Quarta partita sulla panchina del Bari per Vincenzo Vivarini, che contro il Südtirol va a caccia del suo primo successo nella nuova avventura biancorossa. Al Druso, però, i galletti saranno attesi da una sfida particolarmente difficile, contro un avversario che fa della fisicità e dell’aggressività il punto di forza, ovvero proprio quei fondamentali in cui i pugliesi fino ad ora sono stati particolarmente carenti. Moncini e compagni, falcidiati dalle assenze soprattutto in difesa, dovranno perciò offrire una dimostrazione di maturità e dimostrare che il cambio in panchina ha prodotto almeno dei segnali di crescita dopo un avvio molto negativo.
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Il momento di forma di Bari e Südtirol
Il Sudtirol, in classifica, ha un solo punto in meno del Bari e come i biancorossi vive un momento tutt’altro che felice. La vittoria manca infatti da più di due mesi, visto che l’ultimo successo risale alla partita contro la Reggiana disputato il 27 settembre scorso. Da allora sono arrivati tanti pareggi (ben sei) utili a muovere un po’ la graduatoria, alternati a quattro sconfitte. Nelle scorse giornate, però, la squadra di Castori è riuscita a fermare avversari particolarmente quotati come Monza e Modena. La compagine altoatesina fatica soprattutto dal punto di vista offensivo, con soli tre gol segnati nelle ultime sette e subisce abbastanza, ma nelle undici partite solo in due occasioni ha incassato più di una rete.

Come gioca il Südtirol
La squadra di Castori, è risaputo, rigetta il possesso palla sterile in favore di un calcio estremamente verticale, che trova il suo fulcro nella stazza di attaccanti come Pecorino e Odogwu. La presenza di questi due riferimenti fisici è determinante: a loro è affidato il compito di reggere l’urto nei duelli, proteggere i lanci diretti e ripulire i palloni aerei, permettendo così alla squadra di accorciare in avanti e conquistare le seconde palle. La difesa del Bari, per questo, dovrà essere particolarmente attenta a resistere alle continue sollecitazioni e giocare una gara che dovrà essere per forza di cose battagliera.
Il lavoro oscuro delle punte, infatti, funge da vero e proprio innesco per il resto della manovra: sulle seconde palle si attivano le catene laterali, con gli esterni chiamati a sovrapposizioni immediate, e le mezzali, che hanno il compito di aggredire senza palla i varchi aperti dagli attaccanti. L’atteggiamento non cambia quando la sfera è tra i piedi degli avversari: lungi dall’attendere passivamente, la squadra di Castori porta un pressing asfissiante e alto, puntando a sporcare la costruzione dal basso per indurre l’errore tecnico e recuperare la sfera il più vicino possibile alla porta avversaria.

