L’appuntamento con la vittoria è ancora una volta rimandato, visto che anche contro la Sampdoria il Bari non è riuscito a portare a casa i tre punti. Anzi, la sfida del San Nicola lascia nell’ambiente tanti interrogativi e conferma la sensazione di una netta involuzione della squadra, che dopo i buoni segnali mostrati contro Venezia e Monza ha compiuto notevoli passi indietro dal punto di vista delle prestazioni, come ammesso anche in conferenza dallo stesso Fabio Caserta.
Nel secondo tempo, poi, il Bari ha quasi rinunciato ad attaccare, e i cambi conservativi hanno confermato la sensazione di una squadra che ha piuttosto scelto di accontentarsi del pari per non rischiare di perderla. Per analizzare tutti questi aspetti torna Il Bari a Scacchi, la rubrica che analizza nel dettaglio tutte le prove dei biancorossi. Clicca qui per leggere la scorsa puntata su Palermo-Bari.

L’analisi di Bari-Sampdoria
Il nuovo approccio in fase difensiva
L’avvio di partita ha messo a nudo tutti i limiti che fin qui stanno rendendo anonima la stagione del Bari. La squadra biancorossa continua a non avere una identità chiara né in fase di possesso né senza il pallone fra i piedi, e anche il cambio di modulo non sembra aver portato grossi passi avanti. L’unico effetto sensibile che si è visto con il passaggio al 3-5-2 è stato sul fronte difensivo, visto che quando la Sampdoria provava ad attaccare i due esterni rientravano sulla linea dei tre centrali formando di fatto una retroguardia a cinque.
Coprirsi di più, però, non è servito ad evitare di passare per l’ennesima volta in svantaggio (gli uomini di Caserta sono andati sotto in tutte le partite della stagione). Nonostante dall’altra parte vi fosse un’altra squadra con pesanti limiti offensivi, i blucerchiati sono riusciti a bucare la retroguardia, sfruttando un mezzo pasticcio collettivo fra i centrali e Cerofolini.

La doppia punta non ha funzionato
Anche con la palla fra i piedi di passi avanti concreti con il nuovo modulo se ne sono visti pochi. Nella fase di costruzione bassa, uno dei tre braccetti tendeva ad allargarsi sulla fascia: nei primi minuti era soprattutto Nikolaou a sinistra, mentre dopo l’uscita di Vicari per Pucino i biancorossi hanno sfruttato maggiormente il lato destro, anche per le caratteristiche più congeniali del giocatore. Tuttavia, questa soluzione ha prodotto ben poco, anche perché l’opzione cercata con maggiore frequenza dal Bari restava il lancio lungo in avanti.
Le due punte, però, non hanno funzionato per gran parte della partita. Moncini si è guadagnato meritatamente la sufficienza per un gol di buona fattura su quella che nei fatti è stata l’unica vera azione di qualità costruita dal Bari, non a caso quando i biancorossi hanno provato a muovere un po’ più le pedine, con Dorval venuto dentro al campo per creare superiorità numerica in modo da attirare la pressione e lasciare più spazio a Verreth, che poi ha realizzato un lancio di pregevole fattura che ha portato al gol.
Ad eccezione di questo, però, in poche altre occasioni le verticalizzazioni per uno spento Gytkjaer e Moncini, che per larga parte della gara hanno giocato molto vicini, hanno di fatto prodotto poco o nulla. Raramente, poi, i due sono stati coinvolti in inizio azione o nei movimenti per venire incontro, cosa che ha privato i galletti di linee di passaggio e soluzioni per giocare.

Le difficoltà in fase di possesso del Bari con la Sampdoria
Nel primo tempo, almeno a tratti, il Bari aveva dato quantomeno la sensazione di essere dentro la partita. L’alternativa alla costruzione diretta era soprattutto quella di cercare le mezzali, in particolare Castrovilli. È stato lui, più di tutti, ad avere un minimo di spazio quando riceveva palla, anche perché la Sampdoria tendeva a non alzare troppo i centrali. Di conseguenza, con i due centrocampisti blucerchiati impegnati a schermare Verreth e Maggiore, quella era l’unica zona di campo in cui la squadra di Caserta riusciva a trovare qualche varco. Con i suoi strappi, l’ex Fiorentina e Lazio portava il pallone in avanti, metteva in difficoltà la retroguardia avversaria dialogando con Dorval e, soprattutto, guadagnava falli preziosi che permettevano di sfruttare i calci piazzati per portare la palla in area.
Nel secondo tempo però tutte queste soluzioni hanno smesso di funzionare. Se nella prima frazione, seppur a sprazzi, si era visto qualcosina, nella ripresa i ritmi e la qualità si sono sensibilmente abbassati. Qualche perplessità la lasciano anche i cambi: Caserta ha esaurito gli slot a più di un quarto d’ora dalla fine avendo a disposizione ancora una sostituzione, per di più lasciando in panchina tanti giocatori di qualità come Rao, Partipilo e Antonucci. Vero, questi due non sono in forma, ma perché rinunciare anche a provarci per la paura di perdere?
