Bari, finora è (quasi) tutto un disastro. Dal mercato l’unica speranza

L'editoriale

A guardare la classifica, in questo momento, si direbbe che al Bari stia andando tutto sommato più che bene. La quattordicesima posizione, che colloca i biancorossi al di fuori della zona retrocessione, appare per certi versi oro colato se rapportata alla qualità delle prestazioni. In poco più di un mese, del resto, la squadra allenata prima da Caserta e poi da Vivarini ha affrontato tre delle cinque formazioni attualmente in zona rossa Spezia, Pescara e Südtirol e non si può dire che la fortuna non abbia dato una mano. In tutte queste gare, infatti, il Bari ha giocato per lunghi tratti in superiorità numerica.

Resta però una domanda inevitabile. In quante di queste partite Moncini e compagni hanno davvero dato la sensazione di essere superiori agli avversari? La risposta più semplice è: “nessuna”. E se è indubbio che, finora, la dea bendata sia stata piuttosto clemente — e che i punti che oggi tengono il Bari fuori dalla zona retrocessione sembrano arrivati più per circostanze favorevoli che per reale merito (fatta forse eccezione per la gara con il Cesena, unica vittoria maturata al termine di una prestazione almeno parzialmente convincente dall’inizio alla fine) — è altrettanto vero che il calcio raramente regala qualcosa nel lungo periodo. Ed è difficile immaginare che una squadra che, fino a questo momento, non è mai sembrata realmente superiore a nessuno possa non rientrare, prima o poi, tra le principali candidate alla retrocessione.

Castrovilli
Copyright: SSC Bari

Fare presto (e fare bene)

C’era una volta un appello, pubblicato sul Sole 24 Ore, che per certi versi ha fatto la storia del giornalismo italiano. Era il celebre “Fate presto”, rivolto allora a una crisi politica che stava travolgendo il governo Berlusconi. Un appello che oggi, mutatis mutandis, andrebbe riproposto anche in casa Bari, perché la crisi che sta attraversando la formazione biancorossa richiederebbe interventi altrettanto urgenti. L’unico aspetto che, almeno sulla carta, potrebbe essere letto in chiave positiva è che al mercato di gennaio mancano appena due partite. Un lasso di tempo sufficiente, almeno teoricamente, per porre rimedio a una gestione estiva da parte di Magalini e Di Cesare che, alla prova del campo, si sta rivelando più che disastrosa.

La strada della rivoluzione, nonostante alcuni nomi sulla carta importanti che avevano portato ad una serie di giudizi positivi evidentemente fuori luogo (fra cui, non ci sottraiamo alle colpe, anche il nostro), non ha pagato. Molti dei giocatori lasciati andare con eccessiva leggerezza si stanno rivelando altrove elementi preziosi, mentre i sostituti faticano a garantire affidabilità. Il pensiero corre immediatamente a Maita e Benali, ma l’elenco delle decisioni discutibili e delle mancate riconferme non si esaurisce certo qui. Viene però da chiedersi se dalle parti di Via Torrebella nella proprietà (che negli errori stagionali non può non essere chiamata in causa) vi sia la consapevolezza di quanto nuovi rinforzi siano necessari, o se vi sia una sottovalutazione di una serie di problemi che appaiono fin troppo evidenti. E poi gli eventuali innesti bisognerà sceglierli bene, e chi dovrà farlo fino ad ora di errori ne ha fatti, tirando fuori il portafoglio perché a gennaio non regala niente nessuno. Il presidente sarà disposto?

Di Cesare Magalini
Copyright: SSC Bari

Il Südtirol e quei limiti di un’intera stagione

Se in altre partite sono emerse soprattutto le difficoltà del Bari in fase di non possesso, contro Pescara e Südtirol sono venute a galla con maggiore evidenza le lacune con la palla fra i piedi. Sarebbe riduttivo soffermarsi su un solo aspetto, ma colpisce la facilità con cui una squadra in inferiorità numerica sia riuscita a neutralizzare la manovra biancorossa. A Castori è bastato chiudere i corridoi centrali per mandare in confusione il Bari, che solo a tratti ha trovato terreno nel mezzo spazio destro, da cui sono arrivati alcuni spioventi di Braunöder. Per il resto, lo sviluppo dell’azione è apparso lento e prevedibile, con pochi movimenti senza palla e una staticità evidente.

Certo, ci sono tre partite in cui non si perde, due dei quali senza prendere gol, e questo non va buttato. Forse la Juve Stabia ci dice qualcosa che si era intravista già contro il Cesena e il Mantova, ovvero che se il Bari gioca tutto a protezione della propria porta riesce ad essere più solido e quadrato. Ma è pur vero che viene difficile da pensare che alla lunga questa strategia possa funzionare, soprattutto senza rinforzi in una difesa che va in difficoltà se la partita va sul piano delle letture individuali. E sicuramente Vivarini ha ragione, quando dice che la sua formazione dev’essere più aggressiva senza palla, anche se al momento non ne ha la forza. Il tecnico è sicuramente quello che ha più attenuanti, e a lui va dato il tempo necessario per lavorare. Sperando in un aiuto importante dal mercato (e magari in qualche novità sul fronte societario).

By Raffaele Digirolamo

Dottorando in filosofia presso l'Università degli Studi di Bari. Curo la newsletter per Elezioni Usa 2024 e scrivo per PianetaBari

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