Bari-Frosinone, l’analisi: gli <i>orrori</i> in difesa, la pigrizia del centrocampo e le scelte (sotto esame) di Caserta

Anche nel filotto di partite in cui il Bari era riuscito a portare a casa diversi punti, con una sola sconfitta in sette uscite, la formazione di Fabio Caserta non aveva mai veramente convinto fino in fondo. E proprio perché il calcio non regala niente, la realtà prima o poi presenta il conto e ti dice che, se non si è una squadra, sei destinato a ricadere sempre una serie di difficoltà, soprattutto contro avversari che hanno quell’organizzazione ed efficienza che tu non hai.

La sconfitta per 2-3 contro il Frosinone, da questo punto di vista, racconta molto più di quanto non dica la semplice differenza reti. Al San Nicola la compagine biancorossa è rimasta dentro la partita nel risultato, ma molto meno nella sostanza. Anzi, la sensazione è che con un pizzico di cinismo in più da parte dei ciociari, vista la mole di occasioni create, il risultato sarebbe potuto essere molto più rotondo. Per analizzare tutti questi aspetti torna Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio tutte le prove dei biancorossi. Clicca qui per leggere il numero su Spezia-Bari.

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L’analisi di Bari-Frosinone

Perché il Bari ha sofferto così tanto

Il primo livello delle difficoltà è quello più visibile: gli errori individuali di una difesa che continua a cedere quando sollecitata. Sul primo gol si susseguono tre sbavature diverse nella stessa azione: Vicari esce in ritardo, Meroni permette a Monterisi di crossare, e infine Nikolaou, inizialmente in controllo, concede a Raimondo lo spazio necessario per anticiparlo e colpire. La seconda rete segue un copione simile, con Vicari che si fa staccare in testa e permette a Bracaglia di segnare. Non si tratta più di incidenti isolati, ma della manifestazione ricorrente di un reparto costruito male, con lacune fin troppo evidenti per poter garantire anche solo una salvezza tranquilla.

Gli errori collettivi sul primo gol. Nell’azione in alto a sinistra è Vicari ad uscire male, nella seconda Meroni si fa anticipare. Ma è soprattutto Nikolaou a peccare di sufficienza, sbagliando la marcatura su Raimondo nonostante nell’immagine in alto a destra fosse in vantaggio

Il secondo aspetto è altrettanto determinante: il centrocampo non ha mai accorciato con i tempi necessari, lasciando al Frosinone ampi corridoi tra le linee. Mezzali e trequartisti ospiti hanno ricevuto spesso fronte alla porta, con metri a disposizione per avanzare o innescare gli inserimenti dei compagni. Ogni volta che la palla viaggiava verso il lato destro, gli ospiti trovavano combinazioni rapide e superiorità immediata perché la mediana biancorossa non riusciva a recuperare posizione. Le occasioni più pericolose — dal palo di Koutsoupias alle azioni manovrate che hanno portato ai gol — nascono tutte da questo difetto: preventive assenti, ritardi sistematici e spazi interni lasciati aperti. In una partita in cui il Frosinone ha potuto occupare con facilità la zona più delicata del campo, il Bari è apparso costantemente in affanno.

La zona di campo dove il Frosinone riusciva a crearsi spazio. Nell’immagine precedente si vede come i centrocampisti avessero tanto campo libero, perché la difesa spesso tendeva a non rompere la linea per uscire mentre il centrocampo era pigro nel ripiegare.

L’attacco non brilla

In fase di possesso l’idea iniziale del Bari era quella di verticalizzare subito e portare molti uomini nella metà campo avversaria. Caserta ha scelto di alzare contemporaneamente Dickmann e Pagano, con quest’ultimo che costringeva Kone a rimanere molto basso, aprendo così una traccia centrale per la prima giocata verticale. La costruzione partiva spesso dal tentativo di cercare immediatamente la palla diretta alle spalle della linea mediana del Frosinone, puntando sulla parità numerica creata davanti. Nei primi minuti la strategia ha dato qualche segnale incoraggiante, come dimostra l’azione del gol annullato a Pagano, nata proprio da una di queste situazioni di superiorità dinamica.

Col passare del tempo, però, il Bari si è progressivamente spento, perché il limite principale resta immutato: la squadra non riesce ad andare oltre il copione iniziale. Quando la verticalizzazione immediata non porta beneficio, mancano alternative codificate. La manovra diventa così dipendente da Castrovilli — unico capace di accendere la rifinitura tra le linee — e, a tratti, da qualche iniziativa di Antonucci sul lato sinistro generata perché la squadra di Caserta portava i ciociari sull’altra corsia per cambiare gioco. Il resto è stato fin troppo carente: poche seconde palle vinte, pochi duelli offensivi portati a casa, nessuna rotazione che possa liberare un uomo negli spazi e scarsissima capacità di consolidare il possesso dopo la prima giocata lunga. Il Bari continua a costruire costruisce qualcosa soltanto quando un singolo inventa, non quando la squadra crea un vantaggio posizionale. È una differenza sostanziale, che si nota soprattutto nelle riprese, quando la lucidità cala e la prevedibilità aumenta. 

Come il Bari iniziava la sua azione, con la posizione alta di Pagano e Castrovilli che diventava la soluzione più cercata per impostare l’azione. Spingendosi a destra i biancorossi creavano anche lo spazio per Antonucci.

Le scelte di Caserta per Bari-Frosinone

Ma a fare discutere sono anche una serie di scelte con cui Caserta ha deciso di approcciare la gara. L’assenza di Dorval sulla fascia sinistra era sicuramente un problema non di poco conto per il tecnico, che ha di fatto bocciato Burgio preferendo Antonucci in una posizione adattata, praticamente da terzino contro il miglior esterno del campionato. Dopo quaranta minuti di totale sofferenza, poi, l’allenatore ha deciso di porre rimedio spostando Dickmann in quella zona, ma in quel momento la partita era già incanalata sulla strada dei ciociari. Anche i cambi hanno inciso poco, e qui tornano ancora una volta in causa i singoli con i loro errori. Si pensi a Partipilo: il suo ingresso, per l’ennesima volta, è stato evanescente, con il fantasista incapace di incidere e di fatto mai pericoloso. 

Antonucci
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By Raffaele Digirolamo

Dottorando in filosofia presso l'Università degli Studi di Bari. Curo la newsletter per Elezioni Usa 2024 e scrivo per PianetaBari

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