Braglia la lampadina non si è mai accesa.

Andrija Novakovich ha invece fornito una prova sufficiente, non solo per il gol ma anche per il coinvolgimento nella manovra. Da lui non ci si può aspettare un lavoro di sponda raffinato e preciso, ma quantomeno ha dimostrato di poter indovinare qualche imbucata. Al secondo minuto ha premiato l’inserimento di Sibilli ad esempio, mentre dopo il ventesimo si è messo in proprio con una bella azione culminata con un destro a giro di poco alto. Da quel momento in poi ha pagato il calo della squadra e non è riuscito a ripulire palloni utili per risalire il campo. Difficile però dargli colpe: oltre ad essere lasciato in balia di due o tre difensori avversari, Novakovich veniva anche servito male, soprattutto sui lanci lunghi provenienti dalla difesa. L’essersi sbloccato potrebbe facilitargli il percorso di crescita nel gruppo, ma per far sì che lui renda in un certo modo serve che anche la squadra alzi il livello.

Oliveri Modena-Bari
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By Giovanni Fasano

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